***Capitolo 16: Avvertimento

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Il problema sei tu Jane.

Aron mi guardava e io guardavo lui. L'aria era tesa e fragile allo stesso tempo.

Al centro del petto sentivo qualcosa di non piacevole, simile a dolore e se non era dolore ci andava molto, molto vicino. Ero spaesata, come quando iniziava un temporale dal nulla e non capivi da dove fosse uscito perché fino a un minuto prima c'era il sole.

"Io sono il problema?", chiesi infine. Fui grata che la voce non mi vacillò.

Aron interruppe il contatto visivo. "Non te come persona." Scalciò piano un sasso col piede, poi sembrò riacquistare il controllo sulle sue espressioni e rialzò lo sguardo. "Più le tue reazioni. E quelle che potresti avere in futuro." Mi limitai a guardarlo, in attesa che spiegasse. "Temo che tu possa affezionarti nel modo sbagliato a me."

Nel modo sbagliato? Andare oltre l'amicizia, intendeva?

"E a te invece non può capitare?"

Il mio cuore batteva veloce, per un motivo diverso dal dolore adesso, ansia, agitazione. Quegli occhi verdi erano senza pietà, superati forse solo dalle sue parole.

"Non è che non mi possa capitare, è che non permetto più che accada."

"Perché?"

Aron mi guardò in silenzio, gli occhi ora una muraglia impenetrabile. Cosa ti tormenta, volevo chiedergli, cosa ti blocca, cosa non vuoi raccontarmi del tuo passato, che demoni nascondi dietro quel viso da angelo.

"Mi sto affezionando, è vero", ammisi quando capii che non avrebbe rivelato nulla. Avevo il cuore a mille, ma cercai di restare calma, nonostante tutto. "Ma è naturale affezionarsi ai propri amici."

Aron incrociò le braccia. "Mi consideri tuo amico?"

Annuii sincera. "Tu no?"

Un sorriso pigro gli curvò le labbra. "Sì."

Poi fece un passo avanti e io automaticamente, quasi inconsapevolmente, ne feci uno indietro. Aron sollevò un sopracciglio di fronte alla mia reazione e si morse l'angolo del labbro inferiore, di nuovo pensieroso.

"Cos'è cambiato da quella volta ai binari?", chiese. "Mi avevi detto che con i tuoi amici non ti comportavi come io faccio con te."

Incrociai le braccia anche io, ma per proteggermi da qualcosa che stavo facendo fatica a gestire. Aron aveva sempre la capacità di tenermi sulle spine, era impossibile per me cercare di capire come sarebbe potuta andare una conversazione, tanto meno provare a indirizzarla su argomenti che volevo io.

"L'hai detto tu stesso." Mi strinsi i gomiti e presi un respiro profondo prima di finire la frase. "Esistono vari tipi di amicizia."

Sentii il peso di quelle parole appena lasciarono la mia bocca.

Dall'espressione di Aron capii che anche lui aveva colto il significato sottointeso. Lo avevo detto sul serio?

"E invece per te cos'è cambiato da quella volta ai binari?", continuai. "Mi avevi detto che non cercavi divertimento da me."

"Quello non è cambiato. Non passo il tempo con te perché voglio portarti a letto."

"Allora perché quella volta con le fragole, perché questa conversazione adesso?"

Ripensai al pezzo di fragola che aveva rubato con la lingua dall'angolo della mia bocca e sentii un vuoto allo stomaco.

"Sei arrossita", mormorò piano, sfiorandomi la guancia con l'indice. "A cosa stai pensando?" Chiusi gli occhi per un istante, poi gli riaprii ma non dissi niente. "Non so cosa risponderti", ammise allora. "Penso che adesso mi piaccia la tua compagnia tanto quanto mi piace vedere come reagisci quando ti tocco."

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