Dipendence

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Spostò il viso, portò il naso accanto al braccio e mosse leggermente la testa, per poi fermarsi. Sospirò.
Stava dormendo profondamente.

Era così bella. Così fragile, così vuota e così interessante.
Avrebbe potuto insegnarle molto, e meritare ciò che voleva.

Niall non riusciva a dormire, anche se si era già arreso la sera prima, e il centro del problema era lei.
Non sua sorella Grace, ma Broker.

Quando Peter era piombato in casa sua, e lui l'aveva vista di striscio nella sua stanza, ne aveva colto le emozioni più contrastanti. Come se, in quel momento in cui le loro pupille si erano incastrate, ci fosse stato anche un contatto mentale.
E lei era anche in penombra, questo lo meravigliava di più.

Era seduto sul divano, opposto a quello in cui dormiva la bionda, e la guardava. Sentiva crescere un sentimento, un'euforia.
Voleva che lei si svegliasse ma voleva che lei dormisse per sempre, che gli fosse data la libera concessione di guardarla per quanto voleva, quando voleva.

Non capiva neppure lui, faceva dei pensieri disconnessi, avrebbe voluto sapere di più su di lei, la verità, eppure si aggrappava solo alla sua presenza per dimostrare la teoria che lei, fosse la buona.

Era un istinto: incontrollabile, grottesco, che diventava ogni secondo più potente e ogni secondo scemava schiacciato dalla forza di volontà della sua mente.
Da quando lei si era addormentata aveva bevuto un solo bicchiere. Era tentato dal sentire ancora la gola bruciare fino a quando questa non avrebbe chiesto pietà, fino a quando le fiamme del suo esofago non sarebbero state grandi quanto quelle nel cuore.
Ma si era imposto di fermarsi. Doveva farlo, l'alcol gli dava alla testa.

Avrebbe fatto cose assurde, se lo sentiva. Immagini di lui e Broker gli sfiorarono la mente.
Si alzò infuriato dal divano. Non poteva essere come loro, non poteva contare solo la fisica.
Nella vita non c'era solo la fisica, no, lui metteva in gioco anche la chimica.
La chimica nei suoi punti più deboli, nei suoi lati più oscuri, la chimica della soggettività, ciò che provava.

Di colpo si arrestò. Sorrise amaramente, perché preoccuparsi di tutto ciò? Nella sua vita sarebbe arrivata per lui prima la felicità del suo migliore amico, poi la sua.
Lucas era attratto da Broker, Niall voleva vedere Lucas felice.
D'un tratto tutto gli parve più facile. Sarebbe rimasto vuoto, ma avrebbe sorriso vedendo il bicchiere pieno dalla parte dell'amico.

Si rese conto della luce che filtrava attraverso il cielo bianco. Si fermò a guardare tutta la neve che era scesa, non adorava particolarmente il freddo. Guardò l'ora, le 4:57 del mattino.

Avrebbe fatto meglio a svegliarla, anche se Lucas sarebbe passato a prenderla tra poco meno di un'ora. Ma voleva vedere ancora quegli occhi, connettere la sua mente.
Si avvicinò alla ragazza, si inginocchiò, quando si accorse di non sapere minimamente dove girarsi.

Sarebbe stato tutto più facile con il suo migliore amico, lui almeno non aveva mezzi modi: o l'avrebbe svegliata con infinita dolcezza oppure l'avrebbe buttata giù con la forza.
Avrebbe sicuramente scelto la seconda, si disse Niall sorridendo.

La guardò, perdendosi nei suoi pensieri. Una carezza? Una parola? Una scossa leggera?
Gli sembrò la domanda della vita. Voleva essere cauto, ma nel frattempo non voleva mostrare la sua vera natura. Si celava dietro un velo, una maschera. Proprio come faceva lei.

Tornò nella sua stanza. Innanzitutto avrebbe dovuto svegliarla con un odore e un qualcosa di più presentabile. Si fece una doccia veloce, cercando di sciogliere i muscoli e i pensieri, immaginando più e più volte la reazione di Broker sotto il suo tocco, sia gentile che rozzo.

Uscì dal bagno in mutande, e quella fu l'ultima scena a cui non avrebbe voluto assistere, che avrebbe evitato con piacere: lei era sveglia.
Da una parte ne fu sollevato, almeno i complessi mentali nella sua testa avrebbero taciuto e sarebbe tornata la pace.
Lei lo guardò leggermente imbarazzata, ma non disse niente, lo scannerizzò semplicemente.
Lui non si fece più di tante domande, non si sentiva in soggezione, gli aveva quasi fatto piacere vedere l'espressione innocente e colpevole allo stesso tempo della ragazza.

«Sei sveglia.» Si rimproverò da solo per aver detto una cosa così stupida e per non essersi schiarito la voce prima di vederla con gli occhi aperti: infatti la voce era un po' impastata e roca.
Ma da quando si faceva tutti questi problemi?
Lui non aveva fatto la figura da stupido.

«Hai fame?» Le chiese, con tono più dolce e distaccato allo stesso tempo. Questo era perché dentro era mare in tempesta e deserto arido.
Lei annuì debolmente, guardandosi distrattamente intorno. «Ti va di mangiare qualcosa, con me?»

Broker rimase un attimo colpita dalla frase. Suonava come un invito, gli avrebbe voluto far notare, ma poi stette zitta. Era stato comunque carino, lo aveva apprezzato. Si schiarì la gola. «O-okay.»
E pensare che fino a qualche giorno prima gli avrebbe sputato in faccia.
Lui si girò verso la cucina, fece due passi, poi tornò velocemente indietro. «Prima mi vesto.»

Le sembrò di vedergli stampato un sorrisetto sul volto, sarebbe stato tutto perfetto, se solo lui non fosse stato in mutande. Lei non si sarebbe sentita così al centro dell'attenzione. Ed ha anche un bel fisico, notò.
Mangiare con lui di fronte non era mai stato così stranamente piacevole e imbarazzante, non se lo sarebbe mai aspettato così.
Avevano trovato l'argomento perfetto nella teoria di Niall. «Almeno mangi qualcosa che non sembra ammuffito, come ciò che vi danno alla mensa.» Aveva detto lui. «La Prayer deve davvero odiarvi per farvi questo.»

Lei allora chiese ulteriori informazioni su quella donna, e il discorso iniziò a prendere delle belle pieghe. La parte spiacevole era che ogni tanto lui la beccava a fissarlo, ma scacciò la paranoia con la scusa che lei lo stesse guardando perché lui le parlava.
Lucas arrivò poco dopo. «Dobbiamo andare.»

Niall e Broker si guardarono per qualche secondo. «Broker!» Disse il biondo, richiamandola.
Lei guardò ancora l'irlandese e, prima che la porta venisse chiusa, gli sussurrò. «Grazie.»

Appena fu solo, Niall sorrise, prese la bottiglia di vodka e la svuotò nel lavandino in preda a un'improvvisa sensazione di libertà. «Questa non mi servirà più.» Disse.
Ora era lei la sua nuova dipendenza.

«Broker, dove sei stata ieri?»
Liam, lontano da occhi indiscreti, la abbracciò.
«Storia lunga.»
«Ho una cosa importante da dirti, da chiederti, in verità.»

Lei aggrottò le sopracciglia, guardandolo. Erano seduti nella mensa, Liam stava mangiando, si chiedeva perché lei invece non avesse fame.
«Cosa c'è?»

«Oggi viene Marcus, io non ci sarò con tutte le probabilità. Ti chiedo di tenerlo per un po' finché non arrivo.»
«Ma perché?» Chiese lei.
Lui la abbracciò ancora. «Non te lo posso dire.»
Lei ebbe un colpo. «Ma ti devi fidare di me, ti prego.»

AH, WATTPAD!

Okay, ogni aggiornamento della versione di Wattpad è un trauma, non ci capisco più niente.

Sono oltre 1100 parole, per cui accontentatevi del mio piccolo spazio autrice.

Come vi sembra la storia?
Vi dico già che lo sviluppo è piuttosto intricato, ho paura di dimenticarmi qualcosa.

Ma no agli spoiler.
Al prossimo capitolo :)

Votate, commentate e portatemi Niall Horan in chiesa alle cinque, vestito in smoking.

Rebels · N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora