TRENTATREESIMO CAPITOLO:

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Sembrava una fiera, delle più terribili, quelle da temere costantemente.

La fronte in parte scoperta dai capelli corvini e umidi tanto da sembrare alghe, era grondante di sudore.

La camicia fin troppo semplice e leggera, di un opaco verde smeraldo, aderiva perfettamente al suo torace preda di un continuo alzarsi e abbassarsi dovuto solo in parte all'affanno. L'aria intorno a lui era calda e quasi soffocante, insieme all'odore di carne bruciata aveva portato Teresa quasi allo svenimento, eppure anche così mal ridotta non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.

Doveva aver corso fino a lì da chissà quale distanza per essere ridotto in quelle condizioni, i pugni lungo i suoi fianchi fremevano dalla rabbia e dal cieco, irrazionale desiderio di terminare ciò che aveva così sadicamente iniziato.

Alzò rapido il braccio portando le dita a pochi centimetri dal volto di Reginald la cui sicurezza e impeccabile forza fisica che Teresa stessa aveva saggiato attimi prima, sembrava essersi assopita difronte all'incubo di ogni singola anima di quel regno.

Il rosso chiuse l'occhio buono, l'unico ancora aperto, pregando silenziosamente affinché le fiamme che lo avrebbero divorato fossero risultate rapide se non indolori.

Era finita, non si domandava nemmeno perché fosse toccata a lui, in fondo non aveva agito in maniera differente dal normale ma in quel momento la rassegnazione era divenuta l'unico appiglio a cui potersi.

Aspettò il tocco corrosivo del suo padrone sentendo goccioline fredde e veloci correre lungo tutta la sua schiena. I secondi sembravano diventare interminabili, i minuti lunghi come ore intere. Attese ancora la sua ormai triste sorte percependo quell'indugio come l'ennesimo gioco sadico per cui il suo Re era vantato. Quando questa non sopraggiunse i suoi occhi, sfuggendo per un attimo al suo controllo, riapparendo da sotto le palpebre stremate e bagnate, gli rivelarono una scena che sembrava avere dell'incredibile.

La mano di Teresa si incastrò perfettamente in quella di Dimitri legandola quasi in un intreccio fatto di forza e dolcezza insieme.

La furia negli occhi animaleschi del re scomparve brevemente sostituita da confusione e incertezza.
<<Va bene così>> aveva spiegato lei cercando di riunire con la mano libera i pezzi di quello che una volta era un semplice abito. Il suo sguardo era una supplica più grande di quelle parole. Dimitri lo studiò attentamente con il proprio.

Senza trattenersi corse con gli occhi sempre più in basso, fino a raggiungere la pelle perlacea delle sue gambe ora ricoperte di graffi e segni violacei.

Sfregiata dal tocco di quel lurido essere che a stento riusciva a reggersi dignitosamente dietro di lei. La stessa donna che pochi attimi prima era alla sua completa mercé.

Alla sola idea delle mani sporche e ripugnanti della guardia lungo il corpo da cui lui stesso era stato tentato, la furia prese a bruciargli nuovamente nel petto portando il suo respiro a diventare più pesante e caldo.

Lasciando brillare un' ultima volta i suoi occhi si fece ancora più nero in volto.

Ringhiò mostrando i denti bianchi e lucidi in una fila perfetta interrotta soltanto ai lati simmetrici da due aguzzi e pericolosi canini.

Teresa alla loro vista cacciò con una smorfia al ricordo del dolore che le avevano procurato quando era stata maledetta.

Il Re si liberò rapido dalla sua presa con un feroce strattone, avviandosi verso il portone di cui la serratura era volata al centro del pavimento con alcune schegge. Dimitri doveva essere entrato in sala con la forza eppure la Prescelta non ricordava alcun rumore di legno in frantumi nel momento in cui era apparso. Ammirò la sua velocità e la temette allo stesso tempo mentre sotto il suo naso lo vide richiamare a sé alcune guardie. In tutto quel trambusto si erano tenute a distanza di sicurezza guardando la scena tra spavento e incertezza alla sommità dell'entrata.
<<Portatelo nella sala delle torture, con lui non ho ancora finito.>> ordinò risoluto senza alcuna obiezione da parte dei suoi uomini. Persino Reginald Ohrtons non si oppose alle guardie che lo scortarono rapide aldilà dello spesso portone, quasi come se sapesse che quello che lo aspettava era nulla in confronto alla sua totale scomparsa. Quando persino il tintinnio delle armi dei soldati contro le loro stesse armature, sparì in una nuvola di silenzio, Dimitri tornò con il proprio sguardo alla Prescelta che stretta in un angolo lo guardò scuotendo la testa contrariata. Probabilmente il suo concetto di perdono non era lo stesso che intendeva il Re.
Si avvicinò a lei con rapide falcate afferrandola per il mento quando la distanza fra loro poté essere misurata con pochi centimetri.

PRESCELTI (Maledizioni sulla Pelle)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora