Ancora sospesa in quel limbo tra il sonno e la realtà, mi resi conto che la pelle della vita, dei fianchi e della pancia, sembrava essere più sensibile del solito, come se ci fosse una leggera elettricità che la percorreva, appena percepibile.
Sbattei le palpebre contro la luce che penetrava soffusa dentro la tenda. Faceva caldo, come se il sole fosse alto ormai da ore.
Quando abbassai lo sguardo sulla mia pancia non riuscii più a distoglierlo dal braccio di Aron. Era avvolto attorno alla mia vita, a contatto diretto con la mia pelle nuda, lì dove il tessuto della maglietta si era alzato nel sonno, e quel contatto diretto era ciò che sembrava provocarmi quella sensazione simile ad elettricità.
Mi tirai su sui gomiti e gli spostai il braccio perché, per quanto non volessi muovermi neanche di un centimetro, adesso che ero sveglia il calore del sole all'interno della tenda stava diventando insopportabile. Non vedevo il suo volto, era girato dalla parte opposta. Cercai di fare piano per non svegliarlo e sembrò funzionare perché non si mosse, ancora disteso a pancia in giù, gli occhi chiusi, i ricci in disordine.
Tornata dalla doccia, mi avvicinai al centro della radura. Erano già tutti alzati e la luce del sole era molto più forte rispetto alle altre mattine. "Che ore sono?"
"Ah, ben svegliata, bella addormentata!" Caleb mi sorrise. "Alla buon'ora."
Rose si abbassò gli occhiali da sole. "Sono le undici passate."
"Oh." Le altre mattine ero sveglia già da ore ormai, ma a quanto pareva le nuotate al lago mi avevano stancata più del previsto.
Lanciai un'occhiata alla tenda quando poco più tardi Aron uscì, anche lui con la mia stessa aria confusa e le guance arrossate dal caldo. Sentii un vuoto allo stomaco quando ripensai al suo braccio attorno alla mia vita e mi affrettai a prendere una briosce, come se quella potesse far andare via la morsa allo stomaco e il batticuore.
Ero stanca di fare colazione con le briosce confezionate e mi mancava la frutta, ma il pensiero che fra due giorni avrei potuto tornare a mangiarla non mi rendeva felice perché significava che non saremmo più stati alla radura.
Mi sedetti sul telo e staccai un pezzo di briosce, ma prima che potessi portarlo alla bocca qualcuno me lo rubò via dalla mano.
"Hey!", esclamai guardando in su con un cipiglio.
Aron mi fece un sorriso sghembo prima di masticare. "Non stare corrucciata", disse poi e con l'indice e il medio mi distese la linea tra le sopracciglia. "Non ti si addice."
Gli allontanai la mano con uno sbuffo e lui mi spinse la fronte col dito facendomi barcollare all'indietro. Gli lanciai un'altra occhiataccia. "In che vena ti sei alzato stamattina, eh?"
In risposta mi tirò il labbro inferiore tra pollice e indice e a quel punto gli schiaffeggiai via la mano, le guance infuocate. "Aron!" Ma si stava già allontanando verso i bagni ridacchiando per sotto.
Mi schiarii la voce per non sorridere di fronte agli altri. "Che c'è?", chiesi guardando Rose mentre cercavo di resistere dal toccarmi il labbro.
"Oh, niente, niente!", si affrettò a rispondere rimettendosi gli occhiali da sole. "Assolutamente niente."
***
Furono le voci a catturare la nostra attenzione perché erano totalmente inaspettate e provenivano da un luogo che era stato altrimenti silenzioso per giorni.
Ci voltammo confusi verso gli alberi dove le voci si facevano sempre più vicine e nitide, finché al limite del bosco non spuntarono tre figure le quali si bloccarono a loro volta quando ci notarono.
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Ricordati quando
RomanceDal capitolo 1: C'era un motivo ben preciso per cui mi tuffavo da una scogliera alta venti metri. Era l'unico modo che mi era rimasto per sentirmi viva. Quello, ed ogni altra cosa pericolosa o rischiosa. Volevo sentire il cuore battere all'impazzat...