«Non può essere, Lucas! Lei...con tutte le probabilità i tuoi genitori sono morti prima che lei nascesse!»
Luke camminava avanti e indietro nella stanza di casa di Niall, arrabbiato.
O forse ferito.
O forse speranzoso.«No! Ti dico che gliel'ho sentita cantare, cazzo! Era quella! La stessa, identica!» Sbattè i pugni sul tavolo. Tirò su la testa, un'idea apparve nella sua mente offuscata dall'ira.
«Scusa, adesso...dovrei andare.» Abbassò la voce ad un sussurro.
Il biondo annuì, accompagnandolo alla porta.
«Chiarisciti le idee, okay?»L'australiano annuì.
«Lo farò.»Si passò la mano nei capelli, si tastò il volto. Si sentiva un traditore, uno schifoso. Aveva fallito come amico, aveva fallito come padre. Gli aveva promesso che lo avrebbe protetto sempre, e invece si ritrovava a poterlo stringere solo una volta alla settimana. Solo una volta.
Broker e suo figlio dormivano insieme nel letto della cella di lei, mentre lui pensava.«Broker. Vorrebbero Broker.»
Un agente che aveva assistito a uno delle sue sedi con Peter, indicò la ragazza. Aveva un sorriso quasi amichevole sul volto.
Si fidava di lui?
Solo perché aveva detto cose un po' scontate su Broker?
Davvero?Ciò significava che per lui, per loro, c'era ancora speranza.
Suo figlio sarebbe di nuovo stato libero.La svegliò, dicendole che la desideravano.
«Non ti preoccupare, saranno solo delle domande.» Ghignò la guardia, completamente diversa da prima.
«O forse no.» Rise.
La bionda guardò confusa l'amico, che scosse la testa.«Forza, sai dov'è il posto tanto, non è vero?»
Lei sbuffò, fino a che non arrivò nella solita sala. Entrò nella stanza, dove Peter era già lì ad attenderla.Non sarebbe stata una bella seduta.
«Ma è vero, la piccola non sa che cosa sta bramando il suo tenero e dolce amico. Payne.»
Lei si alzò di scatto, le domande che le aveva fatto erano completamente diverse dal solito. La sedia contro il pavimento provocò un rumore stridulo.
«Lascia in pace Liam, capito? Devi tenerlo fuori!»Peter sorrise malizioso, camminando intorno al tavolo e fermandosi dietro di lei, che lo aveva seguito con lo sguardo.
Le si avvicinò all'orecchio, sussurrò. «Lui ti sta tradendo, Broker.» Fece dei sospiri divertiti. «Sei sola. Sola in questo inferno.»Lei assottigliò gli occhi. «Lui non farebbe mai una cosa simile.»
Peter le scostò i capelli dal collo, accarezzandoglieli. «Ma davvero?»
Si lasciò ad una risata libera. «E secondo te perché abbiamo sospeso gli allenamenti di tutti i carcerati, eccetto te? Al tuo amico, in quanto tuo confidente, sarebbe toccata la stessa sorte, ma perché invece sei rimasta sola?»Lei deglutì, cercando di sembrare sicura. Ma la verità era che la sua mente stava elaborando, stava calcolando il risultato. Avrebbe voluto con tutta se stessa che Peter si stesse sbagliando, che il suo unico appiglio fosse ancora solido.
«Perché ha parlato con voi.» disse, anche se dal tono sembrava più una domanda che un'affermazione.«E secondo te di cosa stavamo parlando? Di quanto fosse bello avere un figlio?» Le si fece ancora più vicino, facendo scontrare la sua guancia destra con quella sinistra della ragazza. Serrò il corpo della bionda con le braccia, impedendole di muoversi liberamente.
«No, ragazza ingenua. Stavamo parlando di te.»La pressione nel corpo di Broker divenne talmente alta che le sembrava di poter esplodere.
Non appena Peter la lasciò libera, si girò tirandogli uno schiaffo in pieno viso. «Non dire cazzate!»Lui si toccò la guancia, muovendo successivamente la mascella, come per far finta di controllare che fosse tutto apposto. «Mi lascerai le cinque dita!»
Non cercò il consenso di nessuno è si scagliò sulla ragazza.I pugni e le ferite le facevano male, ma mai quanto a quelle parole. Oh, niente era equiparabile a quel dolore causato da quelle labbra.
Si accasciò a terra e rimase inerme, il sangue le colava dal naso, dalla bocca, dal sopracciglio destro, spaccato.
Ma niente era lontanamente paragonabile allo stato della sua anima.Forse sfiancato.
Stravolto.
Ferito a morte.
No, nessuno di questi aggettivi.Ucciso.
Alzò la testa: non c'era nessuno che la poteva salvare, questa volta.
Tossì. Sangue.
«Stai bene?»
Era qualcosa di serio, non poteva parlare più di tanto.«Sì...sì» Sussurrò appena.
«Ti fa male?» Respirò, guardando il cielo diventare sempre più scuro.
«Un po'.»
Sospirò.L'aria fredda le colpiva la schiena, ma non ci faceva caso.
«Una volta, quando ero piccolo, ho avuto un fortissimo malore, non riuscivo più a parlare perché non avevo più voce, ma sai cosa ho fatto?»Lei scosse la testa. «Ho imparato ad ascoltare. E sai cosa? È stato molto più bello.» I suoi occhi azzurro ghiaccio saettarono in quelli verdi di Broker.
«Riesco a leggere meglio ciò che vedo, adesso.»Lei sorrise.
«Sembra bello, il tuo passato.» Stava di nuovo per tossire.
Lui smise di sorridere. Girò la testa e guardò il paesaggio, davanti a loro. Rise, un sospiro amaro. Scosse il capo. «Ah no, in verità no. Non lo è stato.»Guardò anche lei il bosco che si estendeva. I rumori divennero d'un tratto più forti, e lei capì di non riconoscere più il ragazzo davanti a lei.
Lui non era Niall, e ne ebbe la certezza quando questo si alzò in piedi. La guardò, le sue labbra si piegarono in un sorriso compiaciuto. «Sei da sola, Broker.»Stava per ribattere, quando le sue labbra si serrarono. Ma io ho te, voleva rispondere. Il cielo si aprì ad un improvviso e potente acquazzone, che bagnava i loro corpi e intensificava i loro sguardi. In quel momento si chiese perché lui l'avesse portata sul tetto di quel palazzo che sembrava fatto di vetro, ma vedendo quello sguardo, tutto ciò che le venne in mente la condusse ad una sola via.
«Sei sola.» Fece un salto in avanti, buttandosi nel vuoto, mentre lei tirò un urlo disperato.Aprì gli occhi di scatto.
Corse e si inginocchiò davanti al gabinetto, in preda ai conati di vomito.
Quel sogno sembrava così vero all'inizio, che l'aveva stordita.
Ma forse era solo rimasta delusa. Delusa dalle sue parole. Dalla verità.Uscì dalla mensa. Fermò Lucas, che era di guardia a quell'ora nel suo settore.
«Ciao.»
«Ciao.»
Era ancora diffidente nei suoi confronti, dopo quel giorno.
«Avrei bisogno di...» ingoiò automaticamente, aveva la gola secca e si sentiva strana a chiederle una cosa simile. «Di parlare con Niall...»
Lui aprì gli occhi, respirò. «Aspetta qui, vado a chiamarlo.»Mentre lo vide uscire, l'insicurezza la colpì come un calcio sulle ginocchia, e cominciò a tremare.
Fece qualche passo, guardandosi intorno. Non sapeva precisamente cosa gli avrebbe chiesto.
Non sapeva nemmeno perché lo voleva intorno.
Ma i muscoli le si afflosciarono e gli occhi si chiusero prima che potesse vedere quell'uomo quando un fazzoletto le coprì bocca e naso.
Quell'uomo che aveva sognato.
Quell'uomo che desiderava vedere.
Quell'uomo che forse, in fondo in fondo, desiderava.FAST!
Non dico niente, solo: mia madre è una stronza.
Leggete, siete in astinenza.Sparo cazzate e lo so.
Al prossimo capitolo gente! (Scusate)

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Rebels · N.H.
ActionFanta-action story Forse era questo che la spingeva ad andare avanti, a combattere. Ciò con cui era stata cresciuta e con cui si sarebbe sfogata, la sua unica riserva infinita: l'odio. Tratto dal capitolo intitolato "War." «Sai cosa, Horan?» Si pieg...