19 - POTREI, SERIAMENTE, FARE L'INVESTIGATORE PRIVATO

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"Il bianco è il silenzio dei colori, un vuoto che attende di essere riempito."
- Rae Hart

Jonathan

Mia era appena rientrata dietro le quinte, sudata ma trionfante. Zoey, che era accanto a me,
si era avvicinata a Mia, avevo
scoperto che quelle due erano molto amiche. A quanto pare, quella Zoey, era l'unica che riuscisse a stare per più di 5 minuti insieme a Mia, senza che quest'ultima andasse in escandescenza. Zoey consegnò il telefono a Mia che non la smetteva di vibrare da quando era entrata in scena. Non nego che mi sia caduto l'occhio varie volte sulle anteprime dei messaggi. Il mittente era una certa "Vecchia pazza". Carino. Quando il telefono le vibrò, nuovamente, tra le mani, notai il suo sguardo corrugarsi mentre leggeva il messaggio. In un attimo, lo schermo si spense e restituì il telefono a Zoey, con un'espressione strana. Mi era ormai familiare quel suo modo di nascondere ogni emozione, ma non a me. Io la conoscevo troppo bene.
Mi avvicinai senza farmi notare, osservando da lontano. Sapevo che qualcosa non andava. La osservai mentre tornava sul palco, trasformandosi come sempre nella star sicura di sé che il pubblico adorava. Ma io non potevo togliermi dalla testa quel dettaglio: la tensione nelle sue spalle, il modo in cui stringeva le mani come per controllare un tremore. Dovevo saperne di più. D'altronde era il mio lavoro. Mi avvicinai a Zoey.
<<Cosa succede?>> sobbalzo.
<<Cosa intendi?>> si volto verso di me, sembrava nervosa.
<<Sai perfettamente di cosa parlo. Perché Mi...Angel, è diventata strana dopo aver letto i messaggi sul suo telefono?>> portai le braccia conserte.
<<Speravo non lo notassi. Se Angel sapesse che te l'ho detto, mi ucciderebbe con le sue stesse mani>> farfugliò velocemente. Si guardò intorno. Mi prese per il polso e mi trascinò lontano da occhi indiscreti.
<<La sera dell'attentato. A tutti noi è arrivato, nello stesso momento, un messaggio.  A tutti tranne che a Angel>> alzai un sopracciglio. Di che cazzo stava parlando?
<<Il messaggio conteneva le parole "Falco 17">> sospirò. Ero sempre più confuso.
<<Non siete riusciti a capire cosa volesse dire?>> possibile che nessuno di loro me ne avesse parlato? Poteva essere stato l'attentatore. Non c'era dubbio: dovevo scoprire cosa stesse succedendo. Ero lì per proteggerla, e non mi sarei fermato davanti a nulla. Zoey fece cenno di no con il capo.

*

Più tardi, mentre il concerto volgeva al termine e il pubblico applaudiva con fervore, decisi di fare una mossa. Mi chiusi nel mio ufficio improvvisato e cominciai a cercare collegamenti con "Falco 17". Quella combinazione di parole mi tormentava, come un eco dal passato. Era assurdo, eppure... Dove l'avevo già sentita?. Dovevo arrivare in fondo a questa storia. Non era solo un caso. E non potevo permettere che Mia fosse coinvolta in qualcosa di simile. Non di nuovo. Presi il telefono e iniziai a fare qualche chiamata. Contatti fidati, persone con cui avevo lavorato in passato, gente che poteva scavare più a fondo di quanto potessi fare io. Non c'era tempo da perdere. Se c'era un legame tra l'attentato e questi messaggi, dovevo trovarlo.
Guardai fuori dall'ufficio, verso Mia che salutava il pubblico. Lei era il mio scopo, la mia missione. Ed era in pericolo, anche se ancora non lo sapeva.

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