4 - SONO UNA STAR, NON UNA PRIGIONIERA

9 1 0
                                    

"La vita non è molto diversa da un brano musicale. Noi decidiamo con quali note e quali pause riempire il tempo. Decidendone gli accenti."
- Lord P. Lo Sconosciuto

Mia

Dan era stato molto insistente. Non avevo avuto molta scelta, mi ero infilata un paio di jeans e una felpa e lo avevo raggiunto in studio. Quando arrivai, lo trovai poggiato, con i gomiti, al parapetto in vetro, che decorava il balcone, all'esterno del suo ufficio. Lo raggiunsi e gli sfilai, dalle dita, la sigaretta che stava per portarsi alle labbra.
<<Sai che non dovresti fumare?>> con la coda dell'occhio, notai che mi stava fissando <<Sai che dovresti farti i cazzi tuoi?>> non ero solita parlare molto, preferivo agire.
<<Ti starai chiedendo perché sei qui>> iniziò <<Perspicace>> sbuffai del fumo osservando la città di fronte a me.
<<Dopo l'aggressione, penso sia arrivato il momento di assumere qualcuno>>.
Spensi ma sigaretta all'interno del posacenere, posto nell'angolo del balcone.
<<Angel...>>
<<Non voglio rotture di palle intorno>> mi voltai verso Dan che, ora, mi stava fissando a braccia conserte.
<<Ti serve>>
<<No che non mi serve>> rientrai nel suo ufficio e lo sentì seguirmi.
<<Angel, ragiona. I ragazzi della security degli stadi, non sono in grado di proteggerti a dovere e...>> lo interruppi <<È stato proprio uno di loro a salvarmi la vita da quel maniaco!>> ero furibonda. Non volevo che qualcuno si occupasse della mia sicurezza, non volevo sentirmi oppressa dalla presenza di un estraneo. Dan mi guardò sconfitto, ero così concentrata sulla sua figura che non mi ero resa conto che la porta del suo ufficio si fosse aperta e che, in quella stanza, fossimo in tre.
<<Di cosa volevi parlarmi Dan?>> una voce roca e profonda risuonò nella stanza. Mi voltai per osservare l'uomo che stava parlando con Dan. Lo squadrai per bene, era alto, molto alto, probabilmente sfiorava il metro e novanta. Le labbra carnose, gli occhi erano un mix di verdi e marroni che, mescolati insieme, creavano una sfumatura perfetta, le spalle erano larghe e dalla maglia aderente che indossava, si potevano intravedere i muscoli.
<<Scusa, non sapevo fossi impegnato>> il ragazzo fece per andarsene, ma lo fermai <<Chi sei?>> si voltò verso di me, mi osservò da testa a piedi, sembrava mi stesse facendo una radiografia e quando il suo sguardo si soffermò sulle mie labbra, lui passò la lingua sulla sua.
<<Jonathan>>.
<<Angel>>.
<<So chi è lei signorina>> alzai un sopracciglio <<Ah si?>>.
<<Lavoro con le persone come lei da anni ormai. Non è la prima volta che la vedo>> mise le mani nelle tasche dei pantaloni <<Vorrei solo sapere, perché mi trovo qui?>> continuò spostando lo sguardo su Dan e li capì. Dan voleva che venissi qui per incontrare questo tipo, non voleva propormi di assumere qualcuno, aveva già deciso.
<<Dovrai lavorare per me>> sputai fuori.
Il suo sguardo glaciale si posò su di me e improvvisamente scoppiò a ridere.
<<Mai>>.
Non mi scomposi quando lo vidi voltarsi e uscire dall'ufficio di Dan senza salutare.

—————————————————————————

—————————————————————————

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Behind youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora