***Capitolo 11: Presentazioni

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Infilai i libri nella borsa e mi incamminai fuori dall'aula seguendo la folla di studenti che si accalcava per uscire.

"Allora", disse Rose. "Dove devi andare che non puoi venire al campo con me? Hai visto quanti compiti ci ha dato la Rogers per domani? Volevo iniziarli subito."

"Li farò stasera." Mi spostai quando due ragazzi ci sfrecciarono accanto per raggiungere le scale. "Devo vedermi con Aron."

Rose si appoggiò sul corrimano, le sopracciglia sollevate e le labbra strette per trattenere un sorriso. "Oh, davvero?"

"Avanti, cammina", la incitai spingendola.

"Che farete?"

"Non lo so, non me l'ha detto. Ma viene a prendermi a scuola, quindi non fare scenate e non accompagnarmi fino alla sua macchina."

"Ma io volevo conoscerlo!", si lamentò. "Ho mentito quando ho detto che mi fidavo di te, devo vederlo di persona per controllare che non sia un serial killer."

Alzai gli occhi al cielo ma sorrisi. "Lo conoscerai, ma non adesso."

"Portalo al campo dopo!"

Mi morsi l'interno della guancia, incerta. "Non so se sia una buona idea, non penso accetterebbe."

"Perché no? Dai, potrei anche aver già detto agli altri che ci avresti fatto conoscere l'amico dello Sten's."

"Rose!"

"Scusami, hai ragione, non avrei dovuto", si affrettò a dire. Uscimmo fuori e fummo accolte dal sole. "Ma non preoccuparti, eh? Sono tutti contenti di conoscerlo."

Mi fermai e le lanciai un'occhiata non convinta. Non me la bevevo. Perché dovrebbero essere stati contenti di conoscerlo? Non sapevano neanche chi fosse, non ne avevo parlato con nessuno se non con Rose.

Di fronte alla mia espressione si fermò a sua volta e distolse lo sguardo. "Okay...forse ho esagerato quando ho detto tutti. Intendevo Alissa."

Chiusi gli occhi per un istante, cercando di stare calma. Non potevo strozzare la mia migliore amica, giusto? Quando ripensai a quella sera allo Sten's e a come Alissa mi avesse chiesto il numero di Aron, d'un tratto commettere un omicidio davanti agli occhi di così tanti testimoni non mi sembrava poi così infattibile.

"Jane?", mi richiamò Rose, ridendo nervosa. "So che gli altri sono già lì. Quando riavrai un'altra occasione in cui sono tutti presenti? Passate un minuto, poi andate a fare quello che dovete fare...non voglio neanche sapere cosa", aggiunse storcendo il naso.

"Non è troppo presto per presentargli i miei amici?"

"No, perché siete solo amici, non state insieme né vi state frequentando." Mi lanciò un'occhiata come a sfidarmi a controbattere. Quando non dissi niente continuò, "Quindi non c'è niente di strano."

"Posso provare a chiedere, ma non penso verrà."

Alzai una mano in segno di saluto e ricominciai a camminare, intimandola a non seguirmi, e mi diressi verso il parcheggio esterno.

Feci qualche respiro profondo, cercando di concentrarmi sul calore del sole sulla pelle del viso e di calmare il cuore che già batteva più veloce ancora prima di vedere l'oggetto del suo nervosismo.

Quando uscii dal cancello principale e raggiunsi il parcheggio, non fu difficile notarlo.

Era appoggiato con la schiena alla fiancata di una jeep nera, le braccia conserte e i piedi incrociati, in una posa assolutamente rilassata.
Indossava un paio di pantaloni neri di tuta che gli cadevano fin troppo bene sui fianchi e una maglietta bianca a maniche corte. Si passò una mano fra i capelli e io quasi inciampai.

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