VAGABONDAGGI NOTTURNI
Mórrígan POV
Mi sveglio di colpo, di nuovo quel sogno, anzi quel ricordo orribile. Continuo a chiedermi come ho potuto fare una cosa del genere...ho ammazzato mio padre e mio fratello...mio fratello...Loris...una lacrima scende a tradimento rigandomi una guancia. Mi manca da morire, il mio fratellone, il mio unico amico. Guardo la sveglia, che fa le 3.39 e mi ridistendo. Cerco di chiudere gli occhi ma non riesco a impedire al mio cervello di divagare,tenendomi irrimediabilmente sveglia, poi all'improvviso un'idea pazza mi attraversa la mente. E se andassi a farmi un giro? A casa lo facevo spesso, perché soltanto di notte potevo uscire tranquilla. Ci rifletto un attimo, valutando le possibili conseguenze, ma in fondo nessuno mi ha detto che non lo posso fare, o sbaglio? Alla fine mi decido e scendo silenziosamente dal letto, attenta a non svegliare Brooke. Per un attimo mi chiedo se sia il caso di cambiarmi, ma poi decido che i Jeans larghi e la felpa lunga fino a metà coscia che uso per dormire andranno benissimo, tanto non ho intenzione di incontrare qualcuno. Apro piano la porta e sguscio fuori, richiudendola alle mie spalle. I corridoi sono tali e quali a come sono di giorno: grigi e avvolti nella penombra. Per un attimo mi chiedo dove andare, ma alla fine decido di andare verso il laboratorio di musica di cui aveva parlato Valentyn. La mia chiave di volta mi guida verso la destinazione che ho scelto e io mi perdo nei miei pensieri. Questa roba è una figata, mi porta in giro mentre la mia mente si fa allegramente i cazzi suoi. L'edificio del laboratorio di musica non è lontano, ma comporta comunque tre minuti di cammino all'aperto. Voi ditemi pure che sono paranoica, ma odio camminare allo scoperto, soprattutto di notte. Inoltre ogni volta che giro un angolo ho paura di trovare brutta gente stesa sulla neve. Lancio un'occhiata al cielo mentre cammino il più veloce possibile sullo strato di neve che ricopre i vicoli del ghetto, è coperto di nubi scure e minacciose e comincia a cadere qualche fiocco-Addio sole...-bisbiglio fra me e me aumentando il passo. Ho la sensazione di essere seguita, mi guardo attorno nervosa. Sono al centro di un piazzale circondato di case abbandonate. Lá, in quel vicoletto...un'ombra...ma che diavolo... mi avvicino, presa dalla curiosità. C'é un ragazzo, anzi, un giovane uomo, oserei dire sui sedici anni, che se ne sta con la schiena appoggiata al muro di una delle ville, ma ha qualcosa di strano: la pelle è troppo chiara, quasi trasparente e i capelli sono grigio bianchi, sparati in tutte le direzioni mentre qualche cristallo di ghiaccio colora di bianco i vestiti strappati e troppo grandi. Sta appoggiato al muro e guarda dritto davanti a se, con quegl'occhi occhi azzurri, freddi come il ghiaccio, privi d'espressione. Un figlio della neve. Non so come faccio ad esserne così sicura, eppure...mi sembra un ghiacciolo che cammina, cos'altro può essere?-Tu chi diavolo sei?- chiedo a metà fra lo sbalordito e il curioso. Lui finalmente si gira verso di me e mi guarda incuriosito. Si avvicina, in tre passi mi è di fronte. È alto cavolo, gli arrivo a malapena metà del petto. Sorride, tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi. Mi guardo le scarpe imbarazzata e sento quasi la voce rude e allo stesso tempo dolce di mio padre che dice "Mai guardare un estraneo negl'occhi, mai." Era un grand' uomo mio padre, un po' burbero all'apparenza, ma in fondo buono come il pane. Sento dita troppo fredde sotto al mento e mi ritrovo a fissare quei due pozzi: sono belli, per carità, ma sono circondati da occhiaie profonde come se non dormisse da una settimana. Ma si può sapere perché qui dentro tutti quelli che incontro devono avere occhi così profondi? Cazzo, all'improvviso ho paura-Non aver paura di me, non voglio farti del male. Mi chiamo Oscar, tu Luna, vero?- inaspettatamente la calma ridiscende in me. Non devo aver paura, non mi fará del male. -Sì, sì è il mio nome.-rispondo con un filo di voce, dimendicando completamente di averlo cambiato, il nome-Mi dispiace, non volevo spaventarti, Luna.-una campana lo interrompe. Mi sfugge un brivido sentendo quel suono profondo e inquietante. Odio le campane, quante volte sono suonate per colpa mia? Lui muove leggermente la testa verso la fonte del rumore: un campanile. Strano, non mi ero accorta che ci fosse una chiesa...-Beh, in ogni caso ora devo andare, piacere di averti conosciuta!- mi supera e fa un paio di passi prima di voltarsi e tornare da me-A proposito, riguardo al nostro incontro...-si porta un dito alle labbra-Shhh...-chiudo gli occhi un secondo, sorpresa da quanto sia gelido il suo alito sulla mia faccia e quando li riapro lui è sparito nel nulla, si é volatilizzato. E per di più attorno a me non c'é la minima traccia di orme, a parte le mie ovviamente. Mi guardo attorno, potrei quasi pensare di essermelo sognato, se non fosse per quello stronzo del mio cuore che mi batte come se volesse esplodere e per l'impronta ghiacciata della sua schiena sul muro della casa. Sto forse impazzendo? Sì, molto probabilmente sì. Sto lì ferma un paio di minuti, cercando di riordinare le idee. Di sicuro non ne parlerò a nessuno, mai. Cosa volevo fare? Ah, giusto, il laboratorio di musica! Cammino più infretta stavolta, fregandomene del vento freddo che mi frusta il viso, non mi va di fare altri incontri. Arrivo verso le 4.00. Tutto è buio, ma non è un problema, la chiave di volta mi dice dove andare. Le cose però cominciano ad andare storte a circa nove metri dal portone. Qualcuno sta suonando il pianoforte e io riconosco la musica. Merda, potrei scommettere la pelle che so chi sta suonando. Però devo dire che quel coglione è bravo, parecchio bravo. Devo andarmene di qui, prima che si accorga di me. Eppure... non riesco semplicemente a girarmi e andarmene. Perché continuo a pensare che dovrei conoscere questo motivetto? Oh, avanti, una sbirciatina non mi ucciderà, giusto? E poi suona veramente bene... sospiro e muovo qualche passo incerto verso la porta leggermente socchiusa. Per un attimo spero veramente che non sia quello stronzo, così almeno posso dire a chiunque stia suonando che è un pianista fantastico. Mi sporgo appena. Il laboratorio di musica assomiglia a tutti gli altri laboratori che ho visto finora: è enorme e a quanto posso vedere fornitissimo. Il mio sguardo vaga per la stanza indugiando sui violini appoggiati alla parete, sui leggii ammucchiati a terra e sulle pile di spartiri sparse un po' ovunque. Studio per un secondo le chitarre elettriche appese ai muri. E poi finalmente mi concentro su di lui. Abyss è seduto su uno sgabello, dritto come un fuso, vestito come al solito con camicia e jeans neri, le dita affusolate che danzano sui tasti del pianoforte a mezzacoda nell'angolo in fondo a destra della stanza. L'unica luce proviene da una candela appoggiata direttamente sul piano che gli illumina il viso concentrato, con una ciocca ribelle di capelli rossi sugl'occhi neri. Suona senza spartito, come se stesse inventando. Cazzo se è bravo però...non me lo sarei mai aspettata da un coglione come lui. Dovrei andare, ma...ehy un attimo, perché ha smesso?-Non hai niente di meglio da fare alle 4,00 di notte che andare in giro a spiare la gente, bimba?- no, uno che suona così deve avercelo un cuore, da qualche parte. "Per suonare bene qualunque cosa bisogna avere cuore, anche solo per fischiare." Diceva un vecchietto dalle mie parti, e chissà perché sono sempre stata propensa a crederci.-Allora, hai perso la lingua? Guarda che so che sei lì.- si alza dallo sgabello. Dì qualcosa deficente!-Dove hai imparato a suonare così? Sei bravissimo.--Ti ripeto, non hai niente di meglio da fare alle 4.00? Tipo, che ne so, dormire?-alzo le spalle-Non riuscivo a prendere sonno e in ogni caso non ti stavo spiando, passando ti ho sentito suonare e...-mi guarda di sbiego, come se stesse cercando di capire che cazzo di problemi ho-Sì, certo.-si risiede, ma continua a guardarmi. Ma perché hanno tutti la mania di fissarmi gli occhi? Perché sono rossi, stupida. Oh, già, dimenticavo. Inconsciamente abbasso lo sguardo, è già la seconda volta stanotte.-Va bene, scusami.-biascicò dopo un po'-Me ne vado.-. Evita gli scontri e nessuno si farà male. Mi giro e faccio un passo o due-Aspetta.-mi fermo di colpo. Sì, sì devo essere impazzita.-Puoi restare, se vuoi.- mi prende in giro. Sì, di sicuro mi prende per il culo. Lentamente il cuore riprende a battere e io a camminare.-Buona notte, bimba.-forse me lo sono solo immaginato, ma rispondo comunque-Non chiamarmi bimba..-dalle labbra mi esce poco più che un sussurro, mentre torno verso camera mia. Ho fatto soltanto pochi metri quando lui ricomincia a suonare, ma no, non ho intenzione di dargli la soddisfazione di tornare indietro, eh no, neanche per sogno. Riattraverso il ghetto per tornare in dormitorio, fermandomi a controllare il vicolo dove prima ho incontrato Oscar, ma lui non c'é. Mi piacerebbe conoscerlo meglio, mi è sembrato un bel tipo. Dopo la breve sosta cammino veloce, senza guardarmi indietro, cercando di mantenere sgombra la mente, finché non arrivo alla mia camera. Una volta a letto potrò divagare quanto voglio, ma al momento non credo sia il caso di sclerare in mezzo al corridoio. Apro la porta ed entro nella stanza, salendo silenziosamente sul mio letto e infilandomi sotto le coperte. Mi sta venendo un mal di testa tremendo.
Abyss POV
Merda. Ma che combini cretino? Questo è stato il mio primo contatto "amichevole", o almeno non ostile, con un essere umanoide da quasi due mesi, e il bello è che non so neanche perché l'ho fatto. Semplicememete mi è sembrato giusto dirle che poteva restare, in fondo mi aveva fatto un complimento. Fortuna che non mi ha dato retta, o rischiavo di distruggere la copertura da coglione che con tanta fatica mi sono creato. Augurarle la buona notte poi è stato imperdonabile. Ma poi perché proprio lei? È solo un'altra stupida nelle loro mani, non ha niente di speciale.
Mentre suono mi perdo nei miei pensieri, come sempre. Credo di aver capito come faceva Novecento* a leggere le persone, basta estraniarsi e non pensare a niente, così ci si può immergere in quello che vedono e pensano gli altri, in quello che sono gli altri, e sentire la loro musica. Senza accorgemene sto suonando la sua. È strana, ma non c'é il minimo diubbio, è lei. Ho sonno, forse è ora di andare a nanna, o quanto meno di infilarsi sotto le coperte a rimuginare un po' su quello che ho combinato. Sì, credo proprio che me ne starò steso a pensare fino all'alba. Come faceva quella frase? Ah sì "Tutte le cose belle della vita o sono illegali, o sono immorali, o fanno ingrassare.", beh, pensare non è immorale e non fa ingrassare, ma non so per quanto ancora restera legale...
*Leggete quel libro, è stupendo! Per chi non lo conoscesse: Novecento la leggenda del pianista sull'oceano, di Alessandro Baricco
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Old Strange People
Ciencia FicciónSono passati cento anni. Cento anni da una guerra spaventosa. Cento anni dalla quasi fine del mondo. Cento anni dalla quasi fine dell'umanità. Del mondo come lo conosciamo noi non è rimasto quasi niente, soltanto qualche villaggio fatiscente e grupp...