6 - SCUSATE SE VIVO, MA NON HO TEMPO PER I MORTI

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"Il senso di colpa è rabbia diretta verso te stesso"
- Peter McWilliam

Mia

Dan mi aveva fatto la testa acqua, nel momento stesso in cui quello sbruffone, era uscita da sul ufficio. Secondo lui, quella statua tutta muscoli e niente cervello, era il migliore sulla piazza. Non esisteva nessun'altro che avrebbe potuto proteggermi, non dopo ciò che mi era capitato.
<<Senti, questo James...>> m'interruppe.
<<Jonathan>>.
<<Ok, questo Jasper...>> m'interruppe nuovamente.
<<Jonathan>> Dan lo ripetè alzando gli occhi al cielo.
<<Jeffrey>> adoravo infastidire la gente. Era uno dei miei passatempi preferiti, fin da quando ero bambina. Io e mia nonna, Hannah, ci divertivamo a fare scherzetti al suo compagno, Thomas.
Se solo fosse qui, con me, affronterei tutto questo, in modo completamente diverso.
Quella pazza scatenata, aveva deciso di trasferirsi in Scozia. Avevo cercato in tutti i modi di dissuaderla, le avevo, addirittura proposto di seguirmi in tour, ci sarebbe stato da divertirsi, ma lei aveva esordito, dicendo che, per quanto nessuno, potesse scalfire il suo spirito d'avventura, era ormai troppo vecchia per viaggiare il mondo, con la frenesia di un tour mondiale. Così aveva fatto le valigie, aveva impacchettato per bene anche Thomas che,
come un santo, l'aveva seguita. Presto li avrei raggiunti.
<<Ascolta Angel, non voglio limitare la tua libertà, sai perfettamente quanto tengo a te>>
<<Vuoi ancora scoparmi nel letto di tua madre?>> Dan sgranò gli occhi, le goti gli si tinsero di un rosso scarlatto <<Come...>> deglutì <<Come sai che...>> ghignai <<Ho solo letto il tuo diario>> feci cenno con la mano, come se non fosse una violazione della sua privacy.
<<Mia!>> si strinse il setto nasale con due dita, frustrato. Serrai i denti nel sentire il mio nome, nessuno mi chiamava con il mio nome, l'unica che ancora lo faceva, era mia nonna, a lei non interessava chi fossi.
<<Non potresti fare uno sforzo?>> mi chiese esasperato.
No.
<<Angel, per favore o sarò costretto ad annullare le date in Europa>> quella affermazione mi fece drizzare le orecchie.
<<Che cazzo stai dicendo?>> mi avvicinai pericolosamente alla sua figura. Dan era più alto di me, ma non avevo paura di lui. Aveva una faccia così buffa.
<<Le persone hanno paura. Cosa ti aspettavi? Che le persone se ne sarebbero dimenticate, dopo qualche giorno? Che sarebbe bastata la campagna di beneficienza?>> era visibilmente irritato.
<<Beh, si. Che cazzo devo ancora fare?>> sbottai. Odiavo chi mi si rivolgeva sgarbatamente.
<<Sono morte 17 persone Angel! Altri 230 feriti! Non so, magari dovresti mostrare loro  un po' di compassione, tanto per dire>> quelle parole furono come uno schiaffo in piena faccia.
17 persone morte e 230 feriti.
3 bambine, 7 ragazzine, 5 uomini adulti e 2 due donne adulte.
Sono morti per me.
Per colpa mia.
Perché non ho voluto aumentare la sicurezza.
Sono una merda.

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