Cercava.
Guardava indietro, si buttava nel passato, per poi ripercorrere, spolverando, i vari ricordi nella sua mente.
Oh, ma quello. Quel soprannome era troppo, troppo a fondo. E dimenticato o nascosto, non riusciva a risalirne a capo.
Piccola Brok.
No, non gli veniva in mente nemmeno un piccolo particolare che legasse quelle due parole con il passato. Eppure, qualcosa le si innescava dentro.
Scavava, ripuliva a fondo la sua vita.
Era dimenticato. Sì, non c'erano dubbi: aveva dimenticato. Quell'uomo, quel volto, non le dicevano proprio niente.Eppure fu quella stupida frase la causa della sua confusione.
Camminava avanti e indietro in quella stanza che di per sé era odioso, ma ora era un vero e proprio inferno. Non si dava pace.
Avrebbe voluto uscire, se solo non fosse che le voci correvano. Ed erano brutte voci: una delle principali che girava su di lei la facevano rabbrividire: preferiva solo capire che se era in pericolo dato che era l'unica -forse?- ragazza del suo settore.
E cosa ne sia successo del suo corpo, agli agenti non fregava: l'importante era che non vedessero il pavimento sporco di sangue e quindi da pulire o che non si trovassero un pezzo di dito nel cibo.
Per tutto il resto, potevano anche ammazzarsi l'un l'altro, quei porci.Lucas si reggeva la testa con la mano. Era sovrappensiero.
Tutto quello che dentro gli stava capitando era come una bomba ad orologeria: la senatrice diventava via via meno sopportabile -se mai lo era stata-, il suo migliore amico era diventato d'un tratto aggressivo -sempre che non si fosse bevuto il cervello ed era solo sua immaginazione-, e poi lei.
Oh sì, lei era un bel guaio.
Se ne stava davvero innamorando? Cosa provava davvero per lei?
Il suo stomaco inoltre non era al massimo delle forze, lavorava male, provocava un fastidioso malessere al biondo.
Poi gli vennero in mente sua madre e suo padre.
Non dovevano fare quella fine.
Si alzò di scatto dalla sedia, raggiungendo di corsa un bagno e svuotandosi dalla cena.
Tutto questo non aveva un senso, perché mai stava crollando ora, che doveva mostrarsi forte davanti a una Indigens, che faceva parte del popolo che aveva crudelmente tradito i suoi genitori?
«Amico, sei teso da un po'.» Niall entrò nella stanza camminando lentamente. Odiava il modo in cui quell'irlandese riusciva sempre a mantenere stabile il controllo delle proprie emozioni.
Si girò per guardarlo, rivolgendogli un'occhiata che Niall non sapeva se definire scocciata o sofferente.
Ne dedusse fosse per colpa di quella lì, quella nuova, Broker.Era diventato più aggressivo, Luke, da quando c'era lei.
«Vuoi che faccia io il turno di guardia al settore alfa al posto tuo? Mi sembri stanco, forse è meglio che tu ti riposi un po'.»
Decise l'approccio calmo ed evitò di parlare del tormento dell'amico.«Io...» balbettò Lucas, confuso. Forse era più combattuto: vederla oppure riposarsi?
No, non poteva essere da lui cedere ai sentimenti e mostrarsi debole e femmina davanti a lei. «Okay, grazie amico, io farò il tuo domani pomeriggio.»
Si alzò, dirigendosi verso l'uscita.
«Ah e Lucas.» Il biondo si girò a guardare l'amico tinto.«Mettiti qualche coperta in più, in queste sere comincerà a nevicare.»
Annuì al collega, si rigirò, e si diresse verso la stanza del suo dormitorio.

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Rebels · N.H.
AzioneFanta-action story Forse era questo che la spingeva ad andare avanti, a combattere. Ciò con cui era stata cresciuta e con cui si sarebbe sfogata, la sua unica riserva infinita: l'odio. Tratto dal capitolo intitolato "War." «Sai cosa, Horan?» Si pieg...