Home-Prison

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Entrò nella sua stanza con l'adrenalina che scorreva nelle vene, rendendole impossibile lo stare ferma. Aveva ragionato molto, eppure non aveva ancora trovato una risposta.
Perché Percy aveva mentito sull'aggeggio che teneva? Perché avrebbe dovuto mentire a Mayers e ai ragazzi, se ormai si fidava di ognuno di loro?

Ma soprattutto, cos'era quell'aggeggio?

Forse si vergognava di ciò che possedeva, e non sapendo cosa rispondere a Mayers che chiedeva dell'oggetto, si era inventato la prima cosa che gli era passata per la testa.

Si guardò intorno: le pareti bianche riportavano varie incisioni, insulti, parolacce, imprecazioni, conti dei giorni trascorsi. Il tavolino semplice era tutto scheggiato, con ogni probabilità dalle viti che erano state estratte dal muro: questo spiegava i buchi vuoti sull'intonaco; per il resto lei non ci aveva poggiato niente.
Il letto era piuttosto duro, le coperte appena sufficienti per il freddo che lasciava le sue ultime grida al vento.

Pensò a Niall, alla nottata trascorsa con lui. Lui le aveva chiaramente detto che c'era qualcosa di più, oltre alla semplice attrazione. La verità era che lei di questo ne era tanto entusiasta, ma doveva ancora fare chiarezza nella sua mente: Niall provava qualcosa di forte per lei; Broker provava qualcosa di bello ed indescrivibile per lui, ma non poteva dimenticare dell'amore provato per Percy.
Era come una spina nel fianco.

Guardò una vite lunga infilata nel muro: il cappuccio non copriva interamente il buco e l'asse dell'oggetto era pendente. Questo significava che era stata tolta e poi rimessa senza essere stata avvitata. Broker allungò il braccio e la estrasse senza sforzi.

Avvicinò la punta al muro, per poi fermarsi. Respirò, mentre fece la sua scelta.
Iniziò ad incidere sul muro il suo nome, Broker.
Non scrisse niente riguardo all'esito dei suoi pensieri: le bastavano solo quelle parole.

Una volta finito si allontanò leggermente, per leggere: Broker è stata qui, ma la libertà non si ferma.

E mentre usciva con calma da quella stanza, pensò che tutti i presentimenti negativi su Percy fossero veri: e se lui non fosse mai stato dalla sua parte?

Niall si guardò allo specchio, dopo essersi sciacquato il viso con dell'acqua fresca: sembrava felice. Insomma, non il ritratto della felicità, -la realtà stava prendendo una brutta piega-, ma forse la luce stava riuscendo ad entrare nel buio del suo passato.
I suoi occhi erano azzurri, come al solito, ma avevano una nota di diverso. Un qualcosa di nuovo, forse. Di bello, forse.

Ripensò al popolo della bionda: potevano pure essere poveri, ma avevano uno spirito di dovere verso gli altri che li rendeva invincibili. Ripensò alla sera precedente, perdendosi nei lussuriosi momenti di un'immensa gioia. Pensò al fatto di non aver ancora riferito niente a Lucas, ignaro dei fatti accaduti perché intento a ricongiungersi con la madre. Era tanto felice per lui, ma non tanto quanto per sé.

Ripensò al modo in cui lei lo aveva trascinato dentro la sua abitazione, al suo tono aggressivo ma nello stesso tempo dolce, indifeso ma nello stesso tempo predatore. Ripensò alla ragazza che stringeva le lenzuola e alla sua pelle, al suo sapore, ai suoi baci e alle sue carezze. Riflettè, capendo quali sentimenti in contrasto dominavano il suo animo. Capendo cosa lei era in grado di fargli.

Cosa l'amore era in grado di fargli.

Sorrise: il suo animo era in pace perché finalmente aveva uno scopo. Finalmente aveva trovato qualcosa per cui lottare.

«Tu pensi che vinceremo?» Disse Mix, mentre si allenava con Connor.
Il ragazzo più grande si fermò, guardandolo. Tenne fermo il suo sacco, che conteneva farina, grondante di sudore. «Non lo so.»
«Io ho paura.» Ammise Mix, per poi guardarlo negli occhi.
Connor lo guardò per qualche secondo, prima di posizionarsi davanti al sacco.

Guardò l'oggetto per qualche secondo, concentrandosi. «Anche io.» Bisbigliò, per poi tirare un pugno al cuoio, provocando un rumore che rimbombò nella stanza.

«Mayers, Percy dovrebbe essere nei campi. Vai a chiamarlo.» Concluse il padre. «Deve imparare ancora delle tecniche in vista della battaglia.»
«Certo, padre.» Rispose lui per rivolgergli un inchino e congedarsi.
Scavalcò il cancelletto di legno e si guardò intorno: tutti i campi erano pieni di ortaggi e coltivazioni, ma nessuno sembrava guardarli. Si diresse verso la capanna: deserta. Il tentativo vano scatenò in lui una strana sensazione, che lo spinse a cercarlo.

E se l'avessero rapito? Se avessero trovato il posto?
Forse erano stati proprio i due agenti del giorno prima, a spifferare tutto. Forse stavano mentendo a Broker, forse Broker stava mentendo a lui.

Scosse la testa: Broker non farebbe mai una cosa simile.

Scavalcò la recinzione che dava sul bosco, per vedere se fosse andato di là. Camminò verso la foresta, poi trovò un qualcosa per terra.
Ci volle per lui qualche secondo per riconoscere a chi appartenesse: l'oggetto di Percy, che però non gli era stato dato da Broker, il contrario di ciò che aveva detto lui.

Tutto quadrava, se Broker avesse da sempre fatto il doppio gioco. Per cosa forse?
La promessa di una bella vita? Di una bella casa?

Lei non era così.

Accese l'aggeggio e quello che lesse lo allarmò: ora tutto quadrava.

Gli agenti speciali Niall Horan e Lucas Hemmings sono venuti, in compagnia di Broker.

Li cattureremo e ti aspetterò. Parti all'alba, senza che nessuno ti veda, altrimenti salta tutto.

Non preoccuparti: questa rivolta non si farà.

Mayers diede voce ai suoi pensieri. «Percy, sei sempre stato tu.»

OH GOD!

Non ho niente da dire se non:
Scusate per il ritardo
Siamo quasi ad 1k voti!!

Commentate, votate e andate in pace!
Al prossimo capitolo.

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