COSE VARIE
Mórrígan POV
Mi sveglio di colpo sentendo la sveglia suonare. Un dolore sordo mi martella la testa. Chissà se mi sono sognata tutto o se quello che è successo stanotte è successo davvero. A giudicare dall'emicrania che mi ritrovo direi che qualcosa deve essere successo. Non ditemi che mi devo alzare, vi prego. -Mórrígan, alzati forza che è tardi!-invece sì, a quanto pare mi devo alzare. Mi sciolgo al malincuore dall'abbraccio caldo del piumone e scendo dal letto-Oh mamma, ma ti senti bene?-Brooke mi guarda con fare preoccupato-Buongiorno principessa...-ribatto io. Ok, forse sono un po' troppo fusa stamattina-No, sì, dai sto bene. Non ti preoccupare.-rispondo alla fine massaggiandomi le tempie. Ci vestiamo e alla fine lei mi trascina in mensa. Valentyn questa mattina è al tavolo degli angeli, quindi io mi siedo con Brooke a quello del braccio della morte. James ed Erick mi fissano per un po'-Ma sta bene?-chiede ad un certo punto il tedesco-Non credo.-risponde Brooke guardandomi sconsolata. Ma io non li sento nemmeno. Mi guardo attorno distratta, ma non so esattamente cosa sto cercando, forse proprio niente, o forse sto solo aspettando che questi dannati lampi la smettano di attraversarmi il cervello. Non riesco a togliermi dalla mente quella dannata canzone che stava suonando Abyss. Dove l'ho già sentita? Lo sguardo mi cade sul tavolo dove ci sediamo di solito io e Valentyn, vicino alla finestra. Fuori nevica di nuovo, il sole non è durato nemmeno un giorno.-Brooke, puoi passare per la mia classe a dire che oggi non andrò a lezione? Non mi sento tanto bene.-mi alzo mentre ancora sto parlando-Sì, non c'é problema, ma...hey, dove vai?-la guardo senza espressione-In camera, ho bisogno di dormire.-rispondo incamminandomi verso il dormitorio.-Quella ragazza è proprio strana-riconosco la erre moscia di Erick mentre esco dalla mensa. Mi giro un attimo a guardarlo, esaminando mentalmente tutti i suoi organi. Un crampo alla coscia andrà più che bene, non esagerare. Riprendo a camminare senza neanche aspettare l'urlo che prova il mio successo. Oh, eccolo. Ok, forse ho un po' esagerato, bastava anche un po' meno violento...
Abyss POV
Un'altra orribile giornata come le altre qui al ghetto. Cioè un'altra giornata di merda. Come al solito faccio colazione da solo, ma stamattina non sono perso nei miei pensieri come accade di solito. Sono impegnato a osservare ciò che accade al tavolo dei Bad Boys. Mórrígan non sembra stare benissimo, e gli altri le stanno facendo mille moine, ma lei non li bada. Si massaggia le tempie e ha lo sguardo fisso nel vuoto. Evidentemente non è abituata a non dormire la notte: dalla sua espressione oserei dire che in questo momento ha un malditesta apocalittico. Mi sfugge il primo sorriso storto della giornata. Solo dopo qualche minuto la bimba pare finalmente riscuotersi. Scuote leggermente la testa, si alza barcollando e borbotta qualcosa verso Brooke, che annuisce e sembra preoccuparsi ancora di più. Mórrígan si avvia a passi incerti verso l'uscita, che per sua fortuna è vicina, con gli sguardi dei Bad Boys al completo che la seguono. Erick è il primo a tornare a guardare il proprio piatto-Quella ragazza è proprio strana.-mugugna. Non so come faccio a sapere cos'abbia detto, sono troppo lontano per averlo sentito, ma sono abbastanza sicuro che il succo della frase fosse quello. Comincio a suonare sul tavolo, come faccio sempre quando sono nervoso. Perché sono convinto che stia per succedere qualcosa di essenziale? Gli altri ormai l'hanno persa di vista, ma io non riesco a levarle lo sguardo di dosso-Cosa vuoi fare, bimba?-parlo più a me stesso che a lei, ma in ogni caso dubito che mi abbia sentito... si ferma dietro la porta e fissa il ragazzo tedesco con espressione concentrata. Ma che diavolo... lei si gira e se ne va con il suo passo barcollante. Passa un secondo, due...-Aaaahhhiiaaaa! Un crampo!- urla Erick afferrandosi la coscia. Crampo? Come fanno a venirgli i crampi da seduto? Sarà mica stata lei, vero? Ma no, è ridicolo. Abyss, non dire cazzate.
Brooke POV
Erick é un deficiente. Come fa ad avere crampi alle gambe se è sempre stato seduto?-Avanti Erick, non fare il cretino, ci guardano tutti.-James lo guarda peggio di me-Non vi prendo in giro! Ce l'ho davvero il crampo!- l'americano sbuffa-Sì, ma certo caro. Ora mi dirai anche che hai le costole incastrate.- la faccia sofferente di Erick però ci fa dubitare entrambi. Sembra che abbia veramente male alla gamba...guardo James in cerca di aiuto-Stenditi avanti, che se hai davvero un crampo bisogna tirare la gamba finché il muscolo non si scioglie.-. A volte James ed Erick mi fanno quasi ridere: il primo è un punk intelligente come pochi, il secondo è un nerd che avrebbe bisogno di un potenziamento al cervello, eppure sono amici per la pelle. È questo il bello di noi strani, che siamo strani: probabilmente fuori due come loro non si parlerebbero nemmeno, invece qui dentro sono amici. Mi alzo da tavola e vado verso l'edificio scolastico. La 3^B è una delle prime aule che danno sul corridoio principale. Il professor Trevis, di matematica, è già alla cattedra, malgrado manchino più di 15 minuti all'inizio delle lezioni: sta correggendo dei compiti e fissa concentrato il foglio ricoperto di segni rossi che ha davanti. Talmente concentrato che non mi sente entrare-Ehm...scusi prof?-alza lo sguardo distratto-Oh, ciao Brooke, come stai?- è stata anche il mio prof alle medie, quindi mi conosce già- Bene, la ringrazio. Sono passata per avvertire che oggi la mia compagna di stanza, Mórrígan De Angelis, non si sente molto bene e non verrà a scuola.- la sua espressione si incupisce per un attimo-Non è nulla di grave vero?- come tutti gli altri angeli il professor Trevis è molto emotivo, e perciò tende ad affezzionarsi alle persone. Vorrei rassicurarlo, quindi ripenso a quello che mi ha detto Mórrígan questa mattina-No professore, non si preoccupi. É solo che questa notte non è riuscita a dormire e ha un forte malditesta. Probabilmente entro oggi pomeriggio sarà di nuovo in forma.- assicuro cercando di imprimermi in faccia un sorriso calmo e rassicurante. Lui sospira e sorride a sua volta, poi estrae un foglio dallo scarno mucchio che ha davanti e me lo consegna-Se passi in stanza puoi darglielo per favore? È il suo compito di venerdì.-il foglio è praticamente intatto, l'unico segno rosso è il 10 scritto in alto a destra. Però, oltre che un'amante dei libri la mia piccola nuova amica è anche brava in matematica...forse dovrei cominciare a preoccuparmi.-Certo prof, non c'é problema. Arrivederci! -dico uscendo dalla stanza per tornare al dormitorio a recuperare il mio zaino. Entro e trovo la luce spenta, Mórrígan dorme tranquilla, raggomitolata sotto il piumone. Fa quasi tenerezza...ok ora però devo andare a lezione.
Mórrígan POV
Mi accorgo di essere sveglia dopo un po' che ho lo sguardo perso nel vuoto. Il malditesta è finalmente andato a farsi fottere e la mia mente funziona di nuovo bene...più o meno... scendo dal letto con calma. La sveglia segna le 2.00 del pomeriggio. Ho dormito circa sei ore e non ho fatto nessun incubo, incoraggiante! Ho fame, quindi esco dalla stanza e vado verso la mensa. A quest'ora non ci sarà nessuno, forse finalmente riuscirò a mangiare senza il terrore di ammazzare qualcuno. Effettivamente è completamente vuota, se non per l'inserviente che sta facendo le pulizie. Mi avvicino al buffet, anche se non è rimasto molto. Alla fine rapisco una fetta di pizza e delle patate lesse, forse non esattamente l'abbinamento perfetto, ma ho troppa fame perche me ne freghi qualcosa. Mi scelgo un tavolo a caso e mi siedo posando il vassoio. Mi faccio il segno della Croce prima di cominciare a mangiare. Di solito non lo faccio perché qui dentro sembra che siano tutti atei, compresi gli angeli, ma ora non mi vede nessuno. Forse qui non ci credono perché hanno già tutto e non c'é bisogno di un dio che faccia andare bene le cose, fuori invece, nel mio mondo, beh, lá sì che c'é bisogno di Dio. Mi guardo un po' attorno mentre mangio. È incredibile vedere questa stanza completamente vuota. Ok, non è che di solito sia stra piena, ma...è uno dei pochi posti del ghetto dove di solito c'é vita, vederlo deserto è strano. Devo trovare il modo di occupare il pomeriggio. Perché oggi è mercoledì, e per la terza volta non ho nulla da fare. Potrei andare in biblioteca a fare qualche ricerca su Oscar. Ho notato che c'é una sezione in cui sono custodite le schede di tutti quelli che vivono e hanno vissuto nel ghetto. Però...non lo so, mi ispira poco. Mi suona tanto come una cosa da spie e malgrado le accuse di Abyss non mi piace spiare la gente. Potrei andare in officina? No, non mi va di sporcarmi di olio da motori. Il bosco potrebbe essere una bella idea. Sì, ho deciso, vada per il bosco. Mi sporgo un po' sul tavolo per guardare fuori dalla finestra. È un po' nuvoloso...ok, molto nuvoloso, ma se non altro non nevica. Finisco il pranzo e mi dirigo verso l'uscita della mensa. Passando vicino al buffet agguanto una fetta di torta alla cioccolata, che mangio finché sono per strada. La chiave di volta mi guida fino al cancello da cui sono entrata sei giorni fa. E ora? Devo scavalcarlo?-Serve qualcosa?-chiede una donna da dentro ad un gabbiotto di cemento vicino al cancello. All'inizio sembra enorme, poi diventa magrissima e infine le spuntano le ali davanti ai miei occhi. Probabilmente un'illusionista.-Salve, mi hanno detto che é possibile uscire nel bosco. Mi chiedevo se...-sorride calorosamente alle mie parole-Ma certo, tesoro, basta solo che rientri prima che faccia buio.-mi anticipa. Deglutisco. Valentyn non mi aveva detto che gli illusionisti leggono anche nel pensiero-Solo le femmine. Ma sono molto rare nella nostra mutazione, quindi probabilmente il tuo amico angelo ha incontrato solo maschi.-mi spiega la donna, che ora sta diventando verde con delle sfumature blu, rispondendo alla domanda che non le ho fatto.
-La ringrazio signora...-dico uscendo dal cancello che lei nel frattempo ha aperto.
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Old Strange People
Fiksi IlmiahSono passati cento anni. Cento anni da una guerra spaventosa. Cento anni dalla quasi fine del mondo. Cento anni dalla quasi fine dell'umanità. Del mondo come lo conosciamo noi non è rimasto quasi niente, soltanto qualche villaggio fatiscente e grupp...