Capitolo 42: ci siamo

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Pov Diamond

Quella stessa sera mentre mangiavo iniziai a sentirmi un po' strana, iniziavo a sentire delle piccole fitte  alla pancia e alla parte bassa della schiena.

Non ci diedi molto peso perché la ginecologa mi aveva avvertito che poteva succedere e che era perché il mio corpo si stava preparando al parto; ormai mancavano solo quattro settimane e finalmente avrei stretto la mia bambina.

<Un'altra fitta?> Mi chiese Henry notando che ero rimasta con la posata a mezz'aria e con il pugno chiuso.

<Si..ora mi passa> gli risposi per non preoccuparlo.

Quel dolore che andava e veniva mi tolse l'appetito , volevo solo stendermi e riposare che magari mi avrebbe aiutato.

Mi scusai con mia suocera per il cibo che lasciano nel piatto e andai a stendermi sul divano ma nonostante mi fossi girata più volte non trovavo una posizione comoda e avevo l'impressione che il dolore aumentasse piuttosto che diminuire.

"C'è qualcosa che non va" pensai.

Nonostante quel mio pensiero non dissi nulla, non volevo rischiare di far preoccupare tutti per una schiocchezza.

<Vuoi che ti porti in clinica?> Mi chiese Henry mentre mi accarezzava la schiena.

<No, non è niente...ora mi passa> dissi forzando un sorriso.

E se invece si stessi sbagliando? E se non fosse passata?

Notando poi che man mano che il tempo passava quelle fitte si intensificavano e venivano più frequentemente, iniziai a sospettare che forse avrei conosciuto Sophie prima del previsto.

Non ero pronta per quella cosa, per me era ancora presto, temevo che se avessi partorito prima del tempo Sophie avrebbe potuto avere qualche problema, io non volevo vedere mia figlia nell'incubatrice senza poterla toccare o portare a casa con me.

Dopo due ore che stavo li stesa sul divano quei miei dubbi si stavano solidificando, era chiaro che Sophie non voleva più stare dentro di me.

<Henry> dissi con un filo di voce mentre mi mettevo seduta.

Lui nonostante fosse in cucina , arrivò ad udire che lo chiamavo e subito mi corse vicino.

<C'è qualcosa che non va> sussurrai e in quel preciso momento ebbi una fitta abbastanza forte e una piccola lacrima mi rigò la guancia.

Nel giro di pochi secondi mi ritrovai circondata da Henry e i suoi genitori che mi guardavano preoccupati.

<Ma mancano ancora quattro settimane..> disse mio suocero mentre Henry era corso a prendere le borse che avevamo preparato quella stesso pomeriggio.

<Caro, ricordati che anche Priscilla è nata prima del termine> disse mia suocera che mi passò un bicchiere d'acqua di cui riuscì a berne solo un sorso.

Non appena mi alzai dal divano pronta ad andare in auto, percepì una fitta dolorosissima, più forte di quelle che avevo già provato, talmente forte che quasi urlai.

<Diamond!> Disse Henry preoccupato che subito venne a sorreggermi per paura che io potessi cadere.

Improvvisamente senti del liquido colarmi rapidamente lungo le gambe e guardando per terra notai che si era formata una piccola pozza d'acqua. Ormai era ufficiale, mi si erano appena rotte le acque.

<Henry ci siamo..mi si sono rotte le acque> sussurrai totalmente nel panico.

Sapevo che non dovevo avere paura perché era ovvio che prima o poi accadesse ma era più forte di me.

Sapevo a cosa stavo andando incontro ma non avendo mai vissuto quella cosa in prima persona ne avevo paura.

<Ora sta calma, va tutto bene> mi disse mia suocera cercando di farmi rilassare.

Dato che quel dolore mi fece piegare in due , Henry mi prese e in braccio e mi portò lui in auto.

Durante tutto il tragitto verso la clinica cercai di frenare le lacrime e le urla ma senza risultati.

<Vi chiedo scusa..> biascicai.

<Non devi farlo..io so cosa stai provando e so bene che urlare fa scaricare un po' la tensione e il dolore> disse mia suocera accarezzandomi un po' la pancia che ad ogni fitta, cioè contrazione, si induriva.

Erano le 22:00 quando arrivammo in clinica , io fui subito messa su una sedia a rotelle e condotta nel reparto maternità nella stanza che avevamo prenotato.

<Ora si metta il camice e poi la visiteremo> disse cordialmente l'infermiera.

I miei suoceri si accomodarono in sala d'attesa mentre Henry rimase con me e mi aiutò a cambiarmi e a stendermi sul lettino che non era per niente comodo.

<Direi che Sophie ha aspettato che preparassi le borse per arrivare> ridacchiò Henry.

In quel momento quella frase seppur stupida mi fece ridere, e avevo proprio il bisogno di ridere.

<Spero che vada tutto bene> sussurrai mentre l'infermiera mi collegava ad una flebo e faceva partire il tracciato per capire ogni quanto avessi una contrazione.

Nella stanza poi entrò anche l'ostetrica che mi avrebbe aiutata nel parto.

<Ora controlliamo a che punto siamo> disse mettendosi in paio di guanti e sedendosi su uno sgabello davanti al letto.

Dalla visita di scoprì che ero già dilatata di quattro centimetri.

<Vuoi fare l'epidurale?> Chiese gettando i guanti nel cestino.

Io dopo un paio di secondi risposi di no a quella domanda, volevo riuscire a portare al termine quel percorso senza richiedere l'epidurale, volevo riuscirci senza aiuti.

<Se poi fanno idea non c'è problema> disse l'ostetrica uscendo poi dalla stanza.

Mi sarei pentita di quella mia scelta? Non lo sapevo, sapevo solo che di lì a poche ore avrei conosciuto mia figlia.

Lo sbaglio più bello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora