<<Credo si stia svegliando>> aveva mormorato una vocina al suo orecchio. Teresa si stropicciò gli occhi storcendo le labbra in una smorfia. C'era fin troppa luce in quella stanza e le coperte che sembravano avvolgerla erano tutte ingarbugliate intorno a lei tanto da farla sentire legata. Cercando di aprire gli occhi e mettere a fuoco voltò la testa di lato, incontrando due occhioni azzurri dalle sfumature verde pastello.
Teresa si mise a sedere guardando loro e il piccolo proprietario con un certo sospetto.
Un bambino dagli splendidi capelli color cioccolato la guardava con le mani poggiate sul bordo del letto su cui si trovava, nascondendo per metà il viso tondo e paffuto.
Prima di porsi qualsiasi domanda si guardò intorno spaesata. Si sentiva bene se non per una leggera debolezza che nonostante fosse seduta, la faceva sentire stranamente pesante. Osservò la stanza scoprendo con scarso entusiasmo che si trattava di quella assegnatale da Dimitri. Se non altro almeno adesso ricordava perfettamente dove si trovava ed era meno confusa del suo precedente risveglio. Non rammentava bene il perché ma nella sua mente scorgeva nitidamente l'immagine di Dimitri sparire dietro la porta dopo la sua confessione e la sensazione opprimente che le aveva smorzato il fiato fino a farle perdere i sensi.
Riemerse dai suoi pensieri sentendo il bambino correre e fermarsi soltanto dietro le lunghe gambe di un ragazzo che Teresa fino ad allora non aveva minimamente notato. Nell'ombra, in fondo alla stanza sembrava indaffarato a versare alcune erbe all'interno di una ciotola in ceramica. Il bambino lo tirò per i lunghi pantaloni continuando a fissare Teresa seminascosto. Come il ragazzo di cui ancora non riusciva a scorgere il volto, indossava un completo da maggiordomo munito di scarpe lucide all'italiana e dei morbidi guanti bianchi con due cuciture sul dorso.
<<Oliver non fissare la nostra paziente, la stai mettendo a disagio>> convenne lo sconosciuto non arrestando il suo operato. Il bambino fece quando detto abbassando gli occhi grandi e luminosi verso le scarpette che stava indossando.
"È davvero carino."
Pensò Teresa sforzando un sorriso, il piccolo ospite ricambiò timidamente sapendo di aver trasgredito all'ordine nell'essere tornato guardarla.
<<Perdona la curiosità di mio fratello>> aveva esclamato educatamente il ragazzo avvicinandosi ai candelabri fissi alle pareti in prossimità del letto. I lunghi capelli scuri erano legati in un composto ed elegante codino. Gli occhi simili a quelli del bambino spiccavano su un viso sottile ma dai tratti marcati. Nonostante la corporatura esile era il doppio di lei e la piccola ciotola nelle sue mani sembrava quasi un gioco delle bambole.
<<Perché siete qui?>> aveva chiesto Teresa dopo aver sistemato meglio le coperte, avendo ricordato proprio in quel momento di stare indossando solo la camicia da notte.
Il ragazzo si fece più vicino porgendole la ciotola delicatamente. Teresa la prese senza fiatare e se la poggiò sul ventre. L'odore non era dei migliori e il colore verdognolo non dava alla pasta semiliquida e molliccia un aspetto molto invitante.
<<Sono Arthur, il medico di corte>> aveva spiegato tranquillo lui.
<<Il nostro Re ci ha ordinato di tenerla sotto controllo in attesa che la febbre guarisse del tutto.>> terminò lasciando che il suo viso venisse incorniciato da un delicato sorriso.
Teresa lo studiò attentamente per poi spostare il proprio sguardo sul bambino.
<<Lui invece è mio fratello Oliver, mi ha aiutato nel recuperare gli ingredienti necessari per preparare la tua medicina>> continuò il ragazzo presentatosi come Arthur, incoraggiando con una leggera spinta il bambino ad avanzare.
Teresa non poté fare a meno di intenerirsi.
Abbassandosi alla sua altezza per quanto gli fu possibile Arthur bisbigliò qualcosa all'orecchio del bambino che dopo un breve inchino sparì aldilà della porta.
<<Grazie>> mormorò Teresa indicando la ciotola con un rapido gesto della testa. Malgrado l'aspetto rivoltante sembrava essergli costato grande impegno. Arthur tossì dietro un pugno cercando di schiarirsi la voce. Sembrava volerle parlare ma qualcosa lo tratteneva mettendo in risalto il suo disagio.
<<Mia signora...>> mormorò di punto in bianco inchinandosi. Usando un tono e un atteggiamento formale e fin troppo altezzoso per lei.
<<Comprendo se rifiuterete in vista della vostra convalescenza ma avrei una richiesta da farvi>> esitò ancora lasciando che dai suoi occhi trasparisse il lieve ma percettibile timore.
Teresa sbatté le palpebre più volte leggermente stupita e confusa. Annuendo ritmicamente lo convinse a continuare e ad alzarsi.
<<Nel regno del fratello del Re vi siete senz'altro imbattuta in una giovane ragazza sua ancella. Vive al palazzo e possiede dei lunghi capelli rossi.>> spiegò con lentezza.
<<Ti riferisci a Sbarina?>> domandò la Prescelta rigirandosi la ciotola tra le mani.
Il ragazzo annuì con enfasi lasciando che i suoi occhi brillassero di speranza.
<<Se doveste rivederla potreste darle questo?>> chiese umilmente senza troppi giri di parole porgendole una piccola pergamena dal sigillo verde e due nastri colorati liberi di ciondolare nel vuoto.
Teresa prese l'oggetto delicato fra le mani e lo posò accanto a sé annuendo poco convinta. Non sapeva se e quando sarebbe potuta tornare al regno di Basil ma non voleva deludere le aspettative di quel giovane che continuò per diversi minuti a ringraziarla. Sembrava stranamente educato e gentile per appartenere a quell'inferno. Essere arrivato lì in compagnia di un bambino le fece drizzare la schiena invasa da mille brividi.
<<Come hai conosciuto Sabrina?>> chiese la ragazza non riuscendo a reprimere la sua innata curiosità. Non voleva sembrare sfacciata ma parlare dopo tutto quel tempo di totale silenzio con qualcuno che non mirava a ferirla, avrebbe giovato senz'altro la sua incolumità mentale.
Il ragazzo sospirò scuotendo leggermente la testa. Sembrava che il ricordo in questione gli procurasse non poche difficoltà e dolore.
Teresa si pentì quasi subito della sua richiesta.
<<Accadde tanto tempo fa>> incominciò dopo ancora pochi attimi di smarrimento.
<<Esercitavo la mia professione all'interno di un palazzo non molto diverso da questo. Il mio compito era quello di servire fedelmente il ricco feudatario che aveva accolto sia me che mio fratello. Era un uomo burbero e piegato dall'ignoranza, tutto ciò che possedeva era stato preso ad altri con forza e violenza. Ma tra tutti i tesori che possedeva il più prezioso ai miei occhi era Sabrina. All'epoca sua figlia, aveva sempre dimostrato essere la creatura più dolce e di buon cuore che avessi mai visto. Era bella come una rosa e io ben presto non potei fare a meno di innamorarmene. Amavo tutto di lei e scoprire una notte di essere ricambiato in quell'amore per poco non mi fece uscire il cuore dal petto>> prese fiato durante una breve pausa, sorridendo e guardando un punto non preciso delle sue mani con aria sognante.
<<Ma come ogni rosa anche Sabrina aveva le sue spine. Suo padre passava spesso a ferire sia lei che i propri sudditi facendo accrescere costantemente in me odio e rancore. Non potevo fare nulla per proteggerla e se avessi chiesto la sua mano quell'uomo avrebbe fatto uccidere entrambi per il disonore. Una sera d'inverno quel vecchio porco aveva bevuto più del solito e come spesso accadeva si era accanito su Sabrina, questa volta con una violenza tale da ucciderla. Arrivò nel mio studio in cui si trovava anche Oliver barcollando e ridendo, con il corpo tumefatto di Sabrina tra le braccia. Mi chiese di nasconderla e di dare vita alla voce che come una sgualdrina sua figlia era fuggita con chissà quale forestiero. Persi ogni briciolo di ragione. Non badai nemmeno ad Oliver rannicchiato in un angolo a singhiozzare. Mi fiondai sull'uomo con tutto l'odio e la rabbia che il mio cuore sanguinante poteva contenere. Lottammo allungo ma nonostante fosse ubriaco quell'essere rivoltante ebbe la meglio. Aveva un corpo allenato per aver partecipato a diverse campagne militari, in confronto io non ero nulla. Sguainò la spada mentre disteso a terra aspettavo rassegnato la mia fine ma il colpo non arrivò mai. Oliver aveva preso, senza farsi scorgere, il pugnale che quel dannato teneva sempre per riserva al fianco e lo aveva pugnalato da dietro, dritto al cuore. Spaventato e in lacrime dal suo stesso gesto corse da me. Incapace di accettare quell'orrore. In fondo era solo un bambino. Cercai di rassicurarlo ma ormai non potevamo più rimanere in quel regno. Quella stessa notte rubai una barca e insieme cercammo di fuggire per mare ma ancora una volta il destino ci fu avverso. Ci inoltrammo in una tempesta e sia io che Oliver annegammo in un mare gelido e buio per risvegliarci qui. In un luogo che avrebbe per sempre ricordato ad entrambi le nostre colpe che seppur giustificate erano intrise di sangue>> terminò il racconto abbassando la testa stanco e sconfitto. Teresa in lui rivedeva il dolore per la perdita dell'amata e il rimorso per aver con quel gesto condannato anche il fratello. Guardando la pergamena al suo fianco si chiese se Sabrina sapesse quanto successo dopo la sua morte. Se malgrado tutto il suo amore per Arthur non fosse vacillato ma cresciuto col tempo. Rimanendo in silenzio dopo diversi minuti guardò Arthur alzarsi. In seguito a un breve inchino e altri ringraziamenti si congedò per procurarsi il necessario per un altro indispensabile infuso.
Teresa guardò la ciotola che le aveva lasciato sentendo la tristezza ritornare al suo fianco. L'amore era qualcosa di crudele e doloroso. Ormai lo aveva accertato a sue spese. Seppur con felici inizi terminava proprio quando la persona amata diventava indispensabile rendendo quella inevitabile separazione più atroce e deleteria di qualsiasi altra ferita.
Accarezzando la pergamena si voltò verso le luci delle candele con aria affranta. Lei più di Arthur meritava quel destino nel regno delle tenebre, accanto a qualcuno che avrebbe riaperto in lei vecchie cicatrici e portato alla nascita delle nuove. Chiuse per un istante gli occhi e ripensò alla sua famiglia, a Rosmerie, a quella che ormai non poteva più definire casa. Si sentiva sporca e sola, macchiata di una colpa che nemmeno poteva negare di avere voluto.
Beandosi del silenzio cercò di trattenere le lacrime. Non c'era nulla che avrebbe potuto salvarla.
Nota autore:
Anche nella versione precedente del racconto il piccolo Oliver e il fratello maggiore Arthur erano presenti, ad essere diversa era la storia d'amore con Sabrina e il suo passato scellerato e tormentato. Ho voluto riadattarli alla nuova versione della storia smussando i lati difficili del giovane per renderlo così come è stato attualmente presentato in questo capitolo. Sapendo del lor passato ci sarebbe molto da discutere al vederli collocati in questo regno: il giovane Arthur, innamorato e da sempre un uomo corretto, il piccolo Oliver, sensibile e timido, così tenero nell'età, sono la dimostrazione che basta una sola scelta sbagliata per condannare un'intera esistenza, anche quella che all'apparenza può sembrare la più innocente e giusta nei fini. Il luogo in questione che li ha accolti non considera minimamente tutto il loro passato ma la gravità delle azioni reputate oggettivamente come sbagliate. Personalmente non concordo a pieno con questa convinzione ma ho voluto che in questo regno fosse palpabile ed evidente il dolore e il male in diverse forme e penso che i due personaggi in questione possano darne un piccolo accenno.
Il nome completo del medico di corte è Arthur Herlhyl. Nelle foto trovate rispettivamente come avevo immaginato grossomodo sia lui che il fratellino Oliver.
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PRESCELTI (Maledizioni sulla Pelle)
ParanormalPrimo libro della saga "Maledizioni sulla pelle" di stregatto69 #3 in Paranormale il 13/09/2015 TRAMA. Teresa è nel pieno delle vacanze estive, la scuola è giunta al termine e un periodo propenso di divertimenti e festeggiamenti è l'unica vetta a c...