Capitolo 9

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«Ti do un passaggio fino a casa?», mi chiede Federico, una volta che abbiamo finito di sistemare i tavoli e la cucina.
«Magari, grazie».

Lui annuisce ed estrae le chiavi della macchina dalla tasca dei suoi pantaloni.

Sono sollevato che mi abbia proposto di riportarmi a casa, siccome sono le due del mattino e dovrei tornare a piedi. A dire la verità, lui ne è consapevole e per questo lo fa spesso.

«Con Cristina? Come va?». La sua domanda è ingenua, infatti non sa che ci siamo lasciati.

Quando io e lei ci siamo fidanzati, Federico è stato uno tra i primi a cui l'ho detto, ma uno dei tanti che non è mai stato convinto.

Si mette la cintura e aggiusta lo specchietto, mentre aspetta una mia risposta.

«Beh, ci siamo lasciati», rispondo e credo che dal mio tono si possa percepire l'amarezza che questo mi ha causato. Il tempo sta guarendo le ferite, ma non completamente. Credo di dover aspettare ancora un po' prima di poter dire di stare bene, dopotutto è stata la mia ragazza per oltre un anno e non posso dimenticare tutto in un attimo.

«Mi dispiace, non lo immaginavo. Non volevo essere indelicato», si scusa gentilmente. Lo rassicuro, dicendogli che non si deve preoccupare, che non importa.

«È stato meglio così, forse. Mi ha tradito», gli confesso a bassa voce. A dire la verità mi imbarazza dover dire che questo è il motivo, o almeno uno dei motivi, della nostra rottura, perché mi fa sentire terribilmente vulnerabile e non vorrei mai che le persone provassero pena nei miei confronti.

Non voglio essere guardato come se fossi una povera vittima innocente che ha subito un torto, anche se probabilmente è quello che sono.

«Ah. Adesso come stai?».
Ad essere onesto non saprei rispondere a questa domanda, perché non ho la più pallida idea di quali siano i miei sentimenti attualmente.

Se da una parte sono sicuro di quello che ho detto, è stato un bene interrompere questa relazione, dall'altra sono ancora ferito e combattuto: mi incolpo per quello che è successo, mi torturo chiedendomi quale sia il motivo che l'ha spinta a tradirmi, a gettarmi come se niente fosse.

Spesso la notte, per questo, fatico ad addormentarmi: nonostante io non veda l'ora di immergermi nel mondo dei sogni, quello reale è talmente struggente da non lasciarmi via di fuga, mi ritrovo costretto a pensare costantemente al peggio.

Riguardo sempre le nostre vecchie foto, anche se so che dovrei eliminarle completamente come ho fatto con i messaggi. È che, se le cancellassi, di lei mi resterebbe solo qualche ricordo che col tempo si sbiadirà sempre di più.

«Vale, tutto bene?».
Ero così tanto immerso nei miei pensieri da non rendermi conto di non aver risposto alla domanda del mio amico.

Mantiene lo sguardo fisso sulla strada, ma non lo guardo mai attentamente. Con la coda dell'occhio mi rendo conto solo che sembra essere preoccupato, così mi affretto a tranquillizzarlo e a dirgli che sto bene, più che bene. In parte mento, ma non mi va di espormi più di tanto.

Sono solo esausto, vorrei tornare a casa, buttarmi sul letto e dormire fino alla settimana prossima.

Le mie gambe sono stremate a causa di tutte le ore in cui hanno camminato da una parte all'altra senza sosta, gli occhi stanno diventando subito più pesanti, segno che non riuscirò ad essere vigile ancora per molto.

«Io ho conosciuto un ragazzo». Fede inizia un discorso, ma non so dire se lo ha fatto per tenermi sveglio o perché ha davvero interesse a parlare con me, ma credo che la prima opzione sia quella giusta, dal momento che da quando lo conosco non mi ha mai parlato delle sue situazione sentimentali, non so se per timidezza o mancanza di interesse.

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