Capitolo 33

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THE GRANNY WHO FIGHT

Problema numero uno: faceva freddo, e Luna non capiva come cazzo fosse possibile. Non aveva fottutamente senso, nemmeno un pochino. In primo luogo, perché lei non sentiva il freddo, in secondo luogo, perché, Cristo santo, quella cazzo di città stava andando a fuoco, quindi come diavolo poteva fare freddo?

Problema numero due: non aveva la più pallida maledettissima idea di dove fosse. Ok, sì, era sull'orlo di un ponte spezzato a strapiombo su una città in fiamme tutta condomini e grattacieli, quello lo vedeva abbastanza bene, malgrado la cenere e tutto il resto, ma di dove fosse geograficamente non ne aveva la minima idea. Tutto quello che sapeva era che era lì, con le gambe a penzoloni sopra l'inferno, senza sapere né dove fosse, né quando fosse, né perché avesse freddo o perché la città sotto di lei stesse bruciando. Tutto maledettamente senza un minimo di senso, in parole povere,

Problema numero tre: non era sola. C'era qualcuno che piangeva, di fianco a lei. Un marmocchio alato con i capelli biondo miele che si nascondeva gli occhi e, come detto, piangeva come un disperato senza dare il minimo cenno di volerla aiutare, o quanto meno di essersi accorto che c'era anche lei. Ok, magari quello non era esattamente un problema, ma in una situazione così dannatamente assurda come poteva essere sicura che a un certo punto quel nano (che poi tanto nano non era, in confronto a lei) non avrebbe deciso che si era stufato di frignare e che non gli sarebbe passato per la testa che poteva essere divertente staccarle la testa a morsi? No, meglio andare sul sicuro e considerarlo un problema.

Problema numero quattro: cosa diavolo stava succedendo? Probabilmente nemmeno Dio lo sapeva, era tutto così incredibilmente e fottutamente strano che non se ne sarebbe stupita. Non riusciva a vedere bene la città, avvolta com'era dal fumo e dalla cenere e il baccano delle fiamme che crepitavano attaccando qualunque cosa potesse prendere fuoco e di quei cazzo di aerei che continuavano a fare avanti e indietro in quel mare rosso e tumultuante che a quanto pareva era il cielo la stordiva. Fermi tutti. Aerei? Quali aerei?

Botti terrificanti squassavano la terra, uno dopo l'altro, in un modo quasi ritmico, come il battito di un cuore un po' malandato che ogni tanto perdeva un colpo. Erano bombardieri? Era cominciata la quarta guerra mondiale e nessuno l'aveva avvertita? Nah, impossibile. Contro chi poteva fare la guerra il governo, se non c'era nessun'altro maledettissimo stato contro cui combattere?

-Lu...Luna?- oh, il mini Angelo aveva parlato. E a quanto pareva non aveva intenzioni omicide. Incoraggiante.-Luna cosa diavolo ci fai nel mio sogno?- sogno? Quale sogno? E perché quel coso biondo la conosceva? All'improvviso Luna sentì qualcosa scattare nel suo cervello e far partire una scarica elettrica che le attraversò le sinapsi. La famosa lampadina che si accende, in buona sostanza. Un ponte spezzato...una città che bruciava...un bambino biondo che piangeva...Valentyn.

Poi lo scenario cambiò...be', non proprio. Aveva ancora freddo, e c'era ancora fuoco dappertutto, solo che non era più sul ponte spezzato e che adesso le fiamme non erano più solo sotto di lei. Erano ovunque. Non poteva girarsi senza vederle, c'era fuoco a destra, a sinistra, dietro, davanti, nel cielo, la avvolgeva e la terra tremava, faceva fatica a stare in piedi, e sentiva i polmoni bruciare, mentre i neuroni le urlavano di smettere di respirare quel fumo del cazzo e di mettere un po' d'aria pulita nei condotti. Voleva urlare, ma non ci riusciva, voleva piangere, ma le lacrime le si seccavano prima ancora di uscire dai dotti lacrimali e più di ogni altra cosa voleva che le sue fottute gambe si schiodassero di lì e corressero lontano da quella strada infernale, ma quelle due figlie di puttana a quanto pareva avevano deciso che quel posto non era poi così male. "Vaffanculo gambe, con tutto il cuore." Stava pensando quando vide quella sottospecie di gigante rosso correrle incontro. Se prima aveva paura, quella visione la terrorizzò. E che cazzo, non bastava che stesse per morire carbonizzata?  Doveva anche arrivare un maledetto mostro a mangiarla un pezzettino alla volta? I casi erano due: o il destino aveva deciso che non gli stava simpatica o il destino non centrava niente e qualcuno aveva deciso di divertirsi a ucciderla nel modo più bastardo che gli passasse per la testa. Oppure entrambi. Luna non riusciva a vederlo chiaramente, ma doveva essere alto come minimo tre metri. Ok, no, probabilmente era più intorno al metro e ottanta, forse anche uno e settantacinque, ma in confronto al suo metro e un tappo era comunque fottutamente enorme. E anche fottutamente rosso. Per quale maledetto motivo era rosso? Aveva preso fuoco anche lui? No. Errore di sistema, vista sballata. Non era rosso. Cioè, non tutto. Solo la testa...e quelli erano...occhiali? "Vuoi vedere che...?"

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