Camminare per la città mano nella mano con Matt era strano. Non spiacevole, solo strano. La prima volta che era successo gli avevo assicurato che mi andava bene, tenerci per mano, ma non sapevo chi stessi cercando di rassicurare di più, Matt o me stessa.
Quando ci fermavamo davanti alle vetrine dei negozi mi tirava più vicina a sé, interrompendo il suo discorso per mostrarmi qualcosa che gli piaceva.
Mi stava raccontando della sua famiglia, dei suoi nonni che vivevano in Italia. Mi piaceva sentirlo parlare della sua vita perché mi faceva sentire in qualche modo più vicina. E avevo un disperato bisogno di sentirmi vicina a lui perché in realtà mi sentivo incredibilmente lontana.
Così decisi di aprirmi e mostrare a mia volta qualcosa di personale.
"Matt, mi chiedevo...vuoi venire con me al negozio di fotografia? Devo far sviluppare alcune foto."
***
La porta si aprì con un leggero tintinnio.
"Ciao, Paul."
Il vecchio dietro al bancone, con gli occhiali spessi e una calvizie ormai evidente, sollevò la testa al nostro arrivo e mi regalò un sorriso smagliante.
"Jane!", esclamò piacevolmente sorpreso. "Che bello rivederti!" Si tolse gli occhiali e li posò sul tavolo. "Altre foto?"
"Tutte qui", annuii porgendogli la memory card. Lo guardai passare le foto sul computer. "Sono diverse dal solito. Spero non ne rimarrai deluso."
"Non accadrà." Mi ridiede la memory card con un occhiolino e i baffi grigi si sollevarono quando sorrise. "Puoi tornare a ritirarle fra qualche giorno."
"Okay, ti ringrazio, Paul." Mi voltai verso Matt trovandolo intento a guardare le varie fotografie appese alla parete. "Oggi non posso restare a chiacchierare, ma prometto che la prossima volta mi tratterrò il doppio del tempo."
"Nessun problema, Jane", disse bonario, le rughe sulle guance accentuate dal sorriso. "Andate a divertirvi."
Mi sentivo contenta, ed emozionata, come ogni volta che portavo a far sviluppare le mie foto. Ero impaziente di vederle finalmente su carta e di poterle appendere nella mansarda.
"Dai forza, mostrami le foto", mi incalzò impaziente Matt una volta fuori dal negozio, cercando di rubarmi la borsa.
Ridendo cominciai a correre verso il parco per allontanarmi da lui, ancora presa dal mio momento di euforia. La mia fuga non ebbe successo perché ben presto sentii le sue braccia intrappolarmi.
"Okay, te le mostro, te le mostro!", mi arresi. Solo allora si fermò e potei finalmente riprendere fiato.
"Bene", disse, distendendosi sull'erba.
Nella nostra città c'erano dei grandi parchi, ma erano più a nord, vicino a dove abitavo io. Qui eravamo nella zona ovest perciò dovevamo accontentarci di quello sprazzo d'erba con due panchine e una statua piuttosto brutta al centro.
Col fiato ancora corto per la corsa e le risate, tirai fuori dalla custodia la macchina fotografica e gliela porsi già accesa. Osservai la gente per un po' prima di arrischiare un'occhiata verso di lui. Sul suo volto vi lessi stupore. Sorrisi.
"Hey! Sono davvero delle belle foto!", esclamò con lo sguardo fisso sullo schermo, il pollice che giocherellava col tasto dello zoom. "Sei brava. È solo un hobby o...?"
Forse si sentì osservato perché alzò gli occhi su di me e sorrise leggermente incrociando il mio sguardo.
Dopo quel primo bacio al campo, non ne era seguito un secondo. Eravamo troppo cauti oppure ci mancava qualcosa? Dov'era la voglia di stare sempre insieme, sempre vicini, le labbra a cercare quelle dell'altro, le mani a stringere forte i fianchi, i battiti del cuore veloci veloci? Lo sguardo mi cadde sulle nostre mani. Erano intrecciate ma non volevano esplorare al di là dei polsi.
Lo baciai e Matt ricambiò senza esitazione.
Lo sentii appoggiare la macchinetta sull'erba. Posai una mano sul suo collo attirandolo più vicino, cercando disperatamente di scatenare qualche reazione dentro di me, ma forse troppo presto Matt interruppe il bacio. Mi sorrise e io ricambiai, nascondendo ogni preoccupazione dal mio volto.
Sarei riuscita nell'intento di troncare il mio passato e trovare quella tranquillità che non aveva mai caratterizzato la mia vita? Sarei stata in grado di trasportare un po' del carattere ordinario e prevedibile di Matt in me stessa? Funzionava come con le trasfusioni di sangue? Lo speravo tanto, perché ne avevo un urgente bisogno: resistere alla mia vecchia me stessa diventava ogni giorno più difficile. Non sapevo quanto sarei riuscita a tenerla a bada, la sentivo scalpitare, desiderosa di uscire, arrabbiata per essere stata rinchiusa.
Nel frattempo, nonostante avessi lavato via le scritte col sapone, il mio avambraccio sembrava ancora bruciare.
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Ricordati quando
RomansaDal capitolo 1: C'era un motivo ben preciso per cui mi tuffavo da una scogliera alta venti metri. Era l'unico modo che mi era rimasto per sentirmi viva. Quello, ed ogni altra cosa pericolosa o rischiosa. Volevo sentire il cuore battere all'impazzat...