. 38 . Qualunque cosa accada
Alzò di scatto la testa dal cuscino, la fronte imperlata di sudore, i capelli appiccicati alle guance e nello stomaco un groviglio di spine.
Da mesi, ormai, durante sonni travagliati, continuava a sognare la notte in cui Eìos era salpato.
Le sue parole pungevano come punte di spillo, non solo nel cervello, ma anche addosso, sulla pelle, come se indossasse un cilicio insopportabile, che le ricordava la sua penitenza.
Se l’era trovato davanti così, quella notte, uno sguardo duro e determinato, le parole affilate e dolorose, le più precise e cattive che fosse riuscito a trovare.- Parto stanotte! – le disse ancora di schiena, richiudendo la porta della loro stanza da letto.
Senza guardarla, rimase fermo, mettendo tra loro la distanza necessaria a farle comprendere che faceva sul serio, con una voce ferma, controllata, come quella di chi ha già preciso in mente il filo del discorso.
Ariela rimase intorpidita, come se le parole le giungessero distorte, inafferrabili per il suo cervello; fece per emettere un suono, la richiesta di una spiegazione, ma, allo stesso modo dei pensieri, anche le parole si ingarbugliarono, ferme tra la lingua e il palato, lasciandola a bocca aperta, mentre Eìos riprendeva a parlare.
- Salperò dal molo grande, con la mia barca e tu non verrai con me! – esordì secco, una ruga spessa tra le sopracciglia che gli rendeva lo sguardo ancora più severo. – Ho riflettuto. – continuò, come se volesse rispondere alle domande che trasparivano sul volto di lei, smarrito come quello di una bambina. – Sono destinato all’inferno, prima in questa vita, poi nell’altra e tu non sei destinata a me. - spiegò e ad Ariela le parole caddero addosso come un’accusa. – Mi sono illuso, ho combattuto per una vita placida e serena, ma adesso mi è chiaro che questo … - disse, indicando con gli occhi, tutto ciò che gli stava intorno, compresa lei, - … non era il mio destino. – continuò, con un sospiro a svuotare i polmoni dell’aria accumulata, per liberarsi anche del peso opprimente che quelle parole recavano. – Se fossi stato più scaltro, non ti avrei scelta per questo progetto scellerato di vita insieme; ad essere franchi, non avrei scelto alcuna donna. Ma lo volevo, volevo questo, questa vita e la serenità di questa casa. E volevo te, tanto da mentire a me stesso, affinché credessi di meritarlo. E sono stato così bravo a mentire, che neanche io ho distinto più tra la menzogna e la verità! –
- Eìos … - fece per replicare, ma egli la zittì, portando l’indice destro sulla punta del naso.
- Ti ho mentito ... non ci sono case di pietra, né campi coltivati o rigogliosi frutteti; non ci sono profumi di cibo e grida di bambini nel mio futuro, ma soltanto fughe e scherno, guerra, guerra e fuoco. -
- Sono pronta, Eìos ... alla guerra e al fuoco; sono pronta anche all'inferno, ma non ... - tentò di supplicarlo, non poteva accettare neanche una delle sue parole poiché il loro significato, la durezza con cui le pronunciava e la determinazione le rendevano affilate come la lama di un'arma e la ferivano.
- Io ... non sono pronto. Non con te affianco. - la interruppe, impedendole di insistere, - Ma non ti accorgi, Ariela, che questo nostro legame m'imprigiona? Non senti anche tu che mi mette ai polsi e alle caviglie vincoli insopportabili; che mi impedisce di combattere? Non vedi che invece di lottare, fuggo; invece di gettarmi nella battaglia, mi garantisco la ritirata? -
- E cosa c'è di sbagliato nel volersi salvare? - replicò, stringendo le gonne tra le mani.
- Nulla, se sei un uomo di pace! Per quelli come me, invece ... c'è soltanto la guerra! E la guerra si fa con accanto un soldato forte almeno quanto te, oppure si fa da soli! -
- Io non sono forte abbastanza, dunque! - affermò, come se avesse avuto un'illuminazione.
- Da questa notte ... io non sono più tuo marito e tu non sei più mia moglie. Qualunque vincolo … qualunque legame sia esistito tra noi finisce questa notte! - terminò, voltandole le spalle e guadagnando la porta velocemente, come se avesse paura che nella replica, che le vedeva già pronta sulle labbra, ella riuscisse a trovare le parole, i respiri necessari ad imporgli la resa al desiderio incalzante di riprenderla tra le braccia e rimestare ogni sua decisione, come il suo cuore gli chiedeva.
Ma Ariela non si mosse, né le sue labbra produssero suoni; rimase a guardarlo, mentre spariva dietro il legno intarsiato della porta, priva di forze e velleità, priva finanche della capacità di piangere, nonostante le lacrime premessero agli angoli degli occhi fino a farle male.