9 - GLI ANGELI CI ILLUDONO

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"Avevo custodito i suoi sorrisi con gelosia, perché di essi, si cibava la mia anima."
- Rae Hart

Jonathan

<<Vi dedico le stelle, perché sono eterne, la loro luce brilla al di fuori dello spazio tempo e io sono sicura che, anche il vostro ricordo rimarrà impresso nei cuori di tutti noi, indipendentemente dal tempo che passerà>>.
Rimasi lì, in mezzo alla folla, a guardarla in silenzio, come quando si guarda la luna e ti rendi conto di quanto, così tanta bellezza, celi anche, tanta oscurità. Ero venuto al suo concerto, solo perché mi ci aveva trascinato Sophia, sua grande fan. Mia, aveva avuto sempre talento, in ogni cosa emergeva, eppure, non mi era mai sembrata così appagata come quando la vedevo sul palco.

*

Il concerto proseguì per 2 ore abbondanti. Mi ero allontanato varie volte, un po' per noi, un po' per vedere, con i miei occhi, il motivo per cui Dan aveva bisogno di me.
<<Ogni tuo amico è un potenziale nemico, figliolo>>.
Quelle parole, per quanto dette da un uomo che avrei preferito uccidere con le mie mani, erano il riflesso della realtà.
Mi feci spazio tra le persone e, quando arrivai sotto al palco, notai che i bodyguard, erano dei ragazzini mascherati da uomini. Storpiai il naso per il dissenso, spostai lo sguardo sulle quinte, lì sembrava che andasse tutto bene, ma non mi fidavo affatto delle apparenze, così decisi di avvicinarmi il tanto che bastava. Arrivai esattamente dietro il palco e lì, non c'era nemmeno l'ombra di qualcuno della
sicurezza. La cosa mi fece sorridere leggermente.
Sei sempre la stessa, Mia.
Improvvisamente qualcuno mi urtò la schiena e mi voltai velocemente per riconoscere la
figura. Era una ragazza. Mi guardava imbarazzata.
<<Perdonami, ti ho fatto male?>> la squadrai per bene, aveva il badge dello staff, ma non abbassai la guardia.
<<No>>.
<<Zoey, piacere>> mi porse la mano, tentennai per qualche istante, ma mi convinsi velocemente nel ricambiare la stretta.
<<Jonathan>> mi squadrò da capo a piedi e sembro illuminarsi <<Anderson vero?>> alzai un sopracciglio, come diamine sapeva il mio cognome? Sembrò leggermi nella mente <<Sono l'assistente di Dan, ricordi? Abbiamo parlato al telefono>> a quelle parole, ricollegai immediatamente, la sua voce e quella un po' più metallica, al telefono.
<<Oh, certo, scusa>>
<<Nessun problema. Allora, so che non hai accettato il lavoro, perciò, perché sei qui?>>
Bella domanda, perché non mi stavo facendo i cazzi miei? Avevo anche lasciato Sophia da sola, in mezzo a tutte quelle persone, ma di lei non mi preoccupavo. Sophia andava spesso ai concerti sola, i nostri gusti musicali, erano una delle tante cose su cui non andavamo d'accordo.
<<Stavo facendo un giro>> scrollai le spalle.
<<Certo. Ascolta Jonathan, Angel sembra scorbutica, a tratti molto stronza e dispotica...>>
alzai gli occhi al cielo, mi venne da sorridere. Seriamente voleva spiegare a me come fosse fatta Mia Parker?
<<Ma è una di quelle persone che trovi solo nei libri. Ha bisogno di protezione e, anche se non lo ammetterà mai, ha bisogno di te. Pensaci bene. Sono tanti soldi>>.
Sapevo che Dan avrebbe sborsato migliaia di dollari per la sicurezza della sua stella. Quello che tutti loro non sapevano, era che un tempo, avevo provato a proteggerla e non ci ero riuscito.
<<Aiutami Cal! Aiutami, ti prego!>>
Scrollai il capo.
No, non potevo aiutarla.

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