10 - Una festa per Ray

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Nei giorni seguenti Ray non aveva più pensato al discorso fatto con il marito. Si vedevano poco, spesso lui pranzava fuori o cenava fuori orario. Lei cominciava ad accettare il fatto di essere praticamente una vedova bianca.

Del resto, lui non l'aveva mai cercata, la sua stanza era nell'altra ala del palazzo ed era chiaro che non provava attrazione per lei, perché non aveva mai fatto un passo per riconciliarsi o per rendersi meno intransigente nei suoi confronti.

Ray trascorreva molto tempo da sola, le piaceva girovagare per la tenuta e aveva scoperto di non rimpiangere affatto la vita di città. Troppo caotica e sporca, mentre la campagna offriva degli scorci magnifici, in particolare le piaceva costeggiare il fiume, scoprire piante che crescevano sul greto e non appartenevano né all'acqua né alla terra. Trovava in questo qualche similitudine con se stessa.

Per questo motivo, quando Samuel Harrington la chiamò di nuovo nel suo studio, la colse di sorpresa. Stavolta però, evitò di presentarsi in vestaglia. Indossò un abito color pervinca che richiamava il colore dei suoi occhi e sistemò i capelli con un fermaglio di perle.

Per quanto si sforzasse di essere seducente, lo specchio le restituiva un'immagine triste, che non riusciva a nascondere.

Quando entrò nella stanza dopo aver bussato un paio di volte con discrezione, trovò il marito in piedi accanto al caminetto già ravvivato e scoppiettante.

"Non mi avete colto impreparato, stavolta

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"Non mi avete colto impreparato, stavolta. Conoscendo il vostro proverbiale freddo, ho provveduto in anticipo" disse riponendo l'attizzatoio in un angolo.

Ray sorrise. "Questo è il prezzo da pagare per risiedere in un luogo così incantevole".

Lui parve sorpreso dell'apprezzamento. "Dunque la tenuta è di vostro gradimento".

"Adoro Harrington place".

Per un attimo rimasero in silenzio e lei si chiese se non avesse esagerato con l'enfasi.

"Cosa volevate dirmi?" Gli chiese spezzando quel silenzio imbarazzante.

Lui tornò alla scrivania e le mostrò una pila di fogli. "Sono inviti per la vostra festa".

"Il ricevimento di cui mi avevate parlato?"

"Esatto. Ho già fatto stampare dal tipografo un cospicuo numero di pergamene, mancano solo i dettagli di cui volevo discutere con voi".

Ray non si aspettava che avesse organizzato tutto in così poco tempo. Avrebbe rivisto suo padre e i suoi parenti, magari anche qualche amica fidata. Era una buona cosa, una cosa che la rendeva felice.

"Ho intenzione di farvi confezionare nuovi abiti, avete carta bianca su questo, se volete potete andare in città o invitare un sarto. Sono a vostra completa disposizione" disse lui.

"E i vostri affari?"

"Anche questi sono affari". Samuel Harrington si pentì subito di aver pronunciato una simile affermazione, ma ormai era tardi per rimediare. Ray si era rabbuiata di nuovo. Era qualcosa che lo faceva sentire in colpa.

"Mi dispiace, sono sempre troppo diretto".

"Almeno siete sincero, e questa è una cosa apprezzabile. Vi fornirò nomi e indirizzi e naturalmente sarò a vostra disposizione per qualunque altro tipo di necessità" disse Ray senza entusiasmo. " Se non c'è altro, vorrei ritirarmi".

"Certo, non vi trattengo".

Un gioco di sguardi durato fin oltre il necessario fu l'ultimo commiato. 

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