VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO:

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Rosmerie continuò indisturbata a canzonarla ma Teresa ormai era già da alcuni minuti che aveva preso a non ascoltarla più. C'era qualcosa in quel momento, qualcosa dentro di lei che lentamente stava crescendo e cercava con tutte le forze di uscire all'esterno. Si sentiva già stanca e debole per l'incontro in giardino con Dimitri che le era costato due volte la perdita di molto sangue, ma era sicura che non sarebbe riuscita a controllare quella cosa, qualunque cosa fosse, nemmeno se fosse stata nella sua forma migliore.
D'un tratto sentì come una voce bisbigliarle all'orecchio, si voltò per controllare che non ci fosse nessuno alle sue spalle e quando trovò solo il suo riflesso in uno specchio sussultò. La stanza era diventata terribilmente silenziosa e il buio si era fatto più fitto, non ricordava che fosse tanto tetra al suo arrivo.
<<Puoi farlo>> aveva sussurrato nuovamente la voce. Teresa si era voltata verso un altro specchio poco lontano da lei. Di Rosmerie e Dimitri sembrava non esserci più alcuna traccia. Sì avvicinò cauta all'oggetto da cui era sicura fosse uscita quella voce per assicurarsi di averlo realmente solo immaginato.
Toccò la superficie liscia e fredda dello specchio con un dito. La sua immagine riflessa cambiò con quel semplice gesto.
Una ragazza dai capelli neri e lisci, gli occhi inumani, scuri come quelli di un corvo. La pelle grigia, quasi senza più alcun briciolo di vita, con delle piccole venature nere a ricoprire zone non troppo precise.
Era lì, ferma al posto del suo riflesso, a fissarla divertita e in modo raccapricciante.
Teresa fece per scappare. Si fiondò verso la porta abbassando la maniglia più e più volte senza mai riuscire ad aprirla. Urlò il nome di Basil, di Dimitri e persino di Rosmerie. Era spaventata oltre ogni modo e quell'essere era ancora ferma lì, a fissarla con carità, impietosita da quel suo ridicolo tentativo di scappare.
<<Non puoi fuggire da te stessa!>> le aveva bisbigliato con voce roca, in un tono quasi familiare. Teresa solo allora la riconobbe. I lineamenti del volto, la forma delle labbra e degli occhi, la lunghezza dei capelli e la larghezza delle spalle, persino il vestito bianco non lasciava dubbi.
Quella era lei.
Mutata per chissà quale scherzo crudele, priva di ogni connotato umano e di segni di vita, ma quella che aveva di fronte era senz'altro se stessa.
<<Cosa vuoi da me?>> aveva balbettato afferrando un candelabro e puntandolo contro quell'orrenda figura.
L'essere per tutta risposta rise sonoramente passando in diversi frammenti di altri specchi fissi alle pareti della stanza, fino a spuntare alle sue spalle.
<<Cosa voglio io?>> chiese in un sorriso riluttante.
<<Forse sarebbe più corretto dire cosa VOGLIAMO!>> terminò teatrale.
Teresa si strinse nella spalle lasciando cadere il candelabro senza volerlo. Le sue mani non rispondevano più al suo controllo.
<<Cosa puoi saperne tu di cosa desidero?>> chiese preoccupata della risposta che a breve sarebbe arrivata. La conosceva, sapeva che erano due facce della stessa moneta indissolubili. Seppur tardi non aveva esitato nel riconoscerla come parte di sé.
La creatura spettrale chinò appena la testa su di un lato sorridendo perfida. Restò in silenzio qualche minuto poi riprese a parlare avvicinandosi con calma.
<< So quanto Rosmerie ti abbia fatto soffrire, so di tutto il dolore che ti ha procurato. È sempre stata ingiusta con te...con NOI!>> puntualizzò in un acceso sfogo d'ira. Teresa scosse spaventata la testa.
<<Ma adesso è arrivato il momento di prenderci la nostra rivincita. Di farle capire che non abbiamo nulla di cui vergognarci e per cui dobbiamo sentirci inferiori, anzi...>> lasciò in sospeso la frase prendendo a girarle intorno. A studiarla quasi.
Teresa si sentiva persa in alto mare con uno squalo in attesa soltanto del momento propizio per divorarla.
<<Io non voglio farle del male>> aveva così confessato sentendo le forze venirle meno. Stava cedendo, di lì a poco quella cosa...Quella parte di lei da sempre messa a tacere avrebbe prevalso, ne era certa.
La creatura la fissò per lunghi attimi in silenzio, come se provasse compassione per lei. Poi le afferrò il viso tra le mani gelide e senza vita e le soffiò in faccia un'unica parola...

PRESCELTI (Maledizioni sulla Pelle)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora