32 - JONATHAN

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"L'amore non si trova nelle parole, ma nei silenzi condivisi, nei gesti invisibili e nel modo in cui due anime si riconoscono anche al buio."
-Rae Hart

Non appena Vanessa inizia a parlare, posso sentire la tensione crescere nell'aria. Mia si è seduta con le spalle rigide, cercando di apparire composta, ma so cosa sta provando. Le sue mani, nascoste sotto il tavolo, tremano leggermente. La conosco abbastanza per leggere quei segni invisibili. Respiro a fondo, cercando di mantenere il mio posto nell'angolo, pronto, ma silenzioso. Vanessa inizia con domande banali. <<Angel, sei una delle popstar più amate al mondo. Come riesci a gestire la pressione?>> il tono è dolce, quasi amichevole, ma è un trucco. È solo un preludio al vero motivo per cui siamo qui.
Mia risponde con professionalità, la sua voce è calma.
<<Ho sempre cercato di rimanere concentrata su ciò che conta davvero, la mia musica e i miei fan. Loro mi hanno dato tutto, e io cerco di restituire loro il massimo>> lo vedo nei suoi occhi. Questo non è il tipo di domanda che la preoccupa. Sta aspettando il colpo, come me. Vanessa sorride. <<È ammirevole, davvero. Il legame che hai costruito con loro è speciale, ma... ci sono stati momenti difficili, vero? Come quel terribile incidente durante il tuo tour>>. Eccola. La domanda che non avremmo voluto sentire. Sento Mia irrigidirsi. La sua espressione cambia impercettibilmente, ma lo noto.
<<È stato un momento molto difficile per me>> risponde con voce più tesa, ma ancora controllata <<Ma sono grata di essere qui oggi>>.
Vanessa annuisce, con quel suo sorriso che mi dà la nausea.
<<Naturalmente, deve essere stato spaventoso, ma sai, molte persone si chiedono cosa sia davvero successo quel giorno. Hai mai pensato che l'attentato potesse essere collegato a qualcosa... del tuo passato?>> Mia la guarda, per un secondo incapace di rispondere. Il suo respiro si ferma, e in quel momento so che siamo sull'orlo del precipizio. Il mio corpo si tende. Non posso intervenire, non ancora, ma sono pronto. Devo esserlo.
<<Non so di cosa tu stia parlando>> risponde Mia, la sua voce adesso è fredda, distante.
<<Oh, sai bene di cosa parlo>> continua Vanessa, come se fosse un'amica che cerca di farle ricordare un vecchio aneddoto.
<<Ci sono voci, Angel. Voci sul fatto che tu non sia stata del tutto... onesta con il pubblico. Forse l'attentato non è stato un caso? Forse è legato a... decisioni che hai preso prima di diventare la star che sei oggi?>> mi blocco, stringendo i pugni. Sta cercando di scavare troppo in profondità. Mia la fissa, la mascella tesa. Lo vedo nei suoi occhi: è arrivata al limite.
<<Basta>> dice Mia, la sua voce è un sibilo <<L'intervista è finita>> Vanessa sorride come se se lo aspettasse. Non dice nulla mentre Mia si alza di scatto. In un attimo, la vedo dirigersi verso l'uscita dello studio, senza guardarsi indietro. Non aspetta nessuno. Scatta, con passi veloci, quasi incerti. Mi muovo immediatamente, seguendola. Le telecamere sono ancora accese, ma non importa. Nessuno conta tranne lei in questo momento.
<<Angel!>> la chiamo, cercando di mantenere la voce ferma, ma lei non si ferma.
<<Mia, fermati>>.
<<Come cazzo sai il mio nome?>> si volta di scatto verso di me. Bene, ora che cazzo le dico? So già che non mi ha riconosciuto. Dopotutto, sono passati così tanti anni. Eppure, avevo mantenuto la nostra promessa: ovunque fosse, l'avrei trovata.
<<Allora?>> m'incalza.
<<Devi calmarti>> sbuffo evitando la domanda, la afferro delicatamente per le spalle.
<<Jonathan, lasciami andare!>> La sua voce è spezzata, quasi implorante, ma non la lascio. Non posso. La sua agitazione mi colpisce come un pugno. Ha lo stesso sguardo di qualche anno fa e questo mi terrorizza.
<<Angel, ascoltami>>dico, la voce più calma di quanto mi senta <<Non così. Non scappare così>>.
<<Non capisci!>> grida, cercando di liberarsi dalla mia presa.
<<Non posso farlo. Non posso affrontare tutto questo. Lei... Vanessa... mi distruggerà. Ha già iniziato!>>
Rimango in silenzio per un attimo, cercando le parole giuste.
<<Non devi farlo da sola>> mi guarda, il viso segnato dalla rabbia e dalla paura.
<<E chi dovrebbe aiutarmi, Jonathan? Tu? Non puoi proteggermi da questo>> sento il peso di ogni parola, ma non mollo.
<<Forse no, ma posso stare con te, affrontarlo insieme a te. Non devi combattere da sola>> si ferma, il respiro ancora pesante, gli occhi che cercano i miei come se stesse cercando una risposta che non riesce a trovare. Poi, di punto in bianco, scoppia a ridere. Scuote la testa, come se non volesse credermi. La mia presa si allenta appena, abbastanza da permetterle di scegliere se restare o andare. Abbassa lo sguardo per un momento, e poi, con un respiro profondo, si passa una mano tra i capelli.
<<Jonathan...>>
<<Non permetterle di vincere>> mi avvicino, cercando di farle capire che, qualunque cosa succeda, io ci sarò.
<<Grazie>> sussurra, appena udibile.
<<È il mio lavoro>> dico, anche se so che è molto di più.

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