2 - Il ritratto

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Il palazzo non aveva nulla di lugubre come Ray aveva immaginato. Era una residenza sobria arredata con gusto. Nell'ampio salone al piano terra, con il tetto a cupola e un enorme lampadario di cristallo, appeso tra due colonnine d'ebano c'era un enorme ritratto che attirò la sua attenzione.

Ritraeva un uomo in divisa con lo sguardo leggermente accigliato per qualche fastidio o preoccupazione. Nonostante la freddezza con il quale guardava la nuova venuta, lo trovò interessante e bello.

"Il dipinto ritrae il signor Harrington?" Chiese.

La domestica annuì, ma distolse subito lo sguardo, quasi ne avesse paura o timore.

"Le camere sono al piano superiore, la prego di seguirmi signora Harrington" disse mentre percorreva la navata che portava alla scalinata di marmo bianco.

Ray lanciò un'ultima occhiata all'uomo del ritratto. Non era per niente delusa, casomai intrigata da lui.

Per tutto il resto del tempo tempestò la domestica di domande. Volle sapere le sue abitudini e i suoi gusti, in modo da essere pronta a fare la sua conoscenza.

"Il signor Harrington non farà ritorno che a fine settimana" le disse la domestica bruciando sul nascere tutte le sue congetture e fantasie. "Attualmente si trova fuori per lavoro."

Ray cercò di nascondere la sua delusione dietro un sorriso. "Forse non si aspettava arrivassi così presto" disse.

L'altra non rispose. Entrarono nella stanza e subito si affrettò ad aprire le finestre che davano sul parco. La vista era stupenda, si riusciva ad abbracciare tutto il viale, la fontana e i giardini.

Ray restò affacciata ad ammirare la campagna inglese mentre la governante disfaceva i bagagli.

Da qui lo vedrò arrivare, pensò. Chissà se mi farà lo stesso effetto del suo ritratto...

La cagnolina la osservava con curiosità, non l'aveva mai vista con le guance così rosse che pareva avessero preso fuoco

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La cagnolina la osservava con curiosità, non l'aveva mai vista con le guance così rosse che pareva avessero preso fuoco. Intanto annusava ogni cosa cercando odori famigliari.

Infine la domestica si congedò dandole istruzioni per i pasti che si svolgevano rigorosamente nel salone principale. Finalmente sola, Ray sedette sul letto e si lasciò cadere all'indietro esausta per il viaggio.

Il fatto che il signor Harrington non si fosse fatto vivo, non era poi un grosso cruccio per lei. Dopo tutto non lo conosceva, erano due estranei che condividevano la stessa cosa e lo stesso cognome.

Sistemò Zoy in una cesta e si cambiò d'abito. Avrebbe voluto riposare un poco, ma c'erano troppe cose che le affollavano la mente per permetterle di dormire. Lasciare la casa paterna e i paesaggi a lei noti, affrontare un viaggio da sola e diventare moglie senza sapere a cosa andava incontro. C'era di che tenerla sveglia per tutta la notte! Ma era troppo stanca per non cedere al sonno che puntuale arrivò  la sera, spazzando via tutti i dubbi e le paure.

Il giorno successivo c'era il sole, il giardino della villa sembrava scintillare sotto i suoi raggi. Era l'effetto dei bronzi che decoravano le fontane, i muretti, le scalinate. Un palazzo pieno di fregi e fronzoli che non aveva notato la sera del suo arrivo.

Fece colazione da sola nel grande salone e poi uscì. Aveva voglia di respirare l'aria fresca, e voleva conoscere i segreti di quel giardino, perché era certa che ognuno avesse qualche cosa da scoprire, ora labirinti, ora angolini riservati, ora terrazze a strapiombo.

Il rumore di una carrozza che si avvicinava la strappò alla sua ricerca. La carrozza le passò davanti e lei cercò di rubare l'immagine del viaggiatore prima che scendesse. Le parve fosse un uomo, ma con i capelli bianchi e un vestito lugubre.

Si fermò e attese che scendesse. Con qualche difficoltà la figura che aveva appena intravisto, riuscì a scendere gli scalini senza finire per terra. Traballante, insicuro, decisamente vecchio.

Possibile che suo marito fosse così mal ridotto?

Inspirò e si avvicinò a quell'uomo decisa a scoprire la verità.

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