Gli scienziati si erano fermati a qualche passo di distanza dal nastro di protezione, mentre i militari, cautamente, avanzavano. Il signore che aveva visto il cratere, venne trascinato via sotto gli occhi delle telecamere, tra le proteste della gente. Un pugno volò verso un uomo in divisa ed il soldato reagì fendendo la folla col calciò del mitra. Gemin, sospinto dalla marea ondeggiante, continuava a fissare la scena innanzi. Fu schiacciato e colpito da gomitate casuali, ma continuò a guardare davanti a sé.
Le rauche strida dell'elicottero dell'esercito si fecero più aggressive e minacciose. Molti, alzando la testa, seppero che almeno a casa, ci si rendeva conto di cosa capitasse.
Per farsi largo alcuni soldati caricarono, menando fendenti, mentre la folla indietreggiava urlando. Non sapendo come, Gemin si trovò in ginocchio, la pressione dei corpi pigiati contro al suo, il panico che dilagava, e continuava a fissare davanti a sé.
«Che diavolo succede?» gridò Wald.
«È la fonte del campo!» gli rispose un collega.
«Cosaaaa?».
Gemin si rialzò, la scena che si svuotava di persone che si ritraevano e vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: Wald ed altri uomini in camice bianco tentavano di avvicinarsi al lato opposto della piazza, preceduti da una decina di soldati che non riuscivano a fare un passo, come se una forza invisibile li trattenesse, quando, improvvisamente, la stessa forza li respinse scaraventandoli a terra.
Gemin strabuzzò gli occhi, insicuro di quello che aveva visto.
Distinse un pugno levato in cielo, un alone rossastro tutt'intorno, il suo amico Daniele, distante, che teneva uno strano oggetto nella mano levata. Come schiacciate da un'enorme pressione, le persone vicine erano per terra.
Alto sopra la testa del suo amico, l'oggetto diffondeva energia, i contorni tremuli come se fosse sott'acqua.
Non poteva essere vero! Come scuotendosi da un incubo, senza riflettere che erano tutti immobili, incapaci di fare un passo, si buttò nella zona protetta, al di là del nastro e degli autocarri.
Tre balzi, tra lo stupore di tutti, si mise a correre tra camion e scienziati, paralizzati dalla forza, per raggiungere il suo amico.
Un poliziotto ebbe appena il tempo di puntargli la pistola.
«Fermati! O spa...» gridò senza riuscire a finir la frase, che si concluse in un rantolo, mentre sputava sangue.
«Daniele! Che stai facendo?» urlò all'amico raggiungendolo.
Sconcertato, Daniele lo fissò, negli occhi la scena immobile di tutta quella gente bloccata, l'amico davanti che lo riprendeva.
Abbassò la mano e fissò l'attivatore, come se lo vedesse per la prima volta.
«Ma che diavolo stai facendo? Cos'è sto coso? Andiamocene!».
Daniele, impietrito, non riuscì subito a muoversi, una consapevolezza inconcepibile che lo bloccava.
«Gemin... tu...».
«Uffa! Andiamocene di qui!».
Gemin gli strappò lo scettro dalle mani, e lo trascinò via.
«Fermaateeelii!» gridò Wald, in un gemito strozzato.
L'immobilità gravava ancora loro addosso.
I due corsero via, abbandonando la piazza e le grida alle loro spalle. Di colpo, libera dalla pressione, la gente si scosse, dolorante, i cordoni vennero spezzati e la ressa si riversò all'interno. Wald respirò con enorme affanno, gli occhi spiritati.
Non si poteva più tener lontana la gente dal cratere, era successo qualcosa di assurdo, ed i soccorsi entravano per assistere chi stava male, compresi i cameramen che riprendevano i colleghi stesi al suolo.
A che serviva, rifletteva Wald, nascondere il cratere a quell'invasione di piazza dopo quello che tutti avevano visto?
Riacquistò la calma, il volto arrossato per lo sforzo d'un peso enorme che se n'era andato, sputò e si passò una mano davanti alla bocca. Le gengive gli facevano male, per aver contratto la mascella così a lungo. Si terse il sudore dalla fronte e guardò la gran confusione. Anche i soldati si stavano riprendendo dallo shock e provvedevano a mettere al riparo l'attrezzatura. Qualcuno spintonò la marea, pretendendo di allontanarla.
«Fermi!» urlò Wald.
«Dottore» gli rispose un soldato, «questa gente sta invadendo l'area».
«Lasci perdere, il nostro lavoro qui è finito, non abbiamo più niente da fare. Capitano!».
«Si signore!».
«Dobbiamo catturare quei due e impadronirci di quell'oggetto!».
«I rilevamenti sono finiti?».
«Sì, abbandoniamo la zona! Tra breve, ci sarà ben altro cui pensare. Da oggi non si pranza, non si dorme, non si riposa più! Dobbiamo catturare quei due!».
A un ordine del capitano, i soldati si precipitarono sui mezzi militari, abbandonando giornalisti e telecamere in un frastuono di motori. Anche il cielo fu sgombrato in fretta.
«Questo è quanto possiamo dire, gentili telespettatori» stava dicendo un reporter alla telecamera, «Anche se, al peso di questo enigma preferiremmo una spiegazione razionale, ora che molti parlano di quanto successo come di un contatto non umano...».
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Scontro remoto
Science FictionPuò la salvezza del mondo dipendere da un'idiota? Mille avventure possono renderlo un eroe? Ridendo e scherzando magari ce la fa, sempre che non si dimentichi del compito. Un pianeta, esploso milioni di anni prima, riappare, diretto contro la Terra...