***Capitolo 4: Intrusa

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"Jane, ti prego vieni qui!", urlò disperato Ethan vicino al limite frastagliato della scogliera.

C'erano tutti: Rose, Caleb, Alissa, Brandon, Simon e Jeremy. Gli ultimi due ci stavano aspettando giù, alla spiaggia. Mi avvicinai e gli strinsi la mano che mi stava allungando, cercando di infondergli sicurezza. Era arrivato il momento per Ethan di scontare la penitenza per aver perso la scommessa contro Rose e mi aveva pregato di saltare dalla scogliera con lui.

"Guarda quanto è alto!", si lamentò.

Mi sporsi un po' e guardai la distesa blu scuro sotto di noi. Non era così alto, sapevo per certo che anche alcuni ragazzini più piccoli si buttavano da lì. Era anche una giornata senza vento, perciò il mare era calmo e sembrava invitarci a raggiungerlo. Mi slacciai le scarpe e le tolsi. La roccia scura era ruvida e pungente sotto i piedi nudi.

"Stai tranquillo, ma ricordati di saltare dritto, non di pancia", dissi togliendomi la felpa. Ethan era già in costume e la pelle d'oca ricopriva le sue braccia. "Magari scopri che ti piace, è come volare."

"Ma l'acqua è fredda!", si lamentò. Non eravamo andati di mattina, avevamo aspettato metà pomeriggio in modo che l'acqua fosse un po' meno fredda, ma il sole di inizio Aprile non riusciva a scaldare più di tanto. "Mi vendicherò, sappilo!", aggiunse poi rivolto a Rose. La ragazza bionda ridacchiò.

Tolsi anche i pantaloni e passai a Rose tutti i miei vestiti, chiedendole di portarmeli poi giù alla spiaggia.

"Bel culo, Harrison!", fischiò Caleb dietro di me.

"Piantala altrimenti ti butto giù", dissi, e quando mi girai a lanciargli un'occhiataccia mi regalò il suo sorriso strafottente. Mi rivoltai verso il mio migliore amico.

"Okay, Ethan. Guarda come faccio e poi seguimi, d'accordo? Ѐ meglio che ti lanci da solo piuttosto che ti spingano giù."

Presi la rincorsa, saltai e mi lanciai dalla scogliera. Ed era davvero come volare. Sentii la familiare sensazione del vento fra i capelli e del vuoto sotto i piedi e rabbrividii al contatto con l'acqua gelata. La caduta era durata molto meno rispetto a quello a cui ero abituata quando mi lanciavo dalla mia scogliera, ma era comunque liberatoria.

Poco dopo riemersi, prendendo una boccata d'ossigeno. Mi tolsi dalla faccia i capelli bagnati e feci segno a Ethan di saltare. Dopo infiniti secondi di esitazione, Ethan si buttò urlando come un pazzo. Quando riemerse dall'acqua si rimise ad urlare, su di giri, e poi mi strinse in un abbraccio facendoci riandare entrambi sotto acqua. Quando ritornammo in superficie cominciai a ridere anche io.

"Ti è piaciuto? Vuoi che lo rifacciamo?", chiesi. Non vedevo l'ora.

"Sei pazza? Assolutamente no! È stata la cosa più terrificante che io abbia mai fatto in vita mia, però ti dà un scarica pazzesca", ammise.

"Già", mormorai. Era il motivo per cui facevo quel genere di cose.

Nuotando raggiungemmo la riva ed Ethan si buttò disteso a pancia in su sull'asciugamano e fissò il cielo, le braccia spalancate.

"Copritevi prima che le labbra vi diventino viola", disse Jeremy passandoci due asciugami. I suoi capelli rossi con il sole sembravano infuocati.

Avvolta nel telo bianco mi portai le gambe al petto e mi abbracciai le ginocchia guardando Ethan mentre si asciugava in fretta e si infilava i vestiti, i denti che sbattevano.

Poco dopo Rose e Caleb ci raggiunsero.

"Sei stato bravo", disse Rose sorridendogli. "Almeno posso vantarmi di averti fatto affrontare la tua paura più grande."

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