"Se mi chiedessero, cosa mi manca di più al mondo, risponderei: me stessa."
- Rae HartMia
<<È qui!>> furono quelle le parole che pronuncia, quando entrai nell'ufficio di Dan, senza bussare. Non potevo immaginare che mi sarei ritrovata davanti ad un porno live. Dan era immerso, con la faccia, tra le gambe di una donna, seduta sulla sua scrivania. Appena entrai, entrambi si spaventarono. Dan era sbattuto con la testa, al bordo della scrivania. Era così goffo, non capivo cosa ci trovassero di attraente le ragazze. La ragazza, scese dalla scrivania, mettendo in bella vista il culo. Si abbassò il vestito e si voltò verso di me, trucidandomi con lo sguardo.
<<Potresti almeno bussare?>> mi poggiai allo stipite della porta, incrocia le braccia e le mostrai un sorriso sghembo. Mi trattenni dal riderle in faccia. Avevo ancora le gote rosse, i capelli arruffati e il rossetto sbavato.
<<Vai via>>.
Mi fissò altezzosa.
<<Vai>> mi avvicinai a lei <<Via!>> era più alta di me, ma la cosa non m'intimoriva per niente.
<<Dio mi uscirà il bozzo!>> Dan era ancora steso per terra, si teneva la testa con le mani. La ragazza si precipitò su di lui.
Ma ti levi?
Mi avvicinai alla sua figura, nuovamente, l'afferrai per il braccio e lo strattonai fino all'uscio della porta.
<<Addio splendore!>> le chiusi la porta in faccia e mi voltai verso Dan.
<<Ti vuoi alzare? Sei ridicolo!>> sbuffai andando a sedermi nella sedia, di fronte alla sua scrivania.
<<Oltre al danno anche la beffa. Fai sul
serio?>> si alzò sbuffando. Faceva davvero ridere. Si andò a sedere e congiunse la mani sul piano.
<<Cos'è successo?>>
<<È qui. È a New York. Mi ha trovata.>> parlai a raffica.
<<Vai piano Angel. Chi è che ti ha trovata?>>
Certo che potevo trovarmene uno più intelligente.
<<Quel figlio di puttana>> sbottai. Dan inclinò il capo di lato. Seriamente ancora non aveva capito?
<<Dan, porca troia, ti vuoi svegliare? L'attentatore!>> mi alzai di scatto dalla sedia sbattendo le mani sulla scrivania. Dan, sussultò.
<<Cosa? Dove? Com'è successo? Oddio ti ha fatto del male? Hai chiamato il 911? Lo ammazzo, giuro che lo ammazzo!>> si alzò anche lui, mi venne incontro, controllando ogni parte del mio corpo con lo sguardo. Dan era molto protettivo nei miei confronti e, per quanto fosse dolce, a me dava fastidio. Non sopportavo chi faceva finta di preoccuparsi per me.
<<Calmati>> alzai gli occhi al cielo.
<<No che non mi calmo. Ti rendi conto di quello che sta succedendo? Un uomo, vuole farti del male e non sappiamo ne chi sia ne cosa voglia da te>> esplose. Lo guardai dura.
<<E a te che cazzo te ne fotte? Tanto è me che vuole>>
<<Stai scherzando vero?>> stufa di quella conversazione, gli voltai le spalle e feci per andarmene.
<<Perché sei corsa a dirmelo?>>Feci finta di non averlo sentito e me ne andai. Tornai a casa a piedi, l'autista di Dan, si era proposto per accompagnarmi, ma io non ne avevo voluto che sapere. Sapevo essere un osso duro, quando volevo. Il tragitto verso casa fu tranquillo, ma mi guardavo spesso intorno. Non mi sentivo affatto tranquilla. Entrai in casa, tolsi le scarpe e le infilai nello sterilizzatore, situato sotto la scarpiera dell'ingresso. IIndossai un paio di ciabatte, rigorosamente bianche, e andai in soggiorno. Mi stravaccai sul divano e scorsi fra le varie serie tv che stavo guardando, ontemporaneamente, in quel periodo. Netflix, era un amico fidato. Alla fine, scelsi di continuare la terza stagione di Emily in Paris.
*
Il mattino seguente, ero intenta con gli ultimi dettagli della partenza.
<<Mi raccomando signorina, stia attenta>> Eleonoire, mi stringeva le mani nelle sue. Era una delle poche persone che non consideravo false; era una donna con figli e nipoti, sprizzava amore da tutti i pori. Lei, prima che mia governante, era stata la governante della mia vecchia casa, a Los Angeles. Mi aveva vista crescere, in realtà, mi aveva cresciuta lei. Era stata una madre a differenza della mia vera madre. Sarah Perez. Una donna tutta d'un pezzo, brillante, affascinante, talentuosa. Certo, questo era il parere dei tabloid, ma non sapevano che mostro fosse in realtà. Mia madre, era un'attrice che aveva avuto il suo successo negli anni 90, con un piccolo ruolo in una soap opera Argentina. Mi aveva anche obbligata a vederla. La mia opinone a tal proposito? Avrei preferito cavarmi gli occhi.
<<Certo. El, torna dai tuoi figli, mentre sono via>> non era necessario che stesse in casa quando non c'ero. Sapevo che, in ogni caso, al mio ritorno, avrei trovato ogni cosa al suo posto. Si alzò in punta di piedi e mi lasciò un bacio sulla guancia, mi sorrise e tornò in cucina. Sentì un tonfo provenire proprio da lì.
<<Frank! Sei uno strampalato rincoglionito. Ora pulisci tutto!>> Urlò El. Ridacchiai, quei due erano come cane e gatto.
Mi voltai verso la porta d'ingresso, da dove sbucò il mio autista, Ensor.
<<Buongiorno singorina>> gli feci un cenno con il capo. Indossavo un paio di occhiali da sola, così da nascondere i miei occhi stanchi. Non avevo chiuso occhio per tutta la notte. Prese le mie valigie e le infilò nel bagagliaio della macchina. Mi aprì la portiera ed entrai nei sedili di dietro. Entrò in auto e mise in moto. Il tragitto fu breve, ma continuai a pensare agli eventi del giorno prima. Ero stata dura con Dan, gli avevo rovinato, anche, una possibile scopata. Dan pretendeva che io lo trattassi diversamente, non solo perché fosse il mio manager, ma perché diceva di volermi bene. Certo, anche lui diceva di volermi bene, eppure...
Non sapevo, con precisione, perché fossi scappata da lui, ma quella sua scenata mi aveva fatto saltare i nervi. Odiavo chi fingeva di preoccuparsi per me. Odiavo la falsità e io ero cresciuto tra le menzogne.
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Behind you
RomanceMia, in arte Angel, è una cantante di fama mondiale. La sua vita è sempre stata il riflesso della perfezione, tutto quello che ogni ragazza sognerebbe, eppure, per Mia non è così. La bolla in cui è cresciuta, ha fatto si che diventasse l'antagonista...