Capitolo 17

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La vittoria della Roma mi ha riempito il cuore di gioia e mi ha reso soddisfatto. È stata una partita molto combattuta e fino alla fine siamo rimasti col fiato sospeso, ansiosi. Ma alla fine il gol decisivo dell'ultimo minuto è stato così bello che subito mi sono dimenticato di tutta la tensione accumulata.

Ormai è quasi mezzanotte, la partita è finita da poco e le persone stanno cominciando ad andare via.

Martino, ubriaco di birra, farfuglia qualche parola incomprensibile e Simone ride a crepapelle.

Leo si appresta a sistemare la cucina, Christian è sul balcone a parlare al telefono ed io e Alice siamo seduti sul divano, da soli.

«Tra te e Christian è una cosa seria?». La mia domanda non ha solo l'intenzione di rompere il ghiaccio ed avere una conversazione con lei. Sono infastidito e lo sono stato per tutta la serata, quando stavano vicini pur senza guardarsi o parlarsi e non riesco a capacitarmi del motivo.

Alice arrossisce e si morde le pellicine del labbro, gesto che ho notato spesso.

Temo di essere stato precipitoso e che la mia domanda sia avventata , ma ho bisogno di mettere un freno alla mia curiosità e mettermi il cuore in pace una volta per tutte.

«Non stiamo insieme». La sua risposta non è convincente, dato il suo tono esitante e incerto.
Con un gesto del capo, la invito a proseguire il discorso, ma lei non aggiunge nient'altro.

Il silenzio cala un'altra volta e vorrei non aver mai aperto bocca, poiché adesso è piuttosto imbarazzante.

«Aiutiamo Leo a sparecchiare?», propone dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante.
«Ottima idea».
Ci alziamo subito, nello stesso momento e ci affrettiamo a raggiungere Leonardo, stando ben attenti a non far incrociare i nostri sguardi.

Non capisco come mi è venuto in mente di porre una domanda del genere, avrei dovuto farmi i fatti miei, anche perché adesso posso solo immaginare che cosa Alice sta pensando di me.

Sul tavolo resta solo la tovaglia coperta di briciole, che ben presto viene presa da Leonardo che la sgrulla sul balcone. Resta lì per un po', a parlare con Christian.

Ed ecco che io e Alice restiamo soli un'altra volta, ma adesso siamo entrambi piuttosto imbarazzati e non abbiamo il coraggio di guardarci. Mi sento così stupido, è colpa mia se adesso siamo così.

Vorrei essere una persona normale e farmi meno problemi, vorrei essere in grado di avvicinarmi a una ragazza che mi piace, invece di starmene in disparte ad osservarla e a mandarle segnali controversi.

Vorrei essere capace di guardarla negli occhi e dirle che mi dispiace se mi sono allontanato bruscamente senza avvisarla di niente.

E poi, vorrei sapere a costa sta pensando, vorrei capire che cosa la rende felice e quali sono i pensieri che la tormentano quando qualcosa non va.

Sospiro, quando si allontana e raggiunge Christian. Si stringe nelle spalle per via delle temperature ancora estremamente basse. Lui le posa la giacca sulla spalla, per riscaldarla e la abbraccia.

So che è sbagliato, ma è così fastidioso vederli insieme. So anche che è colpa mia, perché se fossi più coraggioso e se fossi in grado di mettere da parte tutte le mie paranoie, avrei provato a parlarle davvero, a starle vicino come avrei voluto e magari sarebbe andata a finire bene.

Invece non l'ho fatto e ora devo avere davanti questa scena, devo vedere Christian che prova a fare quello che avrei voluto fare io.

Non vedo l'ora di tornare a casa, dove finalmente potrò suonare la chitarra e smettere di tormentarmi per questa visione terrificante.

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