Capitolo 29

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Il rumore della campanella che segnala la fine delle lezioni di oggi mi distoglie dai miei pensieri.

Dovrei impegnarmi per recuperare le mie insufficienze, ma non riesco mai a stare attento alle parole dei professori, né a concentrarmi quando provo a studiare da solo.

Non che mi interessi, comunque.
Conto di passare l'anno col minimo dei voti, so che non mi servirà a nulla impegnarmi come facevo qualche anno fa, perché tanto i voti non servono a niente.

E poi per me sarebbe praticamente impossibile dare priorità alla scuola quando ho cose più importanti a cui pensare. Cristina, per esempio.

Mi ha mandato sedici messaggi, due gif e tre foto da stamattina e tutte ritraggono il suo amore per me, quello che dovrebbe essere alla base di ogni relazione ma che sembra essere sempre mancato nella mia.

I miei compagni si alzano i piedi per andare via, ridono e scherzano tra di loro. Sono spensierati e felici di poter finalmente uscire da qui, dopo cinque interminabili ore.

Io non ho voglia nemmeno di alzarmi dalla sedia, ma allo stesso tempo vorrei essere a casa.

Alla fine è Leonardo a prendermi per un braccio e trascinarmi fuori da questa classe.
In mezzo al corridoio, schivo tante persone che rischiano di finirmi addosso, mentre sono intente a correre verso l'uscita come se questo posto fosse il peggiore in cui abbiano mai messo piede.

Io cammino tranquillamente, muovendo i piedi in modo lento e regolare e urtando la sensibilità di Leo che, invece, vorrebbe fare come quegli animali dei nostri compagni e volare fuori da qui.

Solitamente gli avrei dato ragione e mi sarei comportato allo stesso modo, ma oggi mi sento diverso rispetto agli altri giorni, mi sento strano.

Leo continua a riempirmi di domande su Cristina e Alice a cui io rispondo in modo sbrigativo, solo per sviare il discorso.

Alla fine, con la scusa di dover andare in bagno, riesco ad allontanarmi da lui che perde la pazienza e non riesce più a stare al mio passo tranquillo.

Lo guardo andare via, così come il resto della folla. Sospiro e mi appoggio al muro, con le braccia sotto al petto e un sorriso calmo ad incurvarmi le labbra.

Una qualsiasi persona che mi guarda potrebbe pensare che io sia felice, ma in realtà è solo apparenza, dentro di me ho una confusione impressionante che spaventerebbe chiunque.

Non so neanche come dovrei sentirmi rispetto a quello che è successo ieri sera, rispetto a quel bacio che prima bramavo.
E per di più, non so neanche dire se mi è piaciuto oppure no.

So solo che mi sento diverso rispetto a prima e probabilmente è per via dei nostri trascorsi: quello che è successo tra lei e Giovanni, la sua lontananza e, mi pesa ammetterlo, anche Alice.

Sono convinto che in un modo o nell'altro Alice sia stata capace di farmi rivalutare qualsiasi aspetto della mia vita, soprattutto il mio rapporto altalenante con Cristina.

È stata in grado di toccarmi il cuore con delle semplici parole, parole che mi hanno portato a riflettere e a mettermi in discussione.

E poi, cosa non meno importante, provo qualcosa per Alice, anche se c'è ancora una parte di me che fa fatica ad accettarlo perché se lei non mi piacesse le cose sarebbero decisamente più semplici per me.

Come se mi avesse letto nella mente, la vedo uscire dalla sua classe, mentre si sistema le maniche della sua felpa grigia.
Non si accorge subito di me, ma quando mi vede, sorride subito e si avvicina nella mia direzione.

Primo dicembre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora