QUARTO CAPITOLO:

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<<Si può sapere perché devo tornare lì?>> la voce di Teresa era lievemente invasa da un pizzico di collera. Quel tanto che bastava per far capire a chiunque che era notevolmente nervosa.

<<Perché? Te lo dico io il perché! Perché sei stata una grande maleducata!>> urlò quasi la madre, infilandosi un guantone imbottito da cucina per estrarre un lungo vassoio triangolare e nero dal forno.

<<Ma io...cioè quel ragazzo...>> provò a risponderle la fanciulla, agitandosi dall'alto sgabello posizionato vicino al rustico piano bar dal marmo color panna.

<<Quel ragazzo voleva solo essere cortese e tu lo hai profondamente offeso senza alcuna valida motivazione!>> ribatté contrariata la donna, lasciando raffreddare il contenuto estratto dal forno sul piano bar.

Teresa prese una lunga boccata d'aria aspirando avida quel buon profumo di pane che si era comodamente sparso in tutta la cucina.

Scuotendo leggermente il capo si lasciò rapida alle spalle l'invitante fragranza per ritornare nuovamente ai suoi pensieri. Quegli stessi pensieri che non l'avevano abbandonata un solo secondo da quando era fuggita da LUI.

Sapeva in cuor suo che non era una caso. Non aveva mai creduto alle coincidenze ma allo stesso tempo nemmeno al paranormale. Malgrado cercasse di trovare una ragionevole soluzione a quanto successo, nulla sembrava razionale e capace di rispondere alle sue domande. Nulla riusciva a farle capire come fosse possibile.

Come fosse possibile che frammenti di sogni raccolti in incubi oscuri, potessero diventare realtà.

Non riusciva a capacitarsi di quanto il ragazzo dell'incubo e quello incrociato alla bancarella dei libri fossero simili. Di quante cose il loro aspetto avevano in comune. Di come quella voce all'inizio non riconosciuta fosse la stessa che l'aveva ammaliata e piegata alla paura in ugual modo.

Ma soprattutto quegli occhi. Quelle perle nere che in un secondo l'avevano fatta scattare; in un misero frangente di tempo l'avevano paralizzata e mandata in panico contemporaneamente. Più ripensava a quegli occhi feroci e neri più le gambe le tremavano. Non poteva crederci. Non poteva capacitarsi di come tanta bellezza fosse racchiusa dal puro orrore.

Una bellezza travolgente e gelida. Una bellezza che malgrado tutto non l'avrebbe stregata come la prima volta.

<<Quindi lo scimmione non è da solo?>> chiese Teresa cercando di afferrare una delle focacce. Sapeva che quando sua madre si metteva in testa una qualsiasi cosa l'unico capace di dissuaderla era al momento in viaggio per lavoro.

Non le rimaneva nient'altro che rassegnarsi all'idea di dover rincontrare il ragazzo dell'incubo.

La donna le schiaffeggiò la mano che stava cercando di afferrare prima del tempo il frutto del suo duro lavoro tra i fornelli.

<<Andiamo signorina; cerca di essere più gentile. In fondo non ti ha fatto nulla di male!>> puntualizzò in cerca di qualcosa tra gli stipi più bassi.

<<Non nella vita reale!>> mormorò la fanciulla tra sé e sé seguendo con lo sguardo il genitore che fortunatamente non l'aveva sentita.

Teresa avrebbe tanto voluto raccontare alla madre il perché di tanta riluttanza nei confronti di quello sconosciuto. Ma quanto assurda sarebbe risultata la sua storia?

Lo era fin troppo anche per lei. Come si può credere che un sogno diventi reale?

Eppure la prova era a pochissima distanza da lei.

In un semplice venditore di parole d'inchiostro intrappolate in pagine sottili e in attesa di essere liberate.

<<Trovato!>> urlò la donna sollevando sulla testa un contenitore ermetico con varia frutta rappresentata all'esterno.

PRESCELTI (Maledizioni sulla Pelle)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora