31 - POTRESTI DARTI FUOCO? GRAZIE.

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"Le cicatrici non sono segni di debolezza, ma mappa del coraggio di chi ha attraversato il dolore e ha scelto di continuare a vivere."
-Rae Hart


Mia

Cerco di ricordarmi perché ho accettato. Perché sto per mettere la mia vita nelle mani di Vanessa Grey. Quel nome mi dà ancora i brividi. Non è solo una giornalista, è una manipolatrice, capace di contorcere ogni parola, di scavare nei segreti più profondi. E io ne ho molti. Mi alzo dal letto, i piedi nudi che toccano il pavimento freddo. Attraverso la stanza quasi meccanicamente, accendo la luce del bagno e mi guardo nello specchio. Il riflesso che mi restituisce non mi appartiene del tutto. Gli occhi sono quelli di sempre, ma sembrano più pesanti, stanchi. La mia pelle ha un pallore che non avevo notato prima. Mi sciacquo il viso, cercando di scrollarmi di dosso quella sensazione di vulnerabilità, ma non ci riesco. Non stamattina. Ho provato a costruire un'armatura attorno a me, ma oggi mi sento più nuda che mai. Mentre mi vesto, ripenso a tutto ciò che ho perso e a tutto ciò che ho combattuto per tenere a galla. Il passato non smette mai di bussare alla mia porta. Vanessa lo sa, e lo userà contro di me, ne sono certa. Come posso prepararmi a qualcosa del genere? Come posso proteggermi quando il mondo sembra pronto a sbranarmi? Il telefono vibra di nuovo. È un messaggio di Dan.

Ci vediamo tra un'ora.

Lo guardo per un momento, poi lo spengo. Ho bisogno di un momento per respirare, per cercare di trovare un minimo di equilibrio prima che tutto cominci, ma non sono sicura che lo troverò. Non oggi. Mentre esco di casa, la strada è stranamente silenziosa. Il mondo sembra sospeso, in attesa di qualcosa. Il vento è freddo sulla mia pelle, e mi stringo nel cappotto. La città, solitamente caotica, sembra trattenere il fiato con me. Penso di nuovo a Jonathan. Non riesco a togliermelo dalla testa. C'è qualcosa in lui che mi ricorda troppo...
Scuoto il capo che cacciare via quei pensieri.
No, non è lui! Non può esserlo!
La sua presenza è diventata una costante, ma quella costante mi mette a disagio. Cosa sta nascondendo? E perché ho la sensazione che possa farmi del male, anche senza volerlo? Arrivo al punto d'incontro con Dan, e lui è già lì, con la sua solita espressione seria ma incoraggiante. Mi sorride debolmente quando mi vede arrivare, ma io non riesco a ricambiare. Sento il gelo nei miei muscoli, nei miei pensieri.
<<Pronta?>> mi chiede, anche se la risposta la sa già.
<<Non ho scelta>> rispondo, con una voce che non mi appartiene più. Dan mi guarda per un attimo, come se volesse dire qualcosa di più, ma poi decide di lasciar perdere. In fondo, sa che nessuna parola potrebbe davvero prepararmi per ciò che sta per accadere. Una figura, alle sue spalle, attira la mia attenzione. Jonathan. Mi guarda di sottecchi. Mi studia. Si avvicina a noi.
<<La macchina, ci sta aspettando fuori>> annuisco e percorro tutta la hall.

*

Quando entriamo nello studio, l'aria è pesante, quasi soffocante. Le luci sono troppo intense, i volti dietro le telecamere troppo seri. Il rumore delle apparecchiature sembra amplificato, ogni suono mi colpisce come un colpo. E poi la vedo. Vanessa è lì, seduta al centro della stanza. Ha l'aria tranquilla, sicura di sé. Il suo sorriso falso mi accoglie, ma io non lo ricambio.
<<Angel>> inclina leggermente la testa, come se fossimo vecchie amiche. La sua voce è morbida, dolce, ma so cosa nasconde sotto quel tono amichevole. Ogni fibra del mio corpo vuole andarsene, fuggire da quel posto, ma resto lì, immobile. Perché so che questo è un momento cruciale. Devo resistere. Devo essere più forte di lei, più forte del mio passato. Prendo un respiro profondo e mi siedo di fronte a lei, con le mani che tremano appena, nascoste sotto il tavolo. Non posso mostrare debolezza. Non oggi. Non di fronte a lei.
<<Cominciamo?>> chiede Vanessa, con un sorriso che sembra una lama. Annuisco, anche se ogni parte di me vorrebbe urlare di no.

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