Kneel | Tom Riddle

𝟔𝟖

𝟔𝟖 |  𝐬𝐢𝐜𝐤𝐧𝐞𝐬𝐬 𝐚𝐧𝐝 𝐡𝐞𝐚𝐥𝐭𝐡

Quel venerdì mattina Seraphina Vevrain si svegliò vomitando sangue. Cercò di nascondere le vene nere sui polsi, che si stavano lentamente estendendo ai gomiti, ma non ci riuscì. Tom le corse in contro e le tenne i capelli mentre lei si inginocchiava davanti al water. Esaminò le vene scure con un cipiglio e in quel momento prese una decisione. Prima che potesse accadere qualcosa di peggio, Tom sarebbe diventato il suo Horcrux e lei avrebbe potuto vivere per sempre al suo fianco.

Dopo che ebbe finito, le disse di sdraiarsi di nuovo sul letto e le portò acqua e colazione, non riuscendo a vederla così pallida e debole. Un sottile strato di sudore le ricopriva la fronte mentre faceva colazione e Tom non fece altro che fissarla in piedi davanti alla finestra aperta.

Sperava che l'aria estiva potesse aiutarla a respirare meglio, ma non sembrava funzionare e il mago stava diventando sempre più disperato. Cos'altro poteva fare?

"Lo faremo oggi," disse, e lei lo sentì a malapena, "oggi diventerò il tuo Horcrux."

Lei sospirò e smise di mangiare, poi alzò finalmente lo sguardo su di lui, "Non voglio".

"Non essere stupida, Seraphina. Lo faremo oggi, che tu lo voglia o no. Stai diventando sempre più malata con il passare dei giorni e non lo sopporto", lei si infilò lentamente sotto le coperte e Tom le si avvicinò, togliendole le coperte dal corpo, "Non coprirti, stai bruciando", le mise una mano sulla fronte e lei chiuse gli occhi, sembrava estremamente stanca.

"Ma sono così stanca, Tom. Non credo di potercela fare", disse debolmente e lui si accigliò.

"Non devi fare nulla, Seraphina. Mi occuperò io di tutto, va bene?" chiese dolcemente, osservando il suo respiro farsi ancora più lento.

Lei cercò di abbracciare il suo corpo, "Fa così freddo, Tom. Per favore," lui capì cosa voleva e le coprì di nuovo il corpo, anche se la sua pelle era più calda che mai. Non poteva dirle di no, soprattutto quando era così fragile.

Le accarezzò i lunghi capelli con le dita e osservò attentamente il suo viso, cercando di capire cosa stesse provando. Se solo fosse riuscito a capire cosa stava provando, forse sarebbe stato in grado di aiutarla. Per una volta nella sua vita, Tom avrebbe voluto essere lui a soffrire. Tom avrebbe voluto essere lui a toccare quel diadema maledetto.

Solo a vederla così stanca e malata su quel letto, Tom giurò di sentirsi peggio di lei. Credeva che il suo dolore facesse più male a lui che a lei. E in quel momento non dubitò dei suoi sentimenti per lei. Lei era così preziosa e cara per lui, era l'unica cosa importante che aveva. Vederla così lo spezzava, davvero.

Erano passate settimane da quando erano tornati dall'Albania e Tom non poteva dare la colpa a nessun altro se non a se stesso per quello che lei stava provando. Era tutta colpa sua e avrebbe preferito non creare un Horcrux piuttosto che vederla così. Avrebbe preferito essere solo un comune mago mortale piuttosto che vederla così fragile e malata.

Come è successo? Come ha fatto lui, il ragazzo senza sentimenti, senza nulla da perdere, a desiderare improvvisamente di cambiare tutto per amore di lei? Da quando lui era diventato così debole e vulnerabile?

"Mi ricordo, Tom," disse lei a bassa voce, quando lui pensava che stesse già dormendo di nuovo, "Mi ricordo il tuo dolore. Ricordo quello che hai passato per creare un Horcrux," fece una pausa mentre lui le prendeva la mano e la baciava dolcemente, "Non voglio rivivere tutto quel dolore adesso. Non credo di potercela fare," la sua voce si spezzò e Tom notò le lacrime abbandonare i suoi occhi. 

Come era potuto accadere?

Lui sospirò profondamente e non le lasciò la mano, "Non è stato del tutto insopportabile", mentì, "Inoltre, il dolore ne è valso la pena. Ne è valsa la pena perché so che sarò con te per sempre. La morte non può separarci, amore mio, nessuno può."