Capitolo 21

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Da giorni ormai non si fa altro che parlare della festa che si terrà a casa di Alice tra una settimana. Si dice che i suoi genitori siano partiti per qualche giorno, quindi sfrutta l'occasione per invitare più persone possibili.

Io, a quanto pare, sono escluso, ma questo non mi stupisce dato che non sto particolarmente a genio al suo fidanzato.

Ciò non vuol dire che io non ci sia rimasto male, sono stati invitati quasi tutti i ragazzi del quarto superiore.

«Non so se indossare la maglietta bianca o quella blu». Leo interrompe il flusso dei miei pensieri. Riflette su quali siano i vestiti migliori da sfoggiare in questa occasione che, a quanto pare, è davvero fenomenale.

«Puoi evitare di dirlo davanti a me? Grazie», è la mia risposta nervosa. Mi mordo le pellicine delle dita e alzo gli occhi al cielo quando Simone mi tira uno schiaffo giocoso dietro al collo.

Voglio essere lasciato in pace e non voglio sentir parlare di Alice e tutto ciò che la riguarda.

«Scusa amico. Non ho ancora capito perché non sei stato invitato», riflette ad alta voce.
«Puoi sempre imbucarti, non se ne accorgerà nessuno, tranquillo». Strizza l'occhio, prendendomi in giro.

Ma è vero, a dirla tutta. Non si accorgerebbe nessuno della mia presenza, né tantomeno della mia assenza. Sono un fantasma, sempre invisibile agli occhi di tutti.

Cambio discorso, sia perché non voglio sentire più niente a riguardo, ma anche perché ho paura che Leo capisca che ci sono rimasto male.

Chiacchierano dell'ultima partita della Lazio ed esultano per la loro sconfitta. Poi si spostano sull'argomento Francesca, la ragazza per cui Leo, a quanto pare, ha una cotta.

Non so se questa sia la volta buona, quella in cui finalmente quello che c'è tra loro si trasforma in qualcosa di serio. Ma spero che vada tutto bene perché sarebbe ora che Leonardo mettesse la testa al posto, una volta per tutte.

Quando il mio migliore amico risponde a una chiamata, io resto indifferente. Ma quando capisco che si tratta di Christian, non posso reprimere uno sbuffo scocciato.

«Stiamo davanti alla palestra, venite».
Sgrano gli occhi per lo stupore. Venite?

Innanzitutto, perché questo ragazzo dovrebbe sempre stare con noi? E poi, perché ha usato il plurale? L'invito è forse esteso anche ad Alice?

Al solo pensiero il cuore prende a martellare nel petto e le mani a diventare più appiccicose.

La mia speranza si palesa davanti ai miei occhi: Alice è qui, con la sua solita dolcezza che la distingue da tutti gli altri. Perché mi sembra sempre più bella, ogni volta che la vedo?

Christian circonda la sua ragazza in un abbraccio soffocante, trattandola come una bambola e so che questo le dà fastidio, come le avevano dato fastidio i suoi sguardi insistenti qualche mese fa.

Non capisco perché continua a star dietro a quello, quando potrebbe avere di meglio. Lui non è la persona giusta per lei, ma con questo non voglio dire che quella persona sono io.

Almeno Christian, a differenza mia, è riuscito a prendere coraggio e a confessarle quello che prova.

Stringo la mano in un pugno, perché con il passare del tempo la situazione è diventata sempre più insopportabile ed io sono sempre più incapace di reprimere le mie emozioni.

Nessuno dei due mi saluta, ma so che Alice avrebbe voluto farlo, glielo leggo in faccia. Non si tratta di una mia stupida speranza, so che lo avrebbe fatto, se Christian non fosse stato qui.

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