«Daniele...» sussurrò, la mente persa nell'illusione, ubriaca dall'orrore che voleva negare.
Si era fermata tra le foglie, la pelle bagnata, mordendosi il labbro.
«Che c'è?» le domandò il ragazzo, voltandosi.
La guardò e rabbrividì, riconoscendo la carica erotica della fanciulla, disposta a tutto per non morire.
Lentamente, Gloria si abbassò la spallina, scoprendo il seno che gocciolava. Daniele, sussultò, colpito dal languore d'una fame nuova, mai provata prima, la carne di Gloria che sussultava dal freddo. Paralizzato, Daniele la osservò togliersi la maglietta e avvicinarsi, con aria folle e sognante. A un passo da lui, Gloria si sfilò i pantaloni, sollevando le gambe per liberarle dai jeans, e infilò i pollici tra le mutandine, fino a scoprire il tabù della carne, tra le gambe che strofinò per impreziosirne l'acerba bellezza.
Gli si avvicinò ancora, nuda, la destra sotto i seni, premendoli dolcemente. Con la sinistra gli prese la nuca e lo fece inginocchiare. Gli premette il capezzolo sulle labbra e Daniele, gli occhi fissi e terrorizzati, sentì il respiro, assaporò e si sentì mancare. Risucchiato dall'euforia animale, chiuse gli occhi, cessò di pensare e divenne carne.
La baciava, e ancora la baciava senza riuscire a staccarsi, desiderando fondersi con lei, accelerando il ritmo, finché Gloria lo interruppe, allontanandolo.
Provò vergogna, sentendosi nudo e respinto e la fissò senza comprendere, le ciglia inondate dalla pioggia che trasfigurava il mondo.
«Chi sei» gli chiese Gloria di nuovo, la pelle scossa da brividi.
«Io... non sono di questo mondo...» rispose, forzato dall'incantesimo che subiva.
«Da dove vieni?» chiese lei, languida.
«Non lo so... lo scettro... l'attivatore... è la causa...».
Esitò. La ragazza lo baciò e si staccò di nuovo.
«L... lo scettro è il p... ponte tra i mondi... con esso devo tornare... a casa».
«Fammi vedere...».
Daniele fraintese.
«F... farti vedere... cosa?» domandò.
Lei rise, febbricitante.
«Lo scettro...» rispose con sguardo divorante.
Daniele si scosse, chiuse gli occhi, respirò profondamente e li riaprì, nuovamente se stesso. La vide, finalmente, per quello che era: una ragazza debole e indifesa. L'anima rifluì e gli parve una pazza sotto la pioggia, un essere impaurito che giocava col fuoco.
«Tu... stai tremando...» le disse e Gloria si guardò attorno, l'incantesimo che si era spezzato.
Si vergognò come una ladra, rinsavendo del tutto.
«Credo che sia meglio che tu ti rivesta» le disse.
Gli abiti erano fradici, ma se li rimise lo stesso, terribilmente confusa, tossicchiando per il freddo.
«Mio Dio... cos'ho fatto!» disse.
Suonarono le campane delle dodici e il cielo si rischiarò, mentre qualche goccia scendeva ancora. Il tepore estivo sembrava scomparso per sempre.
Ridiscesero e rientrarono in città, nuovamente tra le vie percorse poco prima. C'era parecchia gente in giro, una strana agitazione che travolgeva i passanti in un clima irreale, e udivano il parlottare senza capire.
«Ho freddo» esclamò la ragazza, tremante.
Un gruppo procedeva in direzione contraria alla loro e vi passarono attraverso mentre quelli parevano eccitati da qualcosa di inaudito. Preferirono non indagare, terrorizzati dal pensiero di sapere di cosa parlassero e Daniele cinse le spalle della ragazza, massaggiandole la schiena. Molta gente scorreva e le voci tornavano udibili, gli occhi e le orecchie che uscivano dalla cappa.
«È assurdo» diceva qualcuno, «andiamo a vedere il cratere!».
Accelerarono il passo per fuggire più in fretta.
«Hai visto?» disse un altro, «La meteora e il fulmine...».
Storditi, continuarono ad allontanarsi, finché si fermarono a un bivio. Gloria respirava a fatica, gli occhi bassi.
«Perdonami» disse e fuggì via correndo, senza dargli il tempo di reagire.
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Scontro remoto
Science FictionPuò la salvezza del mondo dipendere da un'idiota? Mille avventure possono renderlo un eroe? Ridendo e scherzando magari ce la fa, sempre che non si dimentichi del compito. Un pianeta, esploso milioni di anni prima, riappare, diretto contro la Terra...