Ad Aron non sembrava importare che avessi i palmi sbucciati perché scivolò una mano lungo il mio braccio sinistro, incrociò le nostre dita e strinse forte. Fece la stessa cosa con l'altra mano, e poi le portò entrambe in alto, ai lati della mia testa, schiacciandole contro il materasso.
Non cercai di liberarmi, rincorsi quel pizzicore, incapace di negare a me stessa il calore che si accumulava pesante alla bocca dello stomaco.
"Troppo?" Aron mi strinse le mani e sentii bruciare. Si abbassò, concedendomi una tregua dai suoi occhi, per baciarmi il collo, le clavicole, il petto, le guance.
"No", sospirai ed uscì più come una supplica mentre l'effetto che un accenno di dolore poteva causare quando il corpo era in preda al piacere mi diventava sempre più familiare.
"No?", confermò, la voce bassa contro il contorno dell'orecchio, un morso sul lobo, un cenno di stupore e ilarità e innegabile attrazione nella voce.
Scossi la testa, incapace di rispondere. Non facevo in tempo a respirare tra le parole che una seconda spinta arrivava dentro di me, e poi di nuovo, e di nuovo.
Quello che stavamo facendo non assomigliava per nulla a quello che avevo fatto con quel ragazzo della scuola, con tocchi impacciati e sguardi sfuggenti. Era totalmente nuovo. Adulto e intenso, forte, incredibilmente piacevole e dolorosamente intimo.
Potevo sentire ogni centimetro di Aron, dentro e fuori di me, il profilo del suo corpo contro il mio, la curva dei muscoli dell'addome e la presa forte delle sue dita, lo spigolo delle anche e la morbidezza della pelle.
"Non ho mai visto nulla di più bello del tuo viso in questo momento", mormorò, il respiro pesante, le parole spezzate da un gemito rauco mentre affondava senza sosta dentro di me. "Avevo pensato la stessa cosa prima, quando eri in ginocchio per me." Il modo in cui disse per me mi fece boccheggiare e il rumore che feci, basso nella gola, fu vergognosamente disperato. "Ma questo", continuò. "Questo lo batte."
Col pollice mi premette sul labbro inferiore prima di infilarlo e spingere contro la mia lingua. Mi lasciò un bacio al centro della bocca e poi mosse il bacino in una spinta ancora più profonda che mi lasciò senza fiato.
Qualcosa lo fece ridere. "Se non fosse così bello scoparti scenderei ora dal letto per prendere il mio quaderno e disegnarti." Sorrise. "Dovrò accontentarmi della mia memoria."
"Non serve che ti accontenti della tua memoria", biascicai stringendo le lenzuola tra le dita, cercando disperatamente un appiglio adesso che non avevo più le sue mani a cui aggrapparmi. "Possiamo rifarlo quando vuoi."
Il sorriso che mi restituì mi diede i brividi.
"Ti sta piacendo così tanto che già pensi alla prossima volta?" Fece scorrere i palmi nell'interno della mia coscia, il muscolo cedette sotto la sua presa e gemetti quando mi pizzicò la pelle, nel punto in cui era più morbida e sottile. "Sono così bravo che già non non ne hai abbastanza?"
Aprii la bocca per rispondere a tono alla sua arroganza, ma fui bloccata da una nuova spinta e sentii il fiato venirmi meno e quello che mi uscì fu soltanto un gemito.
Ogni suo movimento mi faceva trasalire, la pelle elettrizzata, troppo sensibile, perché già mi aveva fatta venire una volta, solo con la sua bocca, prima, quando mi aveva buttata sul letto e aveva deciso di prendersi il suo tempo per farmi perdere la testa, per poi ricominciare tutto da capo, quella volta dentro di me.
Lasciai cadere lo sguardo sul suo addome teso, la pelle lucida per lo sforzo, e poi più su dove la conchiglia color perla si muoveva avanti e indietro con noi. Aron allargò le dita sulla mia pancia, osservò con occhi persi l'immagine della sua mano sulla mia pelle, il mignolo e il pollice vicino ai fianchi, osservai a mia volta come apparissi piccola sotto il suo palmo e sentii la testa girare, mi lasciai ricadere sul cuscino, chiusi gli occhi.
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Ricordati quando
RomanceDal capitolo 1: C'era un motivo ben preciso per cui mi tuffavo da una scogliera alta venti metri. Era l'unico modo che mi era rimasto per sentirmi viva. Quello, ed ogni altra cosa pericolosa o rischiosa. Volevo sentire il cuore battere all'impazzat...