9 -Chiarimenti

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La governante le annunciò la lieta novella mentre era ancora a letto.

"Il signor Harrington vi attende nel suo studio".

A dire il vero a Ray non sembrò affatto una buona notizia, dopo l'incontro della sera precedente.

"Temo che dovrà attendere" rispose sprofondando ancora di più nel morbido letto. Non aveva nessuna intenzione di obbedire come un soldato. Se il marito voleva vederla, doveva attendere i suoi comodi.

Fece colazione in camera prendendosi tutto il tempo del mondo e decise di scendere in vestaglia. Cosa assolutamente non consona, ma il suo carattere ribelle ogni tanto la induceva a fare cose di cui poi si pentiva spesso e volentieri.

Il marito, nel vederla in la tenuta da notte, restò di stucco e non riuscì a spiccicare parola.

La vestaglia era abbastanza castigata, di un colore beige con candide rose che scendevano lungo la gonna. I capelli sciolti e morbidi facevano assomigliare Ray a una bambola con i boccoli. Tuttavia, la sua espressione non era altrettanto accomodante.

Samuel Harrington era un uomo di affari, ma era abbastanza sensibile quando si trovava davanti a una bella donna e non riuscì a mascherare la sorpresa e il suo apprezzamento.

"Non avete avuto il tempo di rendervi presentabile?" Le disse alla fine ostentando indifferenza.

"Non mi sembrava necessario, non credo siano necessarie particolari formalità tra marito e moglie".

"Touchè" disse lui abbozzando un sorriso.

"Non volevo mancarvi di rispetto, comunque, come vedete sono qui per ascoltarvi."

"E io non vi farò attendere, dal momento che non avete ancora terminato la vostra toeletta".

"Intendo farlo quando lo riterrò più opportuno" puntualizzò Ray.

Il signor Harrington sospirò. "Mi rendo conto che sono partito con il piede sbagliato nei vostri confronti".

"A dire il vero non c'è stata alcuna partenza. Siamo praticamente ancora ai nastri."

"Vi intendete di corse di cavalli?"

"Non esattamente. Ma non indugiate oltre, comincio a sentire freddo".

Ray si strinse nella vestaglia e il marito si affrettò a ravvivare il fuoco del caminetto, una premura che non passò inosservata.

"In realtà volevo proporvi una tregua" disse il marito mentre gettava nuovi ciocchi tra le fiamme.

"Che tipo di tregua?"

"Una festa per celebrare il nostro matrimonio. Naturalmente inviteremmo anche vostro padre e i vostri parenti, insomma tutte le persone che contano e i vostri amici più cari".

"Capisco" disse Ray.

"Non vi piacciono le feste?"

"Oh, le adoro. Mi piacciono meno quando io sono il trofeo da esibire. Ma capisco perfettamente le vostre ragioni. Dovete pur ricavare qualche vantaggio da un matrimonio combinato. Non so cosa avete promesso a mio padre, ma credo che entrambi abbiate avuto il proprio tornaconto. E io sono la merce di scambio. Cosa potrei pretendere se non farvi fare bella figura durante una festa in cui tutti saranno felici di abbuffarsi e ubriacarsi e magari fare l'ennesima conquista galante? Sono vostra moglie e naturalmente sarò al vostro fianco, ma sappiate che non avete sposato un giocattolo. Sono dotata di parola e di intelletto e vi dirò sempre cosa penso e cosa provo, che vi piaccia o no!".

"Accidenti, siete una specie di uragano quando volete dire la vostra".

"Oh, ancora non sapete quanto. Mi posso congedare?"

"Vorreste darmi la mano prima di andare via?" disse lui cogliendola di sorpresa.

Ray fece qualche passo e gli allungò il braccio

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Ray fece qualche passo e gli allungò il braccio.

Lui le prese la mano e la strinse guardandola negli occhi. "Vi ammiro, credetemi e non lo dico spesso".

La mano di lui era calda, la stringeva quel tanto che bastava per non permetterle di divincolarsi e fuggire.

"Vi ringrazio" disse Ray, poi sgusciò via sotto lo sguardo del marito.

Se lo sentì addosso per il resto del giorno.

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