Pianeta in pericolo

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Si passò una mano tra i capelli, girando la testa per scacciare il torcicollo, congiunse le mani e sprofondò contro lo schienale.

«Sapete che i nostri governi ci muovono e quando siamo assieme è per qualche organizzazione segreta di cui nessuno deve parlare. Sono un bel po' le persone e i gruppi che ci conoscono, ci chiedono aiuto, dietro giusto compenso, e ci lasciano fare, dandoci poche spiegazioni. Insomma, siamo mercenari anche se la parola non vi piace. Ci sarà capitato giusto un paio di volte di prendere ordini dai capi... da quelli ai quali puliamo il sedere e la cui esistenza è un fatto innegabile. Ma mai, ripeto mai, ci è capitato di dover lavorare in queste condizioni, sotto il loro diretto controllo. E quando dico diretto intendo dire proprio diretto, capito? Quando si è trattato di salvare il culo a loro, le precauzioni sono state infinite, le regole chiare, elementari, e il lavoro è stato perfetto».

«E non abbiamo mai preso un soldo!» affermò Phallish, schioccando le dita.

«Cosa volevi, pure essere pagato, dopo tutti i soldi che prendi?» lo rimbottò Derrick.

«È già tanto che ci lasciano in vita» ironizzò Kili.

«Perché ci usano ora?» chiese Mbuktu, serio.

«Stavolta abbiamo a che fare con una situazione strana, non abbiamo pochi dati ma una montagna che ci disorienta. Non sappiamo che fare, né perché, ma solo capire prima che sia tardi, agendo come ci garba».

«Che significa?» chiese Derrick.

«Una caccia nel buio» osservò Cardonwsky.

«Ma di cosa si tratta?» chiese Anfani.

«Del pianeta su cui poggiamo i nostri piedi. Cardonwsky, me ne passi una?».

Nessuno capì.

«Questa è l'ultima cartina. Me ne devi una» fece Cardonwsky.

«Non c'era da dubitarne, tranquillo. Adoro fumare ad alta quota, sapete? Tra le nuvole, sembra un cinema... come gli Dei davanti al palcoscenico del mondo... maledetto mal di stomaco! Fumare... sì, ecco: libera l'ansia dal cervello... sto dicendo un mucchio di stronzate, eh?».

«Figurati capo, pendiamo tutti dalle tue labbra».

«Grazie Derrick per avermi riportato coi piedi per terra... si fa' per dire. Statemi a sentire: è la Terra ad avere dei problemi o questo è il più colossale granchio della Storia che, a memoria d'uomo, gente come noi sta prendendo».

«Cosa vuol dire... la Terra?» domandò Mbuktu.

Cardonwsky osservava Marshall che maneggiava il tabacco, disapprovandone il metodo.

«Significa che stavolta è la Terra a darci delle noie» ripeté quello, intento.

Rivolgeva timidi sorrisi a Cardonwsky per farsi perdonare l'imperizia.

«Ecco fatto...».

«Qualche potenziale cataclisma... un vulcano, un terremoto?» lo incalzò Anfani.

«Uh? Ci sei vicino» fece Marshall, tornando a concentrarsi, «Cosa sapete di raggi cosmici?».

Tutti lo guardarono esterrefatti.    


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