TREDICESIMO CAPITOLO:

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Arrivata davanti alla piccola fontana in ferro aprì in un gesto lento e malinconico il rubinetto.

Il getto forte e non controllato le bagnò parte del vestito.

Tirando su con il naso cercò di tamponarlo con i pochi fazzoletti rimasti.

Dire che aveva soltanto peggiorato le cose era troppo poco.

La polvere bianca che era rimasta a contatto con l'acqua era diventata una pasta appiccicosa e impossibile da lavare. Le ferite già sanguinanti erano diventate due enormi buchi che coprivano l'intero ginocchio.

I sandali dagli strass neri e lucenti erano diventati un ammasso di sporcizia compatto e disgustoso.

Le ore che sua madre aveva passato per prepararla, la doccia che aveva accuratamente fatto prima di uscire, l'accortezza e i sacrifici fatti per sembrare più femminile, tutto sfumato.

Semplicemente seppellito in un vicolo sotto sacchi di cemento e spazzatura.

Riducendo il getto mise entrambe le mani a coppa per prendere una grossa quantità d'acqua fresca.

Gettandola sul volto mandò via tutto il trucco che ormai era sbavato sulle guance.

Si sentiva davvero una misera sempliciotta, troppo ingenua per capire il male, troppo debole per sopportarlo.

Rimettendo le mani a coppa si sciacquò il viso più e più volte, come se la tristezza e la disperazione che stava provando le fossero state dipinte in volto e lei non voleva altro che liberarsene.

Asciugandosi delicatamente si sciolse definitivamente l'acconciatura ormai non più definibile tale.

Gran parte delle forcine che sua madre aveva utilizzato si erano perse durante la sua corsa sfiancante e ogni singolo capello era sfuggito alla stretta dell'elastico spargendosi un po' ovunque.

Non si era mai sentita così umiliata. Perché le stava succedendo una cosa del genere? Perché in quel preciso istante non poteva esserci Basil a prendersi cura di lei?

Il motivo era molto semplice.

Basil non c'era perché era stata lei ad allontanarlo, lei e soltanto lei a preferire il fratello invece che lui, a preferire tanto dolore invece che sicura gentilezza.

Chiudendo definitivamente il rubinetto cigolante si voltò pronta a tornarsene a casa.

Avrebbe detto tutta la verità a sua madre, dal pomeriggio passato fuori, al furto del libro. Avrebbe scontato la giusta punizione e avrebbe trascorso i restanti giorni di fiera chiusa dentro. Lontano da Basil, lontano da Dimitri.

Lontano dal dolore che solo lui in quasi sedici anni di vita era riuscito a darle.

Alzando lo sguardo verso il cielo non trovò altro che nero.

Non il buio che un cielo privo di stelle poteva regalare, no. Soltanto il buio dei suoi occhi. Fermi, gelidi, severi. Soltanto suoi, soltanto per ucciderla più di quanto i suoi gesti non avessero già fatto.

<<Ti ho cercata dappertutto...>> ansimò con visibile stanchezza, evidentemente era vero, forse aveva addirittura corso pur di raggiungerla.

Scacciando quel pensiero Teresa arretrò pronta a fuggire via.

Non si sarebbe lasciata distruggere ancora una volta, non si sarebbe lasciata umiliare per l'ennesimo gioco sadico.

Afferrandola per entrambe le spalle Dimitri la bloccò al muro più vicino non dando alcun segno di volerla lasciare andare.

<<Lasciami!>> aveva urlato lei in lacrime, cercando inutilmente di divincolarsi.

PRESCELTI (Maledizioni sulla Pelle)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora