"Le farfalle sono il ricordo che la bellezza più fragile può portare con sé la forza di una trasformazione infinita."
- Rae Hart
Jonathan
La hall dell'hotel era un luogo sospeso nel tempo, dove tutto sembrava scorrere con una calma ingannevole. Il marmo lucido del pavimento rifletteva le luci calde dei lampadari, e il lieve mormorio delle conversazioni si mescolava al suono discreto dei passi. Ma nella mia mente, il caos ribolliva sotto la superficie, incontrollabile.
Ero in piedi vicino all'ingresso principale, il mio sguardo fisso sulle porte girevoli. Non potevo fare a meno di pensare a Mia. Ogni volta che cercavo di allontanare il pensiero, qualcosa – una sensazione, una parola non detta – mi riportava a lei. Non avevo dormito. Avevo piantonato la porta per tutta la notte. La sua voce, così determinata e vulnerabile al tempo stesso, continuava a risuonare nella mia testa. Sentii il mio telefono vibrare nella tasca. Lo presi, ma non c'era nulla che potesse distrarmi veramente. Notifiche insignificanti, messaggi che non contavano. Tornai a fissare la hall. Mia era lassù con sua nonna. Sapevo che c'era tensione tra loro. Mia cercava di essere forte, di non dipendere da nessuno, ma quello che non capiva è che a volte essere forte significava sapere quando chiedere aiuto. Il problema era che non ero sicuro che potesse contare su di me nel modo in cui avrebbe voluto. Mi avvicinai alla reception, come se avessi bisogno di avere un punto d'appoggio fisico. Il marmo era freddo sotto i polpastrelli.
<<Mister Anderson?>> la voce dell'addetto mi sorprese <<Tutto a posto?>> sembrava scrutare la mia espressione per cercare qualche indizio. Dovevo apparire agitato, anche se stavo facendo del mio meglio per mascherarlo.
<<Va tutto bene, grazie>> dissi, senza però crederci veramente. Il problema era questo: nulla andava bene. In camera di Mia, avevo lasciato un microfono, lo avevo nascosto. Non volevo spiarla, ma sapevo che non mi avrebbe mai detto la verità se fosse successo qualcosa. Avevo sentito cosa aveva detto la nonna di Mia. Io e lei, ci conoscevamo e forse, lei aveva capito chi fossi. Mia non aveva idea di quanto fosse pericoloso suo padre. Sapeva che era un uomo violento, certo. Ma io... io sapevo di più. Sapevo cose che avrebbero potuto frantumarla. E dovevo decidere se proteggerla da quelle informazioni o metterla di fronte alla cruda verità. Se lo avessi fatto, avrebbe potuto non fidarsi più di me. Eppure, se non lo facevo, rischiavo di lasciarla sola a fronteggiare qualcosa di molto più grande di lei. La porta principale si aprì con un leggero sibilo e un uomo entrò nella hall. Il mio istinto si risvegliò immediatamente. Era vestito bene, troppo bene per passare inosservato, ma non era il suo abbigliamento a destare sospetto. Erano i suoi occhi. Freddi, calcolatori. Gli stessi occhi che avevo visto tante volte sul volto di uomini pericolosi. L'uomo non mi notò, o forse sì, ma non fece nulla per dimostrarlo. Infilò una mano nella tasca della giacca e si diresse verso l'ascensore. Non ci volle molto perché capissi cosa stava per succedere. Mia. Lui era lì per lei.
Un'ondata di adrenalina mi colpì, tagliente come un coltello. Non potevo perdere altro tempo. Mi avvicinai velocemente, senza correre per non attirare attenzione. Dovevo fermarlo, o almeno capire cosa diavolo stava succedendo. Non potevo permettere che lui – o chiunque fosse – la raggiungesse prima di me, ma l'ascensore si chiuse con un suono metallico prima che potessi fare qualcosa. Mi fermai, il respiro irregolare. Dovevo salire. Subito.
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Behind you
RomanceMia, in arte Angel, è una cantante di fama mondiale. La sua vita è sempre stata il riflesso della perfezione, tutto quello che ogni ragazza sognerebbe, eppure, per Mia non è così. La bolla in cui è cresciuta, ha fatto si che diventasse l'antagonista...