Posto di blocco

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Tutt'intorno capitavano cose strane, rifletté Gemin, e la disperazione della ragazza vi doveva essere collegata. Non si trattava di un gioco, pensò, nessuno si divertiva a quanto pare. Aggrottò le ciglia, perplesso, rendendosi conto che poteva esserci trambusto sul serio, senza che nessuno lo provocasse. Il cambiamento climatico, l'abbassamento della temperatura era tuttora in atto, e ancora si udiva nelle orecchie l'eco del boato precedente.

«Qui la faccenda puzza» disse, «tutto questo non è normale».

E si incamminò verso le attività in aumento, dove si erano dirette le camionette dell'esercito. Alcuni lo superarono e man mano il movimento di persone che andavano nella stessa direzione crebbe. Altre vetture giungevano. Il traffico era bloccato e all'altezza dell'incrocio da cui era sbucata Gloria, s'era formato un ingorgo di macchine, con decine di clacson che si ribellavano.

Le camionette avevano libero passaggio sul marciapiedi, superando le vetture tra le proteste degli automobilisti.

Gemin si avvicinava, le ciglia aggrottate, osservando il cielo incredibilmente nitido, al punto che il sole frustava di raggi la terra. Non solo non si poteva fissarne il disco, ma anche l'azzurro sgombro di nuvole. Qualche furbo cercava di forzare il blocco, ma era inutile. La polizia era goffa ma perentoria nel divieto. In molti decisero di scendere, abbandonando l'auto, per andare a vedere il segno sul terreno di cui tutti parlavano. Ragazzini correvano senza che nessuno li fermasse e Gemin fischiò per l'incongruenza: auto bloccate e pedoni liberi...

Gli agenti non s'erano ancora organizzati e decine di persone confluivano nella via. Sgusciò tra le auto, investito dal clamore dei clacson che non desistevano, oltrepassò le volanti, coi lampeggianti accesi, i poliziotti che si sbracciavano, e superò l'angolo. Vide una fila di autocarri in mezzo alla strada, con la gente che si accalcava per vedere al di là del blocco. Uomini in divisa correvano con un nastro per circondarne l'area.

«Forza, dammi la diretta!» udì alle proprie spalle.

Si voltò, un uomo con un microfono nella mano e un altro con la telecamera sulla spalla correvano verso gli autocarri.

«Vai!» urlò qualcuno più indietro, «Il ponte c'è! La mobile è operativa!».

Guardò meglio e vide un particolare che prima non aveva notato: all'ingresso della via, ad un angolo sul marciapiede, c'era un furgone sormontato da una grossa parabola, rivolta a un elicottero che sorvolava la zona.

Altri giornalisti si precipitavano a piedi, i curiosi facevano largo ai media, tranne alcuni che, ostinatamente, rimanevano in prima fila, a fianco degli autocarri. Anche Gemin si portò alla loro altezza per vedere meglio.


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