«Ehm, dottore» disse il giornalista, avvicinandosi, «fa veramente caldo e io ho la pressione bassa... che ne dice se facciamo l'intervista e poi le offro da bere?».
Peter era furioso. Leoni rispose con slancio e tranquillità.
«Un attimo, Mallorne, la prego. Se intanto vuole filmare l'apertura... senza commento, però...».
«Senza dubbio!».
Il giornalista si allontanò, stropicciandosi le mani, e sorrise nervosamente ai suoi.
«Pazientiamo, gente!».
Un cameramen, particolarmente spiritoso, ammiccò a un collega, puntando la telecamera, come una pistola, verso Leoni.
Lo studioso, dopo aver respirato profondamente, si volse verso i suoi ragazzi e sorrise, indifeso.
«Nessuno sapeva che Elena fosse mia figlia perché nemmno io sapevo che sarebbe arrivata con una borsa di studio...».
E la guardò con dolcezza. Elena fremeva, gli occhi altrove. Ognuno si sentiva strano. Raffaella si avvicinò alla collega che, impettita e altera, negava il disagio, e le sfiorò il braccio.
«Professore» fece Peter, «Chi dovrebbe chiedere aiuto? Noi ci fidiamo... e crediamo nel suo lavoro, che è anche il nostro».
Gli altri annuirono.
Si scrutarono in profondità, il vecchio e il giovane. Leoni si voltò per guardare gli altri.
«Dov'è Samantha?» chiese Ivan.
«Non stava bene, è rimasta nella tenda» rispose Gustavo.
«La facciamo quest'intervista, professore?» chiese di nuovo Mallorne, gridando.
La troupe si rinfrescava agitando le mani, ma non serviva, erano tutti sudati. Leoni alzò il braccio, invitandoli ad aspettare ancora.
«Con discrezione, ragazzi» disse il giornalista ai suoi che si davano a riprese indiscrete.
«Nelle prossime ore» disse Leoni, «ogni esagerazione adoperata dai mass media sarà riduttiva in confronto a quel che succederà».
«Che intende dire?» chiese Ivan.
«Vedete questa meraviglia della tecnologia del passato?».
Leoni allargò il braccio, alzando un immaginario sipario verso la piramide.
«Essa non è stata creata per la venerazione di qualche divinità, o per seppellire qualcuno, come anch'io credetti all'inizio».
Si voltò, facendo qualche passo verso la piramide. Gli operatori avevano acceso di nascosto i microfoni direzionali.
«Essa non è stata concepita per poggiare sulla sabbia come una tomba, essa può... essa può... volare» sussurrò.
I ragazzi sussultarono, sbigottiti.
«È completamente andato!» esclamò l'addetto al missaggio, udito dai colleghi che ridacchiarono.
Crebbe nei giovani l'apprensione di assistere al supplizio mediatico del loro leader. Jennifer si mise gli occhialoni sul naso, assumendo un'aria annoiata.
«Il successo dà alla testa» disse.
«Mi sembra strano» disse Mallorne.
«Capo...» chiese un operatore, «mentre parla con loro possiamo rubare qualche frase?».
«Poi le mandiamo a Zelig» scherzò Jennifer.
Mallorne lo sapeva, nessuno poteva negare d'esserne affascinato. Peter scuoteva il capo, guardando ora Leoni, ora Elena. La possibilità che l'assurdo fosse vero, lo turbava, non accettando che Leoni fosse pazzo.
«Capo, parla sul serio? Questa cosa... può volare?».
Raffaella tremò. Ivan aveva aggrottato le ciglia, mentre fissava la piramide stranito.
«Ci vuole spiegare perché... crede una cosa del genere?» gli chiese, rigido e diffidente.
Elena si fregava nervosamente le mani.
«Seguitemi, è meglio. Cercherò di essere esauriente durante l'intervista» disse, «Vi chiedo solo di... fidarvi di me».
Nessuno osò protestare.
La squadra televisiva s'animò di colpo. Il giornalista s'avvicinò e Leoni gli andò incontro.
«Dottor Leoni... siamo pronti?» balbettò.
«Certamente, la prego solo, di attenersi alla forma di quanto dirò, senza aggiungere nulla di suo».
«Non si preoccupi...» assicurò quello.
«Non sono preoccupato per me, dal momento che sono certo dell'obiettività con la quale opero, ma per lei, sulle cui spalle grava la responsabilità di dare, semmai, il giusto peso alle cose, non per la scienza, ma per il genere umano».
Tutti si guardarono, inqueti.
Leoni e il giornalista si trovavano a metà strada tra la troupe e i giovani archeologi, mentre i cameraman si disponevano attorno per i primi piani.
«Ma che senso ha giocare così di contropiede, quando quelli non aspettano altro?» domandò Peter, sbalordito.
Anche gli altri erano stupiti che lo studioso non ridimensionasse le cose. Raffaella si grattava il braccio, Ivan sbuffava. Pareva che gli operatori ci prendessero gusto.
«Cinque secondi all'inizio!» gridò il tecnico audio.
«Un attimo! Aspetti!» disse Jennifer, imbellettando il viso del giornalista, «Così va meglio!».
«Tieni sta telecamera ferma!» gridò il tecnico a un cameraman, «Ti tremano le mani?».
La brezza si faceva più forte. Un pugno si chiuse, dito dopo dito,scandendo i secondi dinanzi al giornalista.
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Scontro remoto
Science FictionPuò la salvezza del mondo dipendere da un'idiota? Mille avventure possono renderlo un eroe? Ridendo e scherzando magari ce la fa, sempre che non si dimentichi del compito. Un pianeta, esploso milioni di anni prima, riappare, diretto contro la Terra...