«Fermi! Non potete superare la striscia di protezione!» gridò un poliziotto al giornalista che si sporgeva.
«Mi lasci fare il mio lavoro, devo filmare quel che è accaduto... questa striscia non protegge niente...».
«Si tiri indietro le ho detto!» urlò il soldato.
«Filmate tutto!» disse un altro, «Non perdete niente!».
«Non mi tocchi!» gridò il primo, «O le faccio causa!».
Per tutta risposta l'uomo in divisa lo fece volare a terra.
«Indietro ho detto: la zona è radioattiva, non è permesso oltrepassare la striscia di protezione!».
Gemin sentiva crescere la pressione alle spalle, la gente che si accalcava spingendolo avanti, il frastuono che aumentava.
Una grande ombra coperse il cielo preceduta da un rombo e tutti, alzando gli occhi, videro un gigantesco elicottero atterrare oltre il blocco. La zona era una piazza: sarebbe stato altrimenti impossibile per un elicottero di quelle dimensioni atterrare.
In cielo c'erano anche gli elicotteri della televisione, che intralciavano le manovre dei mezzi dell'esercito.
«State calmi! Non è il caso di agitarsi! Statemi a sentire!».
Qualcuno aveva parlato attraverso un megafono, un ometto di bassa statura.
Il silenzio piombò sulla calca, innervosita dal rapace bisogno di chiarimenti. L'ometto col megafono non indossava divisa. Gemin era in prima fila, accanto ai cameramen.
«Non sappiamo bene cosa sia successo, stiamo cercando di scoprirlo, e per non intralciarci a vicenda siete tutti pregati di rispettare semplici regole. Agli agenti è ordinato di proibire di penetrare nella zona in esame, per l'emergenza in corso...».
«Quale emergenza?» chiese un giornalista tra la folla.
«Finché non sapremo di cosa si tratta è emergenza massima».
«Di cosa si tratta?» chiese un altro, la voce stridula per l'emozione.
«Signori, vi prego... lasciateci lavorare. Finché non lo sapremo, tenete da parte le domande... quella striscia che voi vedete è invalicabile come una linea nemica».
Telecamere e microfoni puntati sull'ometto come predatori, il brusio si levò dalla folla. Il giornalista volato in terra si era rialzato, dolorante, il vestito spiegazzato, mentre l'agente si era allontanato, sostituito da un altro.
«Non si permetta di offendermi! Lei non sa chi sono io!».
«Appunto, mi dica un po' chi è lei» ribatté l'ometto.
«Lei chi è!» urlò paonazzo il giornalista, «Tutti mi conoscono e non è il mio nome a essere in discussione! Non sono mai stato trattato così!».
«Scusi dottor...» intervenne qualcuno, alzando la voce, per spalleggiare obliquamente il collega.
«Wald» rispose l'ometto, minaccioso.
«Scusi dottor Wald, l'esercito sta nascondendo qualche porcata? Qualche pericoloso esperimento sfuggito al loro controllo?».
Il nervosismo esplose di colpo, in un vociare ribelle alla soggezione che quella strana autorità voleva imporre.
«State nascondendo un vostro errore?» urlò un altro.
«Se non avete nessuna responsabilità perché vi curate di tenerci lontani dall'accaduto?» aggiunse il primo.
Le voci non si contavano. Gemin era contento e si divertiva.
«Il diritto di cronaca... stiamo registrando tutto! Deve rispondere alle domande, la gente deve sapere!».
La babele di provocazioni cresceva e il dottor Wald grugnì. Lavorava per la ricerca di nuove fonti di energia e rispondeva direttamente alla NATO, era stato mandato in fretta e furia per capire cosa fosse successo, dal momento che i dati satellitari indicavano un'interferenza elettromagnetica proveniente dallo spazio. La notizia era Top Secret, anche se i giornalisti gli forzavano la mano con provocazioni che sgomentavano l'opinione pubblica. Doveva valutare la situazione in fretta per rispondere.
«Vi posso dire» gridò, la voce distorta dal megafono, «che la situazione è in fase di studio, l'esercito non ha responsabilità alcuna e chiunque osi diffondere illazioni sarà denunciato».
«Voi... denunciare noi?» urlò un giornalista, mettendosi a ridere.
Nessuno si calmò. Grazie a quell'ultimo ammonimento gli animi si scaldarono ancora. Le domande si susseguirono a raffica, senza risposta. Wald li mandò a stendere e si voltò per andarsene.
La squadra addetta ai rilevamenti che aveva appena scaricato le apparecchiature dall'elicottero, proseguiva nell'analisi del terreno, oltre il blocco degli autocarri.
Gemin non voleva che la polemica finisse lì, doveva fare qualcosa in fretta...
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Scontro remoto
Science FictionPuò la salvezza del mondo dipendere da un'idiota? Mille avventure possono renderlo un eroe? Ridendo e scherzando magari ce la fa, sempre che non si dimentichi del compito. Un pianeta, esploso milioni di anni prima, riappare, diretto contro la Terra...