16 - BETTER OFF

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"La vita è come un fiume: a volte calma, a volte impetuosa, ma sempre in movimento verso l'ignoto."
- Rae Hart

Mia

Le prove del concerto erano fissate per il pomeriggio e il nervosismo si faceva sentire come un tamburo nel mio petto. Il palcoscenico era illuminato da luci fredde e bianche che riflettevano i miei pensieri confusi. Jonathan e il team di sicurezza erano già all'opera, istruendo il personale su come gestire la folla e garantire che tutto fosse perfetto. Non potevo ignorare il suo modo di comandare, sicuro e deciso, ma dentro di me cresceva una frustrazione crescente. Non ero solo una cantante, ero un'artista che desiderava esprimere se stessa senza vincoli. Mentre mi preparavo, scivolai in un angolo, cercando di isolarmi dal brusio incessante. Le voci degli addetti ai lavori si mescolavano con i rumori degli strumenti, rendendo difficile la mia concentrazione. Volevo sentire la musica dentro di me, ma il pensiero di Jonathan che controllava ogni mossa mi distraeva.
<<Angel, dove sei?>> la voce di Dan interruppe i miei pensieri. Lo guardai avvicinarsi, il suo volto teso e preoccupato.
<<Non dimenticare di scaldare la voce>> annuii, ma le sue parole suonarono più come un ordine che un consiglio. La pressione di dover rendere tutti felici, di dover dimostrare che il mio talento era autentico, mi schiacciava. Dovetti forzarmi a respirare profondamente, cercando di trovare un equilibrio tra il dovere e la mia voglia di libertà. Jonathan si avvicinò, il suo sguardo penetrante che sembrava scrutare dentro di me.
<<Rimani concentrata. Ci sono ancora molte cose da controllare prima dello show>>.
<<Ho bisogno di un momento, Jonathan>> la mia voce fu più forte di quanto intendessi, quasi un grido. Sapevo che mi stava proteggendo, ma il suo controllo era opprimente, un'ombra che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Mi allontanai da lui, cercando di trovare un angolo tranquillo dove riflettere. Fissai il palcoscenico, immaginando la folla che mi applaudiva, i loro volti illuminati da emozioni vere. Volevo sentire quella connessione.
Con determinazione, mi rialzai, preparandomi a dare il massimo, per me e per il pubblico che non vedevo l'ora di incontrare. Avrei trasformato il mio nervosismo in energia, l'ansia in potenza.

*

Il profumo di fiori freschi si mescolava all'aria carica di adrenalina del camerino. Il suono del mio telefono interruppe i miei pensieri. Era un messaggio di mia nonna.

Ricorda di essere te stessa stasera.

Sorrisi, rispondendo con un veloce tocco.

Andrà tutto bene, nonna.

Non passò molto prima che il telefono squillasse. Risposi subito, la sua voce calda e familiare mi avvolse.
<<Mia, pensi di potermi prendere per il culo?>>

<<Ciao anche a te nonna>> ridacchiai. Ci fu qualche attimo di silenzio, sospirò.
<<Ricordi quando eravamo al tuo primo spettacolo? Eri così spaventata, ma sei salita sul palco e hai brillato! Ogni nota che canti è un pezzo di te. Non lasciare che nessuno ti faccia dimenticare chi sei>> le sue parole erano come un balsamo per la mia anima. Mentre parlavamo, iniziavo a sentire il peso della mia ansia sollevarsi, come se il suo amore mi proteggesse dalle incertezze.
<<Lo so, ma a volte mi sento bloccata. E ora c'è anche questo Jonathan che crede di potermi mettere un guinzaglio e...>> m'interruppe.
<<È carino?>>
<<Ma cosa vuoi che mi freghi. È un rompi palle. Non lo sopporto>> sbuffai. La sentì ridere.
<<Dicevo anch'io così di tuo nonno>>.
<<Nonna, stiamo parlando della mia guardia del corpo!>> a volte era troppo concentrata nel trovarmi un ragazzo. Aveva paura che rimanessi sola a vita, il che non mi era mai pesato.
<<Oh! Mia, tesoro, tu sei come me. Non hai mai voluto nessuno fra i piedi, ma dopo ciò che è successo, credo sia necessario... e poi è carino!>> alzai gli occhi al cielo <<Non dimenticare chi sei, sei una Parker, non abbiamo paura di nessuno>>.
<<Preferirei non essere una Parker>>.
Ci fu un breve silenzio.
<<Tesoro...>> ero già pronta a quello che avrebbe potuto dire e invece mi sorprese, come ogni volta <<Non dimenticare che la musica è il tuo linguaggio>> un sorriso si fece strada sul mio volto.
<<Grazie, nonna>> chiusi la chiamata. La musica era pronta a scorrere nelle mie vene e la determinazione si trasformò in un fuoco ardente. Sapevo che avrei dovuto affrontare le mie paure, e che il palcoscenico era il luogo dove avrei potuto davvero essere me stessa, ma per qualche assurdo motivo, non ci riuscivo. Con un ultimo sguardo allo specchio, mi preparai a entrare nel mio mondo.
È il momento. Ora o mai più.
Mentre mi dirigevo verso il palcoscenico, il battito del mio cuore si sincronizzò con il ritmo della musica.

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