20 - Mary ed Antony

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Alla fine, Mary aveva deciso di incontrare Antony in un parco pubblico. Le era sembrata la migliore delle ipotesi, visto che non si conoscevano neppure. Gli aveva fatto recapitare un messaggio con luogo e ora dell'appuntamento.

Solo che lei si era presentata con largo anticipo e lo aveva già perlustrato infinite volte. Era un piccolo parco con un viale alberato, un laghetto e una pista di pattinaggio che in inverno era chiusa.

Si era vestita con un abito sobrio nei toni del marrone e una mantellina chiara le copriva il capo e le spalle. A quell'ora del mattino il parco non era molto frequentato, anche perché faceva ancora freddo. Mary aveva i piedi intirizziti e anche per questo motivo non stava ferma un attimo.

Quando Antony arrivò, tutte le paure e le angosce che provava, svanirono. Quel ragazzo così esile, con lo sguardo terribilmente triste, la emozionava. Non sapeva neppure spiegarsi perché, ma era attratta da lui e non era una cosa che le succedeva spesso. Segno che Ray aveva visto giusto.

Lui la riconobbe subito, perché si erano già visti alla festa e la raggiunse con il suo passo deciso ed elegante, l'abbigliamento da perfetto dandy.

Lei gli porse la mano, lui la prese e si inchinò. "Lieto di fare la vostra conoscenza Miss Stanford" disse con la voce bassa, vagamente roca.

"Vi ringrazio moltissimo per aver accettato di incontrarmi, dovete sapere che sono molto in pena per la mia amica".

"Venite, passeggiamo dove possono vederci, per la vostra reputazione Miss Stanford".

Mary apprezzò quelle premure, Antony aveva il dono di sorprenderla. In positivo.

Camminarono uno di fianco all'altra lungo il viale, sotto gli alberi spogli facendo crocchiare le foglie. Mary gli raccontò che Ray aveva l'obbligo di non lasciare la sua casa e aveva urgente bisogno di parlare con il marito per confutare le accuse che gli erano state mosse. Antony, dal canto suo le disse che riponeva la massima fiducia nel suo amico ed era certo che le cose si sarebbero chiarite.

Nel frattempo, erano giunti al lago dove alcuni cigni scivolavano sull'acqua in fila indiana.

"Peccato non avere con me tela e pennelli" si lasciò scappare Antony.

"Dunque siete un artista!" replicò Mary.

"Mi piace riportare su tela quello che vedo e caricarlo con le mie emozioni. E voi, qual è il vostro hobby?"

"Mi piace suonare il pianoforte. Acquisto vecchi spartiti e poi li aggiorno, tutto sommato anche io aggiungo le mie emozioni".

Si guardarono riconoscendosi. Erano due anime pure, semplici, emotive.

"Tra una settimana darò una festa per il mio compleanno" disse Mary

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"Tra una settimana darò una festa per il mio compleanno" disse Mary. "Compio ventidue anni. Potrebbe essere una buona occasione per combinare un incontro tra Ray e Samuel. Che ne pensate?"

"Mi sembra un'ottima idea".

Fecero qualche passo verso il pontile. L'aria iniziava a riscaldarsi, alcune famiglie si erano unite a loro decise a raggiungere il tempietto dall'altra parte del ponte.

"Naturalmente siete invitato anche voi" disse Mary tutto d'un fiato.

Lui si fermò e la guardò serio, con un'espressione dolente. Ogni tanto il passato tornava a tormentarlo. Poi si scosse e abbozzò un sorriso, che scacciò l'amarezza.

"Verrò molto volentieri".

La magia che si eracreata tra loro era labile. Bastava una parola a dissiparla. Stare con Antonyera come camminare su una fune. Emozionante, certo, ma c'era il rischio dicadere da un momento all'altro. 

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