Capitolo 43

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DIAMOND'S POV

-Diamond ferma-

Disse mio padre con tono minaccioso.

Lo guardai fisso negli occhi per poi voltarmi e prendere Shawn per mano.

-Diamond ascolta tuo padre-

Urlò mia madre facendo girare tutte le persone presenti in quell'ala dell'aeroporto ma io non mi voltai di nuovo.

Non volevo che la gente mi paragonasse a loro, non questa volta.

Oltrepassai il tornello e cominciai a camminare.

-Diamond sei sicura di quello che stai facendo?
Sei sicura che è questo ciò che vuoi?-

-Shawn non sono mai stata più sicura, tu sei tutto ciò di cui ho bisogno-

Gli dissi sentendo i miei occhi inumidirsi.

Non avevo mai provato niente di così forte prima di incontrarlo e avevo capito che lui era una ragione, la ragione che mi faceva andare avanti, la ragione per cui lottare.

Camminai lentamente lungo il corridoio che portava all'aereo.

Il vociare e la confusione erano diventati un suono lontano, ovattato che stava dando spazio al silenzio.

Il silenzio che aveva fatto parte della mia vita fino a quel momento e che odiavo ora mi sembrava un suono meraviglioso.

-Salve e benvenuti a bordo-

Disse la Hostess sorridendo trasmettendomi un pò di serenità.

Dopo l'annuncio del capitano l'aereo aumentò man mano la sua velocità per poi lasciare definitivamente la pista.

Una strana sensazione si creò in me quando vidi Miami diventare sempre più piccola finché non riuscì più a distinguere le macchine, le case, la mia casa.

Chiusi per un momento gli occhi e mi sentì leggera come se niente e nessuno mi avrebbe potuto far del male.

-Diamond-

mi sentì scuotere.

-siamo arrivati-

Disse Shawn piano al mio orecchio in tempo per farmi osservare il profilo della grande mela innalzarsi accanto a noi.

Rimasi a bocca aperta nel vedere quei grattacieli ammirati su ogni rivista o cartolina.

-non ci credo-

Dissi abbracciandolo.

-grazie Diamond-

Disse prima di alzarsi senza dammi il tempo di poter chiedere spiegazioni alla sua affermazione.

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SHAWN'S POV

Il taxi ci lasciò davanti ad un grande palazzo non molto lontano dall'Empire State Building.

Non riuscì a credere ai miei occhi quando entrato nella Hall mi trovai a faccia a faccia con un enorme lampadario di cristallo.

I pavimenti della grande stanza erano ricoperti da tappeti e le pareti di arazzi che avevano l'aspetto di essere molto antichi.

-scusa-

Dissi a Diamond quando andai a sbattere contro la sua schiena perso nei miei pensieri.

Per lei doveva essere normale trovarsi in un posto del genere pensai osservandola mentre si sentiva a suo agio.

Un signore completamente vestito di rosso e con le spalline dorate ci offrì un bicchiere di succo e prese le nostre valige per portarle direttamente in quella che doveva essere la nostra stanza, la 1684 al sedicesimo piano.

-si sono proprio superati questanno-

Dissi appoggiandomi a uno dei vetri del grande ascensore che arrivò al nostro piano con una velocità elevata.

La porta si spalancò lasciandomi di nuovo a bocca aperta.

Il corridoio anch'esso ricoperto da tappeti rossi era a differenza della Hall molto moderno, le luci a led rendevano tutto molto accogliente.

-Prego ragazzi venite-

Disse il signore di prima aprendoci la porta della stanza.

-Grazie Freddy-

Dissi leggendo il suo nome sul cartellino affisso sul petto.

-La cena è alle 19.30, a dopo ragazzi-

Disse sparendo fra il corridoio che sembrava essere un enorme labirinto.

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Diamond si stava guardando intorno, ma la camera non era poi molto più lussuosa di quanto dovesse essere casa sua.

Eppure sembrava piacerle perché lasciò nel mezzo della stanza la valigia e si buttò sul letto con tanto di rincorsa.

Risi nel vederla così spensierata, ma in realtà sapevo che era solo un modo per non pensare a quello che era successo.

Misi le valige in un angolo e andai a stendermi affianco a lei.

Guardavamo entrambi il soffitto dove c'era un grande lampadario.

Le presi la mano, mi sentivo così bene, mi sentivo completo e soddisfatto con lei ma non sapevo bene come spiegarlo.

-È tutto perfetto Shawn, davvero, è tutto ciò di cui abbiamo bisogno-

Cominciò a parlare lei e io mi alzai su un gomito per guardarla, per guardare meglio i suoi occhi ma lei continuava a guardare nel vuoto.

-Io, tu e il nostro sogno-

specificò poi.

Sorrisi senza volerlo, era un sorriso spontaneo.

E poi la baciai, Dio, sentivo i brividi lungo la schiena.

Eravamo così liberi ed eccitati che neanche ci accorgemmo che stavamo rotolando sul letto, uno sopra l'altro.

Diamond finì sopra di me, che ero steso, a cavalcioni e mi baciava il collo.

Poi smise per qualche secondo e si rimise dritta per togliersi la maglietta, aveva la pelle d'oca anche lei.

Rimasi un attimo stonato e poi riprendemmo a baciarci, mi tolsi anch'io la maglietta e poi i jeans accarezzando la schiena ormai nuda di Diamond che era calda contro le mie mani fredde.

Secret || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora