Capitolo 11

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DUE MESI DOPO

Mórrígan POV

Cammino in mezzo al bosco, un piede davanti all'altro, cercando di ignorare la protesta delle mie povere gambe doloranti. A dire il vero ho fitte dappertutto, mi sento uno straccio. Forse dovrei imparare a essere meno orgogliosa e ad arrendermi prima che Dæmon mi faccia male sul serio, ma non ci riesco proprio, e pur entrando in palestra ogni venerdì sapendo che le prenderò di santa ragione e che il giorno dopo starò uno schifo, ogni volta che mi chiede se mi voglio fermare io rispondo "No, sto bene, andiamo avanti.". Sono due mesi che vado avanti ogni santo venerdì ad allenarmi nel combattimento corpo a corpo, ma non sto migliorando per niente. Vedo Valentyn sfrecciare al di sopra delle fronde innevate degli abeti. Lui sì che va alla grande: vederlo volare è una cosa incredibile, anche se a volte, vedendo le sue acrobazie folli ho paura che si ammazzi. Insomma sì,  sono al Ghetto da due mesi e...beh, penso che non ci sia nulla da dire, in fondo non è molto diverso da quando vivevo ancora a casa mia. Non sono successe molte cose, ho compiuto quattordici anni, tutti hanno perso interesse per me, tanto non mangiò più nemmeno al tavolo dei Bad Boys, a scuola vado talmente bene che mi prendono in giro, quelle poche volte che mi parlano. Gli unici che mi considerano ancora sono Brooke e Valentyn e, in un certo senso...Abyss. È così strano da spiegare...in parole povere mi sono abituata al fatto che me lo ritrovo davanti ovunque cerchi di andare. E poi, a essere sincera, ormai vado in sala musica praticamente ogni notte, e lui è sempre là ad aspettarmi, con quel suo sorriso allo stesso tempo triste, arrogante e stramaledettamente intrigante. All'inizio tentavo di fare conversazione, ma ormai quando arrivo mi limito ad appoggiarmi alla parete dietro di lui, chiudere gli occhi e ascoltarlo mentre suona: se ha voglia di parlare, lo farà quando lo riterrà opportuno, e comunque non prima di aver finito il pezzo che sta suonando. Non che dica poi molto, nelle rare occasioni in cui parla, ma comunque qualcosa mi ha detto, tipo che prima riparava auto di prima della guerra per portare a casa un po' di soldi in più. Il problema di quando chiacchieriamo però è che finisce sempre che dico qualcosa di sbagliato, quindi lui risponde con qualcosa di stronzo e io me ne vado. Beh, ho rinunciato a capirlo. Valentyn mi atterra a fianco senza fare il minimo rumore-Tutto bene? Mi sembri un po' via di testa stamattina.- le ali bianche sono ancora distese dietro di lui, segno che tornerà sù presto. Fra pochi giorni sarà Natale, fa un freddo cane, ma sono riuscita a convincerlo ad accompagnarmi a fare una passeggiata qui, attorno al Ghetto, sperando che mi avrebbe aiutato a distrarmi. Lo fisso di nascosto, continuando a camminare. I ricci biondi gli ricadono sulla faccia e coprono un po' gli occhi color ghiaccio. Un sorriso gentile gli incurva la bocca.-Sì, è tutto a posto.- rispondo. Chiude le ali-Vuoi parlare?-chiede-Di cosa?- sembra pensarci sù-Sei stata da Abyss anche stanotte?-ma perché deve fare sempre le domande sbagliate? -No.- mento...

#Flashback

Mórrígan entrò a passi felpati nella sala musica e lanciò un'occhiata distratta all'orologio a forma di chiave di violino appeso alla parete. Le 3.15, era in anticipò. Si mise al suo solito posto, seduta a terra con la schiena contro la parete, nella posizione perfetta per vedere le dita di Abbyss danzare sui tasti del pianoforte rischiarati da una candela mentre suonava il suo solito motivetto, che a lei ricordava qualcosa. All'improvviso lui si interruppe e si girò verso la ragazza-Di nuovo qui, eh, Bimba?- lei sbuffò sentendo quel nomignolo che non sopportava e poi rimare in silenzio.- Perché mi fissi così?-domandò inclinando la testa come un falco curioso. Mórrígan sussultò- Io non ti fisso!-disse-Invece sì, soprattutto quando suono questa musica, come mai?- continuava a guardarla, pieno di aspettative-Non lo so.-ammise lei-Mi ricorda qualcosa.- Abyss si fece pensieroso- Non credo che tu possa conoscerla.-dichiarò dopo un paio di minuti di riflessioni-Perché?- si morse il labbro, indeciso se rispondere o no-Perché me la cantava mia nonna.-disse. Lei alzò un sopracciglio-Avevi una nonna?- lui lasciò lo sgabello, andò a inginocchiarsi davanti a lei e le disse-Non sono affari tuoi.- a quel punto Mórrígan si spazientì: era stanca del suo rifiutarsi di rispondere, non ci capiva più niente. Scattò in piedi-Ma perché devi sempre essere così chiuso Abyss? Se non vuoi parlare con me non farlo e basta cazzo, ma sono stufa delle tue mezze risposte!- lui si alzò a sua volta e la inchiodò al muro tenendola per le braccia. Era più alto di lei di almeno 15 centimetri, forse anche 20, decisamente più forte e in quel momento la stava tenendo schiacciata contro un muro, ma gli occhi della ragazza ardevano di sfida.-E tu perché devi sempre essere così aperta Mórrígan? Perché devi provare sempre a fare conversazione, a saperne di piu? Perché hai scelto di fare amicizia proprio con me? Perché non mi lasci solo in pace?- le domande che aveva in testa da due mesi gli si riversarono dalla bocca senza controllo. Gli occhi rossi della ragazza avevano perso l'espressione di sfida, ora c'erano solo sorpresa e tristezza nel suo sguardo-Perché qui dentro mi sei sembrato l'unico con un po' di sale in zucca e...perché sei solo. Nessuno a quattordici anni dovrebbe restare solo, so cosa vuol dire. Ma non importa, non ti disturberò più.-. Scivolò via dalla sua presa, che si era allentata mentre lei parlava e se ne andò, lasciandolo lì con un palmo di naso. Non voleva che se ne andasse, ma non poteva rincorrerla, sempre la stessa dannatissima storia: non è che non volesse amici, semplicemente non poteva averne.

Mórrígan POV

Contro ogni mia aspettativa Valentyn non si rialza in volo, ma continua a camminare al mio fianco. Stranamente non chiacchieriamo animatamente come al solito, camminiamo e basta, in religioso silenzio. Gli unici rumori che si sentono sono quelli del bosco. Amo il Silenzio, perché è una delle poche persone al mondo capace di ascoltare, anche se forse chiamarlo persona è un po' da psicopatica...vabbeh, dettagli...senza accorgercene ci ritroviamo sull'orlo di un burrone. La vista è spettacolare: sembra che ci sia un mare di latte qui sotto, una distesa di neve lunga chilometri e chilometri, interrotta solo dalla'alone viola evanescente del campo di forze a nord e dal muro del Ghetto a sud.-Bello, vero?-Valentyn ammazza brutalmente il mio povero amico Silenzio, anche se parla pianissimo. Non so come abbia fatto, ma è finito dietro di me, le mani sulle mie spalle, le labbra a un soffio al mio orrecchio...sta cercando di uccidermi. Sì, me lo sento, vuole farmi morire d'infarto. Annuisco a malapena. È così vicino che sento il suo odore. È incredibile, ma sa di liquirizia...dove cavolo la trova la liquirizia? È da quando sono qui che la cerco, ma mi hanno detto che da queste parti non cresce. Per me è come una droga.-Tieniti forte, voglio provare una cosa.- faccio appena attempo a capire cosa ha detto e a fare il collegamento. Merda. Allora vuole sul serio uccidermi... mi giro di scatto verso di lui-Valentyn, fermo...parliamone.- troppo tardi, mi abbraccia forte e apre le ali.-No. No no no no no.- mi sta venendo un attacco di panico? Può essere... perché non sei stata un po' più distante dal dannato burrone Mórrígan? Perché devi essere sempre così fottutamente idiota? Ignoro la voce della mia coscienza e mi aggrappo quasi convulsamente alla camicia dell'angelo mentre lui dà un unico colpo d'ali che ci spedisce entrambi nel baratro. Sì,  sto decisamente un attacco di panico. Il cuore mi batte come se dovesse scoppiare da un momento all'altro, non capisco più dove cazzo siano il sopra e il sotto, mi manca il fiato e mi viene da vomitare. Per un attimo vedo distintamente una specie di cartello verde stampato nell'interno delle palpebre, che tengo ostinatamente serrate "Sono in pausa, tornerò quando più mi aggraderá, non cercarmi. Nel frattempo che sono via cerca di non ficcarti nei casini, con profondo affetto (Ovviamente questa frase è ironica), il tuo Cervello.

P.s.: In caso di bisogno rivolgersi all'istinto.". Oh, grandioso, chissà perché quando serve la mia materia grigia è sempre in vacanza. Nel tentativo disperato di non sfracellarmi a terra stringo le gambe attorno a quelle di Valentyn. Siamo in una posizione talmente ridicola, assurda ed equivoca che mi metterei a ridere, se non stessimo cadendo di testa da una rupe alta...quanto sarà alta? Sessanta? Forse anche settanta metri. E chissà perché sembra che non finisca mai. Strani pensieri che si fanno quando si sta per morire. Ho una fifa bestia, perché io in teoria non posso morire, ma dopo una caduta del genere dubito che sopravviverò, sarebbe un miracolo troppo grosso. Guardo Valentyn negli occhi. Non sembra spaventato, anzi, pare che si diverta a vedermi cosi spaventata, il bastardo. All'improvviso, quando ormai siamo solo a pochi metri dal suolo, dispiega di nuovo le ali, che non mi ero accorta avvesse chiuso, e frena la caduta, tornando con la testa rivolta verso l'alto, che finalmente riesco di nuovo a riconoscere. Mi stende sulla neve in una radura, ma io scatto subito in piedi.-Tu sei fuori di testa!- grido-Vuoi farmi morire? Non sono un angelo, sono solo una dannatissima ragazza senza ali, non sono fatta per volare cazzo!- mi spiace di urlargli addosso così,  ma ho bisogno di sfogare l'adrenalina in qualche modo. D'altro canto lui se ne sta lì di fronte a me a ridacchiare-Però è stato divertente...- aggiunge. -Non farlo mai più, ti prego.-imploro. Il mio amico sbuffa come un bambino al quale si sia appena tolto il giocattolo preferito-D'accordo...-dice.-Torniamo sul sentiero.- propongo girandomi verso sud. A metà manovra però qualcosa alla mia sinistra attira il mio sguardo. Un luccichio in mezzo alla boscaglia, oserei dire che era metallico, ma non so, non sono sicura.

Mi avvicino-Che c'é Mórrígan?  Hai visto qualcosa?-domanda Valentyn affiancandomi-Non lo so, lasciami controllare.-. Ormai sono al confine fra la radura e le piante, e il luccichio si è fatto ben visibile, ma non riesco ancora a dargli una forma concreta. Sposto il ramo di un cespunglio, passo in mezzo ad un altro e in fine ne aggiro un terzo. In tutto avrò percorso un metro e mezzo, ma lo scenario è cambiato. C'é una specie di gazebo naturale. Un buco fra gli alberi abbastanza stretto da essere coperto dall'intreccio dei rami delle piante cresciute lì  attorno, facendo si da essere invisibile dall'alto. Dal suddetto tetto di foglie entra a malapena la luce neccessaria a vedere nitidamente e per terra è sparsa pochissima neve, segno che il fogliame è parecchio folto. Ma la cosa più strana è la carcassa che giace al centro. È un po' arrugginito e forse mancano un pezzo o due, ma la sagoma è inconfondibile. Non credo hai miei occhi. Non posso proprio.-Ma che diavolo...-Valentyn non sembra aver capito cos'è, ma io sì, e sono piuttosto sconvolta-Dio del cielo...-sussurro-...è un aereo!-.

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