. 3 . Punta d' ago e balsamo guaritore

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. 3 . Punta d'ago e balsamo guaritore

L'aveva seguito, un passo dietro di lui, sebbene conoscesse perfettamente la dimora.

Da ragazzino, nonostante fosse alloggiato insieme alla servitù, per non urtare la sensibilità della signora di quella casa, aveva attraversato spesso le ricche sale, corso per i lunghi corridoi, contemplandone lo sfarzo.

Decine di volte, insieme con Miran, si erano nascosti proprio nello studio del padre, forzato l'armadietto dei liquori, per assaporarne il gusto forte ed infiammante; avevano sottratto dalla preziosa scatola di cuoio un sigaro profumato, per provarne il percorso graffiante attraverso le narici giovani e sentirsi grandi.

Avevano trascorso mesi, cavalcando insieme, nei campi assolati; si erano sfidati come soldati, armi alla mano e sorriso sulla faccia; avevano confidato l'uno all'altro sogni e paure; si erano amati come solo gli amici di infanzia riescono a fare.

Si erano amati come fratelli.

Eìos aveva amato quel ragazzino dagli occhi chiari ed ingenui, inconsapevole della verità, perché egli gli aveva riservato affetto e rispetto incondizionati; l'aveva amato perché Miran gli aveva offerto sé stesso, nonostante le differenze sociali.

Poi la speranza di appartenere a quella famiglia si era dissolta, come il miraggio nell'arsura del deserto; suo padre era morto ed egli era stato cacciato, come un cane randagio. E come un cane aveva patito agli angoli delle strade, umiliato per le vesti lacere e maleodoranti e per le mani ed il sangue sporchi.

Il destino, incomprensibile, si divertiva a metterli di nuovo l'uno di fronte all'altro, gli stessi occhi chiari ed inconsapevoli di Miran, lo stesso desiderio inappagato di Eìos di essere suo fratello.

Ma gli anni erano passati, essi non erano più i due ragazzini che giocavano alla guerra, ma due uomini divisi da uno spartiacque invalicabile: il rango e la ricchezza di uno, la rabbia affilata e la sete di vendetta dell'altro.

Non sentiva di odiarlo per ciò che la vita gli aveva riconosciuto per diritto di nascita: Eìos non sapeva odiare.

Ma neanche sentiva di amarlo come allora, giacché egli sapeva adesso, che quella fraterna comprensione di Miran, altro non era che compassionevole cura per chi è nato disgraziato; soltanto il sentimento cristiano di sollevarlo dalla mala ventura.

Se Miran avesse saputo che il proprio sangue era lo stesso che alimentava Eìos, nulla avrebbe potuto trattenere l'odio: né il ricordo di una fanciullezza perduta, né la compassione avrebbero potuto prevalere sull'istinto di preservare ciò che era suo.

Si è generosi soltanto quando ciò che ci appartiene non ci può essere strappato!

- Sai che mio padre nutriva il desiderio che crescessimo insieme, che tu vivessi qui, nella mia casa ... - gli ricordò, sorseggiando il liquore nel calice di finissimo cristallo. - E che rimasi profondamente amareggiato quando, dopo la sua morte, tu lasciasti la tenuta. - insistette, guardandolo sincero.

- Fu tua madre a scacciarmi ... - replicò, scostante, la schiena mollemente adagiata alla poltrona di vecchia pelle, le gambe accavallate e le dita impegnate dal sigaro.

- Lo so ... e fui in collera con lei per molto tempo. - si giustificò.

- E perché mai? Tua madre aveva ragione: non si mischiano lana e seta ... - decretò amaro, come un vecchio saggio. - Ognuno ha il proprio posto a questo mondo: a quelli come te, Miran, sono riservate ricche dimore e a quelli indegni, come me, i letamai ... -

- Tu non sei indegno, Eìos. Scostante e rude, dal carattere aspro, ma non indegno. - lo corresse.

- Se è questo ciò che credi ... - scrollò le spalle, incurante e per nulla toccato dallo slancio di Miran.

In nome del sangue, in nome dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora