. 11 . Promesse.

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. 11 . Promesse.

Un'altra notte era passata insonne ed agitata, sebbene non si sentisse stanca, come accade quando si perde il sonno. Nelle poche ore in cui era riuscita a dormire, aveva sognato scene fumose, come quando il vento sulla spiaggia alza la sabbia e copre agli occhi la vista del mare. Era stato uno di quei sogni, che al mattino non ricordi, ma che lasciano un sapore dolce sulla lingua, come un pezzetto di cioccolato fondente.
Aprì le palpebre, lasciandosi ferire dolcemente dalla luce insistente del primo mattino che penetrava attraverso le tende; annusò l'aria tenera della brina sui fiori disposti sul davanzale, mentre i petali si riaprivano al giorno e ne bevevano le piccole stille lucenti.
Si voltò sull'altro fianco, la guancia affondata nel fresco cuscino di lino, i capelli sciolti e lucenti sulle spalle, lasciate nude dalla camicia di pizzo bianca, e richiuse gli occhi, per rievocare parole, odori e gesti della sera precedente. Le parve di sentire il tiepido odore della pelle di lui, rimasto attaccato tra le dita che aveva stretto delicatamente, e le comparve il sorriso piccolo ed eccitato dei bambini la mattina di Natale.
Saltò giù dal letto, come un grillo impazzito, e si diresse all'enorme specchio intarsiato nel fondo della stanza. Osservò la propria figura per intero, in ogni particolare che, per distrazione o non curanza, non aveva mai esaminato.
La pelle del viso era bianca, quasi pallida, così si pizzicò più volte le guance perché prendessero colore e, quando le vide rosate, si rammaricò di quella sua carnagione tanto diafana, da tradire facilmente ogni emozione.
Percorse, con entrambe le mani, la curva del collo che si apriva in spalle piccole ed ossute, per poi arrivare ai seni, che scoprì dalla seta della camicia da notte, piccoli e rotondi, proporzionati alla sua figura esile. Osservò i nei disposti uno accanto all'altro, tracciando, con la punta dell'indice, una figura stilizzata, come quelle con cui si rappresentano le costellazioni. Tirò su l'orlo della camicia, a scoprirsi le gambe, lunghe e affusolate e bianche, come il marmo di una statua. Lasciò poi ricadere la stoffa fino ai piedi nudi sul pavimento fresco; compì mezzo giro su sé stessa per osservare la schiena, le scapole delicate, la curva decisa dei fianchi, la rotondità delle natiche ed i capelli del colore riverberante del grano maturo.
Le sovvenne, al termine di quell'esame meticoloso, il pensiero della prima notte di nozze con Eìos.
Egli aveva accettato la sua proposta di matrimonio e lo aveva fatto con una dolcezza ed una determinazione che avevano squilibrato le strutture delle proprie convinzioni. Si chiese se sarebbe stato ancora contento di averla presa in moglie, nel momento in cui l'avesse guardata, come stava facendo ella stessa allo specchio.
Un brivido di imbarazzo salì dalle dita dei piedi, su per le gambe, per poi percorrerle la spina dorsale e diramarsi fino alle gote, che, di contro, si infiammarono: ghiaccio e fuoco; paura e desiderio, fusi in un fluido invasore.
Si sentì costretta a serrare gli occhi, come quando si prova dolore, per non vedere la propria immagine riflessa. Ma dietro le palpebre vi trovò quella delle mani di lui, a cingerle la vita ed a sfiorarle la pelle e ne ebbe paura e necessità insieme, come la falena incosciente della forza distruttiva della luce a cui si avvicina.
Corse al catino di porcellana, vi versò l'acqua fredda della notte e vi immerse le mani fino ai polsi, lasciando che l'arsura delle membra si spegnesse. Poi sciacquò il viso ed inspirò, mentre goccioline di acqua le percorrevano il collo e si infrangevano sui seni.
Si vestì in fretta e pettinò i capelli, intrecciandoli, per poi lasciare la stanza. Doveva vederlo, subito.

*********

Il dottor Elmisk bussò alla porta della camera così insistentemente, che Eìos abbandonò il sonno bruscamente, sollevando la testa dal cuscino. Le lenzuola stropicciate gli si arrotolavano intorno alla vita; la schiena, nuda e dalla pelle d'ebano, risaltava nel loro candore; i capelli arruffati del sonno ed il velo di barba del mattino, gli concedevano un'aria rilassata e serena, come non avveniva da tempo.
Si diresse ad aprire la porta, avvolto nel lenzuolo che si trascinava dietro, come la scia di una barca.
- Dormivi? A quest'ora dovresti aver già fatto colazione ed essere pronto per partire! - lo rimproverò, ferendo i suoi orecchi ancora cullati dal silenzio della notte.
- Partire? - chiese ancora mezzo ubriaco di sonno.
- Torniamo a casa, Eìos, non ricordi? -
Il giovane annuì, passandosi la mano tra i capelli e, voltandogli le spalle, lo rassicurò: - Datemi solo il tempo di rendermi presentabile ed andare a salutarla. -
- Chi? -
- La mia promessa ... - rispose, con ovvietà e un mezzo sorriso tra l'imbarazzo e la contentezza.
Elmisk rise: l'immagine di suo figlio, educato e rispettoso del galateo, stonava come la canna di un organo male accordato.
- E da quando sei così preciso nei doveri verso il tuoi simili? - lo provocò.
- Avete davanti un uomo nuovo, padre ... Tra qualche giorno indosserò un nome pulito, abiti adeguati e sposerò una nobildonna. - disse, con sottile ironia, preparando il sapone per radersi.
- Ti conosco troppo bene, figlio, per credere che così poco cambi tutto di te! Di' piuttosto che ti comporti così per lei, per Ariela. - insistette, - Ti piace, vero? -
Fu il turno di Eìos di ridere, avendo cura di fermare la lama affilatissima del rasoio per non ferirsi.
- Avete ragione voi, non cambio né per un nome, né per un abito elegante ... rimango sempre io! Ed io non rispondo ad una domanda così intima ... -
- Giacché l'ultima volta che ti ho posto una domanda intima, mi hai risposto con sì tanta sincerità, deduco, dalla tua riluttanza, che questa volta, con Ariela, non si tratti soltanto di carne e sangue ... - ammiccò, riferendosi a Nubia.
- Lasciatemi radere, padre, o non riusciremo a partire prima dell'ora di pranzo! - glissò, passando il rasoio sulla guancia insaponata.
Non era infatti una questione di carne e sangue: era tutt'altra cosa, ma il nome adatto, Eìos, l'avrebbe scelto poi, con calma, o forse, glielo avrebbe suggerito lei, nel momento in cui l'avesse rivista.

In nome del sangue, in nome dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora