Ray aveva viaggiato tutta la notte e l'alba la colse già sveglia, eccitata per gli ultimi avvenimenti e anche un po' spaventata, perché tutto era accaduto in fretta e ancora non riusciva a credere di avere un anello al dito e di non conoscere neppure l'uomo che aveva sposato.
Il padre le aveva imposto un matrimonio senza il suo consenso e la cerimonia senza sfarzo, era avvenuta per procura. Un contratto siglato tra due persone che avrebbero trascorso il resto della vita insieme, senza avere la più pallida idea dell'aspetto e del carattere del consorte.
Non si aspettava nulla di meglio da un padre che l'aveva sempre ignorata. Dopo la morte della madre, avvenuta subito dopo il parto, lui si era sempre occupato di affari ed era sempre in viaggio o troppo occupato per trascorrere del tempo con lei. Ray era cresciuta con le governanti, ne aveva cambiate troppe per avere il tempo di affezionarsi a qualcuna di loro.
Così, aveva riversato il suo amore verso gli animali, cani, gatti, canarini, non aveva preferenze. Li amava incondizionatamente e loro ricambiavano.
In quel viaggio che la stava portando nella residenza di suo marito, si era portata appresso Zoy, la cagnetta che aveva trovato nel fiume, semi assiderata. Era una bastardina di pochi mesi che aveva paura di tutto e si nascondeva ovunque.
Lei e Zoy avrebbero condiviso quell'avventura, quel salto nel buio a cui il padre l'aveva costretta.
Si sporse fuori dal finestrino della carrozza e respirò a pieni polmoni l'aria del mattino. Faceva freddo, ma dopo una notte chiusa in quel luogo angusto, aveva bisogno di sentire la carezza del vento sulla pelle. I capelli di un bel castano dorato spuntavano dalla cuffietta e le sferzavano il viso. Il primo sole era ancora pallido, poteva guardarlo attraverso le rade nubi senza distogliere gli occhi. Azzurri, come quelli della madre.
Il vetturino rallentò e in lontananza comparve il profilo di un palazzo maestoso con tanto di torre e campanile. Era la sua nuova dimora.
Il cancello del palazzo era aperto, segno che la stavano aspettando. La carrozza entrò e procedette lungo il viale alberato. Ray non poteva fare a meno di ammirare la varietà di piante e alberi che costituivano il bosco che si estendeva ai due lati della strada.
Il signor Harrington doveva essere un uomo molto ricco. Del resto, il padre non le avrebbe mai permesso di sposare qualcuno che non fosse all'altezza delle sue aspettative.
Ray non lo aveva mai incontrato, si erano sposati per procura e neppure lui, dopo tutto, l'aveva mai vista. Il padre le aveva spiegato che era interessato al titolo nobiliare, dunque, si era trattato di una transazione vantaggiosa per entrambi. Probabilmente, il signor Harrington non era affatto interessato al suo aspetto, ma a ciò che gli portava in dote.
Una contessa con albero genealogico di tutto rispetto gli avrebbe aperto molte porte e questo era tutto ciò a cui ambiva.
La carrozza si fermò davanti alla scalinata principale e Ray scese tenendosi stretta al petto la sua cagnetta mentre il vetturino si occupava dei bagagli.
Un ragazzino sbucò da un cespuglio e si fermò ad osservarla. Era un bambino di circa otto anni, con lunghi boccoli e occhi castani grandi e dolci.
"Ciao ometto" le disse Ray. "Vivi qui?"
Una domestica si affrettò a portarlo via, mentre un'altra si apprestava ad accogliere la nuova arrivata.
"La contessina Bradbury, immagino" disse con un inchino. Poi si corresse: "Perdonatemi, siete la signora Harrington, ora. Io sono Muriel Fitz, la vostra cameriera personale."
Ray annuì e si guardò intorno. Non c'era traccia del suo sposo. Le parve una cosa strana ma allo stesso tempo rassicurante. Non si sentiva pronta ad incontrarlo, aveva bisogno di riposare e di ambientarsi prima di fare la sua conoscenza.
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Matrimonio di convenienza ***ROMANCE***
RomanceLondra, fine 800. Ray viene data in sposa a Samuel Harrington, un uomo che non ha mai conosciuto. Si tratta di una transazione di affari che il padre ha concluso per trarne vantaggio. Così, Ray parte alla volta di Harrington Place, dove l'aspetta un...