Late Night

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Era troppo tardi per poter dividersi da lei. Era troppo tardi per riuscire a dormire ancora. Il suo corpo era come morto, ma la sua pelle era calda sotto le sue dita.
Imprecò più volte quando non poté fare altro che portarla nel suo appartamento: nel settore alfa in quelle condizioni non poteva starci.
Riuscì ad arrivare alla sua stanza senza essere visto, ringraziò mentalmente diecimila volte Lucas per aver portato i vestiti della ragazza nella sua stanza.

Lei dormiva ancora, i capelli biondi che si appoggiavano dolcemente sul suo petto, le labbra schiuse, le ciglia lunghe. Erano particolari così piccoli, eppure riempivano Niall di gioia.
Entrò nel corridoio. Non voleva svegliarla ma allo stesso tempo avrebbe voluto poter ancora sentire le sue labbra morbide contro la sua bocca. Era frustrato.

Respirò cercando di controllare gli istinti: la appoggiò dolcemente al materasso del letto, coprendola con la coperta più morbida che avesse e accendendo il riscaldamento sotto al materasso: l'insana idea che gli era sbocciata nella mente, -ovvero quella di spogliarla-, nonostante lei ne condivideva il pensiero, diversa sicuramente averla infreddolita, con tutto il gelo che c'era fuori.
La guardò qualche secondo, poi prese una coperta per sé e si diresse al divano, dove si sdraiò pensando.

E proprio come temeva, per le prima due ore il cumulo di problemi che aveva gli giravano nella testa in un vortice infinito, che gli toglieva il sonno e lo annoiava.
Era però tutto più tenue, tutto aveva una nota meno pesante perché lui era più felice.
Perché lei lo aveva reso, nel suo piccolo, felice.
Pieno di problemi, ma con una convinzione in più: lei non era il male.

Chiuse gli occhi, ormai divenuti pesanti, dopo la terza ora, quando il buio incombeva sul cielo e le stelle non erano più visibili, coperte dalle nuvole. Si addormentò, mentre i sogni divoravano i suoi pensieri, trasformandoli in poesie d'amore e storie drammatiche, che modificavano la realtà.
Dove lui, per una volta, poteva fare ciò che voleva senza che qualcuno gli dovesse ricordare le leggi che governavano la sua vita.

Le sue mani toccavano una superficie liscia e morbida, profumava anche. Sorrise, gli ricordava tanto l'amaro ricordo della madre. Si chiedeva sempre, da piccolo, come faceva ad avere ogni vestito che sapeva di lei.
Che sapeva di una dolce madre, ma che poi aveva preferito la sicurezza e la nobiltà al figlio primogenito.
All'unico maschio, a quello che aveva sempre definito proprio orgoglio, prima di andarsene.
Glielo aveva ripetuto tante volte, che alla fine Niall se ne era quasi convinto. Ma alle conquiste alla fine di resta attaccati, no? Non bisogna andarsene da ciò di cui si è fieri.

Le sue dita si mossero ancora un po', seguendo inconsciamente il dolce velluto che stringeva tra le mani: era un vestito. Un vestito scarlatto.
Era il vestito che sua madre si era messa quando avevano festeggiato il compleanno di sua sorella, e le sue mani erano quelle di un bambino.
Uno specchio rovinato era situato lì vicino: lui era tornato un bambino. Era lui da bambino.
Girò la testa, per vedere se sua madre fosse lì, ma quando tornò al vestito, questo era un misero straccio, un sudicio rammendo che però aveva un non so ché di familiare.
Era pieno di pezze, avvicinò la mano ad una in particolare, una che era quasi del tutto scucita.

La toccò, ci passò il palmo sopra, quando un ago gli punse la mano. Strillò, guardando la punta di sangue farsi strada tra la pelle, e fuoriuscire a gocce. Gli faceva male, gli bruciava. La ferita si apriva sempre di più, fino a che sul pavimento non si formò un laghetto rosso. Come era possibile che ora fosse un taglio così grande?
La mano adesso era la sua, aveva le dita lunghe e i peli sul braccio. Era tornato grande.

Alzò lo sguardo per tornare al vestito e non era più lì: al suo posto sedeva lei, Broker.
Era seduta di profilo, aveva le gambe schiacciate contro il petto, i capelli color grano che gli scendevano fino a metà schiena, la pelle chiara e liscia. Era nuda, lo guardava e gli sorrideva.
Era così bella che per un attimo si perse nel suo volto chiaro, si dimenticò tutto.
La mano ora non gli faceva più male, non sanguinava più, era completamente guarita.
Niall si alzò in piedi e la raggiunse.

Aprì gli occhi di scatto, confuso. Era stato tutti un sogno, e tra gli svariati che ogni persona fa di notte, lui si doveva ricordare proprio di quello. Forse era un segno del destino: lui, che a causa della sua vita sanguinava, ma che poteva guarire con Broker.
La luce del cielo, coperto da nuvole così bianche da accecare, non gli permise subito di vedere bene.

Tirò le gambe per sgranchirle, poi mosse le braccia: la stessa morbidezza che aveva sfiorato nel suo sogno.
Abbassò lo sguardo: lei.
Una bomba scoppiò nella sua testa.
Lei? Lei si era svegliata e lo aveva cercato, per poi dormire accanto a lui?
Sorrise ancora, perso nei pensieri.

Non ci capiva più niente, l'unica emozione che prevaleva era lo stordimento.
Lei dormiva tranquilla, lui aveva paura di svegliarla.
O forse, forse era proprio ciò che lei voleva: che lui la svegliasse in modo dolce.
Le circondò la vita ancora scoperta, avvicinò il naso al collo, per poi lasciare una scia di baci sulla spalla destra della ragazza.

Broker si mosse un po', solleticata dalle labbra e dai caldi respiri del biondo, poi aprì gli occhi.
Non si girò per il semplice fatto che sarebbe potuta cadere, dato lo stretto spazio che condividevano. Chiuse ancora gli occhi, per godersi a pieno carico la dolcezza di Niall.
Poi girò la testa, guardandolo. Lui le sorrise, e si avvicinò per lasciarle un bacio sulle labbra.

Non c'era più l'attrazione della sera precedente, non c'era più quel calore eccessivo, non c'era più la voglia della lussuria, avanzava nelle loro teste e nei loro cuori il semplice desiderio di stare vicini.
Come se, da parte di entrambi, ci fosse qualcosa da colmare.

HEY!

Boom.

Non ho altro da aggiungere.

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